Reddito di cittadinanza, i furbetti avranno diritto alla Mia: a cosa deve fare attenzione il governo Meloni

Simone Micocci

21 Marzo 2023 - 14:45

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Reddito di cittadinanza, con il passaggio alla Misura d’inclusione attiva potrebbero venir meno le sanzioni applicate ai furbetti, compresa quella che ne vieta una nuova richiesta prima dei 18 mesi.

Reddito di cittadinanza, i furbetti avranno diritto alla Mia: a cosa deve fare attenzione il governo Meloni

Come noto, il governo Meloni ha iniziato a lavorare alla misura che prenderà il posto del Reddito di cittadinanza a partire dal settembre prossimo. Si dovrebbe chiamare Misura d’inclusione attiva e - seppur con qualche differenza - sarà piuttosto simile all’attuale Rdc visto che prevede sia un sostegno economico che un percorso di politica attiva finalizzato alla ricerca di un impiego.

Al momento disponiamo solamente di una bozza della Misura d’inclusione attiva che - come spiegato da fonti interne all’Esecutivo - sarà sicuramente oggetto di modifiche. Ebbene, nella lettura della bozza abbiamo notato una mancanza che potrebbe rappresentare un autogol per il governo Meloni: così com’è scritto oggi, infatti, il provvedimento comprende tra i beneficiari della nuova Mia anche i furbetti del Reddito di cittadinanza, ossia coloro ai quali la misura è stata tolta a seguito di un controllo che ne ha accertato la violazione degli obblighi o dei requisiti previsti dalla normativa.

Se il governo non vuole ripetere l’errore fatto con la legge di Bilancio 2023 - quando abrogando gli articoli del decreto n. 4/2019 che riferiscono al Reddito di cittadinanza ne è venuta meno anche la parte riferita alle sanzioni, generando un vero e proprio caos all’interno dei tribunali italiani - deve prestare particolare attenzione al passaggio alla nuova misura mantenendo quelle regole che impediscono ai furbetti di accedere nuovamente agli aiuti di Stato.

Cosa prevede la legge per i furbetti del Reddito di cittadinanza

Nell’articolo 7 del decreto n. 4 del 2019 vengono indicate tutte le situazioni in cui il Reddito di cittadinanza si perde, nonché quando scatta il dovere di restituirne l’importo indebitamente percepito all’Inps.

Nel dettaglio, la decadenza può avvenire a seguito di una frode - ad esempio a chi ha percepito il Reddito di cittadinanza sulla base di informazioni mendaci indicate in Dsu o nella domanda di Rdc - oppure per il mancato rispetto degli obblighi previsti, ad esempio per chi rifiuta la prima offerta di lavoro congrua.

Nel dettaglio, il Reddito di cittadinanza si perde quando:

  • vengono fornite informazioni sbagliate, oppure ne vengono omesse altre, per avere diritto al Rdc (o anche solo a un importo più alto);
  • non viene effettuata la dichiarazione d’immediata disponibilità al lavoro;
  • ci si rifiuta di sottoscrivere il Patto per il lavoro o il Patto per l’inclusione sociale;
  • non si partecipa, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione o ad altra iniziativa di politica attiva;
  • non si aderisce ai Puc, progetti di utilità collettiva;
  • non viene accettata un’offerta di lavoro congrua;
  • non si presenta la Dsu aggiornata in caso di variazione del nucleo familiare;
  • non vengono comunicate all’Inps le variazioni dell’Inps che determinano la perdita o la riduzione dell’assegno;
  • si viene scoperti a lavorare in nero.

In tutti questi casi la legge stabilisce anche che dopo la decadenza del Rdc non si può fare una nuova domanda se prima non sono decorsi 18 mesi dalla data del provvedimento di revoca o di decadenza. Esclusivamente nel caso dei nuclei familiari con componenti minorenni o con disabilità, la nuova domanda può essere presentata dopo 6 mesi.

Questa sanzione è stata necessaria per evitare che i furbetti del Reddito potessero presentare domanda immediatamente dopo, limitando di fatto gli effetti della sanzione. Tuttavia, se fino a oggi un tale vincolo ha prodotto gli effetti sperati, con il passaggio alla Misura d’inclusione attiva - e in mancanza di un’apposita previsione di legge - per i furbetti potrebbero aprirsi nuovamente le porte per il sostegno di Stato.

Misura d’inclusione attiva anche ai furbetti del Reddito?

La suddetta limitazione si applica solamente nei confronti del Reddito di cittadinanza. Servirebbe, quindi, all’interno del decreto che disciplinerà la nuova misura di sostegno al reddito, prevedere un’apposita disposizione che vieta l’accesso alla Mia a coloro a cui il Reddito di cittadinanza è stato tolto per una delle suddette motivazioni se prima non sono trascorsi almeno 18 mesi - o 6 mesi per i nuclei familiari con minori o disabili - dalla notifica del provvedimento sanzionatorio.

Altrimenti, chi ha approfittato indebitamente del Reddito di cittadinanza e al momento è privato della possibilità di godere del sostegno di Stato potrebbe improvvisamente accedere al Mia anche prima che sia trascorso il suddetto periodo, beneficiando così di una sanzione meno severa rispetto a quella inizialmente prevista.

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