Il reddito di cittadinanza “cancella” l’assegno di mantenimento: cosa ha detto la Cassazione

Luna Luciano

9 Ottobre 2022 - 09:22

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L’assegno di mantenimento non sarebbe più necessario una volta che il figlio maggiorenne riesca ad accedere ai nuovi strumenti di ausilio come il Reddito di cittadinanza: la sentenza della Cassazione.

Il reddito di cittadinanza “cancella” l’assegno di mantenimento: cosa ha detto la Cassazione

L’assegno di mantenimento non è più necessario se i figli maggiorenni recepiscono il reddito di cittadinanza.

Per la prima volta misure di sostegno come il Rdc debuttano in un’ordinanza della Cassazione riguardo il mantenimento dei figli maggiorenni da parte dei genitori divorziati.

Con la nuova sentenza n. 29264, la Cassazione si è espressa in favore di un padre che a distanza di sette anni dalla separazione con il coniuge continuava a sostenere economicamente la figlia trentenne tramite l’assegno di mantenimento. La figlia diventata a sua volta genitore vive ancora sotto lo stesso tetto della madre, non potendosi permettere una casa propria perché disoccupata.

Ecco quindi che il reddito di cittadinanza potrebbe, in un certo senso, “cancellare” o “annullare” l’assegno di mantenimento, ma in che modo? È opportuno approfondire e capire cosa ha detto esattamente la Cassazione a riguardo.

Il reddito di cittadinanza “cancella” l’assegno di mantenimento: il caso

La causa che ha fatto sì che la Cassazione si esprimesse sul reddito di cittadinanza e l’assegno di mantenimento ricalca la storia di molte e numerose cause di divorzio.

All’indomani della decisione di separarsi, uno dei due coniugi (solitamente il padre) deve versare un assegno di mantenimento per i figli, eppure come spesso accade questo assegno di mantenimento si è protrae nel tempo, tanto che i figli sono ultra maggiorenni.

È questa la storia di un padre, sottoposto ad amministrazione di sostegno per disabilità, che dalla separazione dalla moglie ha versato per sette anni l’assegno di mantenimento alla figlia, ormai trentenne e a sua volta madre. La ragazza aveva appena 22 anni quando i genitori hanno deciso di divorziare e in quel momento era in possesso solo della licenza media. Negli ultimi sette anni la ragazza aveva iniziato, e poi abbandonato, un corso professionale in ambito estetico.

Come riporta anche il Messaggero, la giovane donna ha poi lavorato in nero presso l’impresa di pulizie dei nonni materni e infine nell’esercizio commerciale della madre, con compensi settimanali di 50,00 euro. Anche il compagno, che lavora come pizzaiolo, non ha potuto far fronte alle numerose spese ed è stato costretto a rimanere a vivere con i propri genitori.

Ecco quindi che il padre ha fatto ricorso alla Corte per un assegno di mantenimento ormai diventato insostenibile trattandosi di una persona adulta, la quale - nonostante le evidenti difficoltà che questo Paese riserva per le nuove generazioni in ambito lavorativo - dovrebbe aspirare a rendersi autosufficiente.

Il Rdc “cancella” l’assegno di mantenimento: la sentenza della Cassazione

Ecco quindi che in merito alla vicenda la sentenza della Corte di Cassazione ha dissipato ogni dubbio. La ragazza, essendo ormai una adulta, non può più usufruire dell’assegno di mantenimento, a maggior ragione se questa può ricorrere e fare richiesta per diversi “strumenti di ausilio”, che ormai sono di “dimensione sociale, e che sono finalizzati ad assicurare sostegno al reddito”.

Così la Corte Suprema non fa esplicito riferimento al reddito di cittadinanza, introdotto dal decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, ma lo richiama in numerosi passaggi.

Infatti, come si può leggere dalla sentenza, secondo i giudici “le considerazioni di ordine sociologico, a proposito delle condizioni nel mercato del lavoro del meridione d’Italia” non possono giustificare in alcun modo “la persistenza di un obbligo di mantenimento da parte del genitore sottoposto ad amministrazione di sostegno per disabilità”.

Anzi, di fronte a una simile situazione, la Cassazione, ha invitato la ragazza a fruire responsabilmente “degli strumenti di sostegno sociale, in aggiunta alla dedotta condizione di persona non stabilmente occupata in un’attività di lavoro”. Un atteggiamento “inerziale” - come definito dalla stessa Corte - non può essere quindi riversato su un assegno di mantenimento.

Ecco quindi che per la Corte, misure come il reddito di cittadinanza potrebbero cancellare l’assegno di mantenimento, favorendo una maggiore autonomia e indipendenza dei figli dai genitori, nonostante le difficoltà economiche e lavorative. Infatti come ha rimarcato la sentenza un figlio (o figlia) di genitori divorziati, che ha ampiamente superato la maggiore età, pur non essendo economicamente autosufficiente, “non può soddisfare l’esigenza a una vita dignitosa” mediante un assegno versato dal genitore per sempre.

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