Recovery Fund permanente: la proposta BCE premia alcuni Paesi, anche l’Italia?

Violetta Silvestri

24 Settembre 2020 - 11:24

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Un recovery Fund permanente potrebbe davvero risollevare l’economia europea in affanno a causa della pandemia. L’ipotesi arriva direttamente dalla BCE. Quali Paesi ne avrebbero più vantaggio?

Recovery Fund permanente: la proposta BCE premia alcuni Paesi, anche l’Italia?

Il Recovery Fund salverà l’economia europea? L’ultima esortazione che giunge dalla BCE sembra spingere molto sulla misura adottata a Bruxelles.

“Un’importante pietra miliare nell’integrazione della politica economica europea”, così è stata definita in una nota ufficiale della banca centrale. La proposta diretta ai 27 Stati dell’Unione è di considerare il fondo come strategia a lungo termine.

Anzi, l’ipotesi paventata a Francoforte è di un Recovery Fund permanente. Cosa significa e a quali Paesi andrebbero maggiori benefici?

Perché la BCE vuole un Recovery Fund permanente?

Il fondo per la ripresa da 750 miliari di euro sarebbe cruciale per la crescita economica permanente dell’Europa colpita duramente dagli effetti della pandemia.

Sebbene l’accordo sulla misura sia stato difficile da raggiungere, con i singoli Paesi arroccati ognuno sulle proprie esigenze nazionali, alla fine l’intesa ha accontentato tutti. O, almeno, calmato le tensioni. Ora, però, l’audace proposta della BCE potrebbe riaprire divisioni tra i 27 Stati.

L’ipotesi avanzata a Francoforte, infatti, contempla la possibilità di rendere il Recovery Fund uno strumento fisso, non legato alla temporanea crisi.

Il fondo, si ricorda, ha un valore pari a 750 miliari di euro emessi come debito dell’UE attraverso la duplice formula delle sovvenzioni e dei prestiti.

Secondo l’analisi della BCE tale schema potrebbe dare vantaggi significativi al Vecchio Continente:

“A condizione che sia impiegata per la spesa produttiva e accompagnata da riforme volte a promuovere la crescita, Next Generation EU non solo aiuterebbe a sostenere la ripresa, ma aumenterebbe anche la resilienza e il potenziale di crescita delle economie degli Stati membri”

Per questo le valutazioni della banca centrale sono andate ben oltre l’emergenza. Fabio Panetta, membro del consiglio di amministrazione della BCE, ha posto l’accento, per esempio, sui Paesi con forte debito, sottolineando che per loro: “i consistenti finanziamenti forniti a livello europeo rappresentano un’opportunità unica per affrontare le preoccupazioni di competitività e sostenibilità a lungo termine”

L’auspicio è che i Paesi UE, nel loro prossimo incontro in cui si parlerà del nuovo bilancio dell’Unione, possano considerare il Recovery Fund come uno strumento di maggiore durata, quasi permanente.

Paesi UE e fondo permanente: chi ci guadagna?

L’idea di un fondo permanente per la ripresa in Europa nasce soprattutto analizzando la situazione finanziaria di alcuni dei 27 Paesi.

Gli Stati, infatti, non partono tutti dalle stesse esigenze economiche e il Recovery Fund promette impatti differenziati.

Come analizzato nel dettaglio dalla nota BCE, il cuore del programma - 390 miliardi di euro di sovvenzioni - si tradurrebbe in un vantaggio netto di oltre il 10% delle economie croata e bulgara pre-crisi e quasi del 9% per la Grecia.

Il Portogallo sarebbe un altro importante beneficiario, con un impatto positivo sul PIL (considerato nel 2019) del 5,4%. La Spagna avrebbe un aumento del 3,4% e l’Italia dell’1,9%.

Uno schema sintetizza chiaramente tali dati.

Impatto del Fondo sul PIL - Financial Times

La sostenibilità finanziaria a lungo termine della grande crisi dell’epidemia mette in guardia soprattutto alcuni paesi dell’Europa meridionale. Per loro, infatti, le prospettive sono di un peggioramento del deficit di bilancio per finanziare la ripresa economica.

Il debito della Grecia dovrebbe superare il 200% del PIL, quello dell’Italia il 160% e la Spagna dovrebbe registrare un rapporto deficit/PIL del 130%.

I veri svantaggiati dalla proposta, però, sembrano essere i cosiddetti Paesi frugali, che tanto hanno osteggiato lo strumento. Austria, Danimarca, Svezia e Paesi Bassi dovrebbero registrare perdite nette di circa il 2% del PIL pre-pandemico, così come la Germania.

Un Recovery Fund permanente sarà davvero possibile? La BCE ha insistito sul suo impatto a lungo termine sull’unione economica e monetaria. Lo strumento, infatti, potrebbe spingere verso una politica fiscale comunitaria e durevole per stabilizzare le crisi a livello macroeconomico.

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