Riscaldamento globale, quali regioni potrebbero diventare inabitabili. Colpa del troppo caldo

Luna Luciano

6 Luglio 2025 - 16:55

Sempre più regioni rischiano di diventare invivibili a causa del caldo estremo. Gli scienziati lanciano l’allarme: serve agire subito per salvare il pianeta e le persone.

Riscaldamento globale, quali regioni potrebbero diventare inabitabili. Colpa del troppo caldo

Con il cambiamento climatico che avanza alcune regioni della Terra rischiano di diventare inospitali. Nonostante la persistente convinzione di alcuni negazionisti che non esiste alcun riscaldamento globale, gli scienziati del King’s College di Londra hanno lanciato l’allarme.

Secondo un recente studio pubblicato sulla rivista Nature Reviews Earth & Environment, un aumento della temperatura media globale di +2°C rispetto ai livelli preindustriali potrebbe rendere invivibili intere aree del pianeta.

Già oggi la temperatura è aumentata di circa 1,5°C, e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: ondate di calore sempre più frequenti, siccità prolungate, incendi devastanti e fenomeni meteo estremi. Se si dovesse superare il limite dei 2°C previsto dall’Accordo di Parigi, un terzo della superficie terrestre potrebbe diventare inabitabile, con effetti devastanti sulla salute pubblica, sull’agricoltura e sulla vivibilità urbana.

Gli anziani sarebbero tra i più colpiti: la popolazione over 60 che vive in zone a rischio passerebbe dal 21% al 35%. Ma nessuno è davvero al sicuro. Le conseguenze del riscaldamento globale riguardano tutti e richiedono una risposta urgente, sistemica e globale. Di seguito tutto quello che serve sapere a riguardo.

Cambiamento climatico, quali sono i rischi e soluzioni

Il cambiamento climatico non è più una minaccia lontana, ma una realtà attuale che sta già alterando profondamente gli equilibri naturali e sociali. Tra i rischi più gravi, l’aumento delle temperature globali comporta:

  • ondate di calore più lunghe e intense;
  • riduzione delle risorse idriche;
  • scioglimento dei ghiacciai;
  • innalzamento del livello del mare;
  • perdita di biodiversità.

Anche la salute umana è in prima linea: i colpi di calore, le malattie respiratorie e cardiovascolari e la diffusione di virus tropicali in aree prima temperate sono solo alcune delle minacce dirette.

Uno scenario ancora più preoccupante emerge se la temperatura media dovesse aumentare di 4°C: in tal caso, circa il 40% della superficie terrestre diventerebbe una “zona di calore estremo”, dove il corpo umano non riesce a raffreddarsi nemmeno all’ombra o con il vento. In simili condizioni, senza aria condizionata e protezione, il rischio di surriscaldamento corporeo e di morte aumenta in modo esponenziale.

Per evitare il peggio, gli scienziati insistono su alcune soluzioni imprescindibili: la riduzione drastica delle emissioni di anidride carbonica, la transizione energetica verso fonti rinnovabili (come il solare e l’eolico), la protezione degli ecosistemi naturali (foreste, oceani, zone umide) in grado di assorbire CO₂, e lo sviluppo di infrastrutture resilienti capaci di affrontare il cambiamento climatico. Serve inoltre una forte volontà politica, cooperazione internazionale e un cambiamento culturale che metta al centro la sostenibilità. Solo così sarà possibile costruire un futuro vivibile per le prossime generazioni.

Cambiamento climatico, quali regioni potrebbero diventare inospitali

Alcune aree del pianeta stanno già oggi sperimentando condizioni estreme, e con il riscaldamento globale destinato ad aumentare, queste regioni potrebbero diventare del tutto inabitabili. Tra le zone maggiormente a rischio troviamo il Golfo Persico e la Penisola Arabica, dove le temperature estive già superano i 50°C, mettendo a dura prova la resistenza anche delle persone giovani e sane.

Un’altra regione in pericolo è la pianura indo-gangetica, che comprende parti dell’India e del Bangladesh. Qui, l’altissima densità di popolazione rende il rischio ancora più critico. Le ondate di calore combinate con l’umidità portano l’indice di calore a livelli incompatibili con la sopravvivenza umana all’aperto. In queste condizioni, neanche bere acqua o ripararsi all’ombra basta per evitare il collasso fisico.

Anche gli Stati meridionali degli USA e il Messico stanno affrontando condizioni estreme sempre più frequenti. Le città diventano “isole di calore” con temperature superiori a quelle delle aree rurali circostanti. L’esposizione continua a caldo intenso aumenta la mortalità, aggrava le disuguaglianze sociali e mette sotto pressione i sistemi sanitari.

Queste regioni potrebbero diventare inospitali nel vero senso della parola se non si agisce subito. Il concetto di “limite fisiologico” è ormai al centro delle valutazioni scientifiche: non si tratta solo di disagio, ma di sopravvivenza. Senza interventi urgenti e concreti, milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare in cerca di condizioni più vivibili, dando origine a nuove crisi umanitarie e geopolitiche.

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