Reddito di cittadinanza, il governo non c’entra: ecco il vero motivo per cui le domande sono in calo

Simone Micocci

24/05/2023

24/05/2023 - 11:56

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Reddito di cittadinanza, i beneficiari sono sempre meno (ma per adesso non c’entra nulla il governo Meloni). Ecco cosa è successo davvero.

Reddito di cittadinanza, il governo non c’entra: ecco il vero motivo per cui le domande sono in calo

I percettori di Reddito di cittadinanza sono in calo: secondo i dati Inps, infatti, ad aprile 2023 le famiglie che hanno percepito del sostegno sono state 956.817, dato più basso dopo quello registrato a ottobre 2020 (quando però scadevano i primi 18 mesi del sussidio e per molte famiglie scattò il mese di sospensione).

Facendo una rassegna stampa, sembra che il merito di questa riduzione sia del governo Meloni e delle novità introdotte dalla legge di Bilancio 2023; tuttavia, personalmente non crediamo sia proprio così.

D’altronde, la stretta voluta dal governo Meloni inizierà a produrre i suoi effetti solamente da luglio 2023, quando a molti degli attuali beneficiari il Reddito di cittadinanza verrà tolto. La manovra, infatti, ha stabilito che quest’anno il sostegno potrà essere goduto per un massimo di 7 mensilità: dopodiché il Rdc decade e non se ne potrà più fare domanda. Regola che però non si applicherà a quelle famiglie dove all’interno ci sono minori, disabili oppure componenti ultrasessantenni.

È stata sufficiente questa minaccia per ridurre fin da subito le richieste di sussidio? Forse in parte, ma la ragione è sicuramente un’altra come tra l’altro confermato dai dati.

Il calo del Reddito di cittadinanza

Come risulta dall’ultimo Osservatorio Inps, sono sempre meno le famiglie che risultano beneficiare del Reddito di cittadinanza. Tant’è che per la prima volta siamo tornati ai livelli pre-Covid.

Nel dettaglio, i beneficiari sono 956 mila, circa 240 mila in meno rispetto al dicembre scorso, un terzo in meno rispetto a quando - in piena pandemia - era stato raggiunto il picco.

A diminuire anche le richieste di accesso al Reddito di cittadinanza: sono 366 mila le domande presentate nei primi 4 mesi del 2023, mentre nello stesso periodo l’anno scorso erano state 485 mila.

Cosa ha fatto il governo Meloni per ridurre i percettori di Reddito di cittadinanza?

Niente, almeno per adesso. Con la legge di Bilancio 2023, infatti, è stata sì effettuata una stretta ma - come già anticipato - gli effetti si noteranno tra luglio e agosto quando circa 433 mila nuclei familiari dovranno dire addio al sussidio.

Con l’ultima manovra, infatti, il governo ha deciso che - salvo il caso di famiglie con minori, disabili oppure over 60 - il Reddito di cittadinanza nel 2023 può essere percepito per un massimo di 7 mesi (non necessariamente continuativi). Chi ne beneficia senza interruzioni dal gennaio scorso, quindi, riceverà l’ultima ricarica a luglio, senza possibilità di appello.

Che sia stata sufficiente questa “minaccia” per indurre molte famiglie a rinunciare a priori alla possibilità di richiedere il Reddito di cittadinanza? Probabilmente questa novità ha contribuito a rendere la misura sempre meno attrattiva, ma probabilmente non è questa la ragione principale del calo.

Si potrebbe pensare che stanno avendo effetto i nuovi obblighi, come ad esempio quello che impone al beneficiario di accettare già la prima offerta di lavoro, ma in realtà non si nota una gran differenza rispetto al passato per quanto riguarda i sostegni tolti a seguito di una sanzione.

Isee sempre più alti, ecco la vera ragione del calo delle domande

Più volte è stato detto che il Reddito di cittadinanza è stato uno strumento molto utile specialmente durante la pandemia, in quanto ha rappresentato per molte famiglie l’unica entrata mensile in un periodo in cui molti hanno perso il lavoro e trovarne un altro era alquanto complicato.

Fortunatamente quel periodo è passato e la situazione economica ha pian piano iniziato a migliorare. La conferma ce la dà il Caf Acli, che di recente ha effettuato un’indagine prendendo in considerazione l’Isee di 408 mila famiglie. Ne è risultato un miglioramento generalizzato dell’attestazione, in quanto in media c’è stato un incremento dell’Isee del 12% rispetto al 2022 e del 14,2% rispetto al 2021.

Le famiglie con Isee sotto i 3.000 euro sono il 9,9% del totale, mentre nel 2022 erano il 15%; nel frattempo aumentano anche quelle con Isee superiore a 40.000 euro, diventate il 4% del totale.

D’altronde, per l’Isee 2023 si guarda a redditi e patrimoni percepiti nel 2021, anno in cui - venuto meno il lockdown - c’è stato sicuramente un miglioramento rispetto al 2020. E dal momento che il Reddito di cittadinanza è legato all’Isee, nonché ai redditi percepiti, è ovvio che questo miglioramento generalizzato ha fatto sì che molte famiglie oggi non siano più nella condizione di poter - o comunque dover - richiedere il sussidio.

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