Rivoluzionare i rapporti tra Fisco e contribuente, la proposta di Pennesi: “Puntare su dialogo e sostenibilità fiscale”

Stefano Rizzuti

12 Novembre 2021 - 14:52

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Maricla Pennesi, esperta di politiche fiscali, lancia in un’intervista a Money.it la sua proposta di rivoluzionare i rapporti tra il Fisco e i contribuenti puntando a costruire un rapporto fiduciario.

Rivoluzionare i rapporti tra Fisco e contribuente, la proposta di Pennesi: “Puntare su dialogo e sostenibilità fiscale”

Costruire un nuovo rapporto tra contribuenti e Fisco. Basato sulla fiducia reciproca e sulla presunzione d’innocenza. È questo secondo Maricla Pennesi, esperta di politiche fiscali nazionali e internazionali, l’obiettivo a cui l’amministrazione fiscale italiana dovrebbe tendere.

Non solo per andare incontro alle imprese nazionali, ma anche per attrarre gli investimenti dall’estero semplificando il sistema della giustizia tributaria. Pennesi spiega in un’intervista a Money.it in che modo si può ricostruire un rapporto di fiducia tra le imprese e il Fisco ribaltando una concezione che vede spesso le due parti contrapposte l’una all’altra.

Il nuovo rapporto tra contribuente e Fisco

Pennesi sottolinea quanto sia importante che il rapporto tra contribuente e Fisco diventi più collaborativo e aperto in termini di informazioni fornite reciprocamente. Da un lato ci sono le imprese che dovrebbero mettere a disposizione tutti i dati per dimostrare il loro corretto comportamento, dall’altra l’amministrazione dovrebbe essere più trasparente e mostrare fiducia non dando per scontata una presunzione di colpevolezza.

Per l’esperta di Fisco serve un “sistema premiale, basato sul dialogo e la collaborazione: bisogna lavorare sui temi premiali e non sanzionatori”. Per esempio se un’azienda ha un dubbio deve avere la possibilità di chiedere e ottenere velocemente una risposta dall’amministrazione: un percorso rapido che al momento esiste solo per soggetti con dei fatturati molto significativi e che dovrebbe essere esteso ai più.

Pennesi ritiene che questo sistema debba essere allargato almeno alle medie imprese, quelle con circa 300 milioni di fatturato per esempio. “È un sistema - prosegue - che fa in modo che l’amministrazione finanziaria analizzi ex ante i rischi e i sistemi di controllo. Se si dice soddisfatta all’interno di un dialogo, allora si porta le imprese all’interno di una qualifica di impresa non pericolosa”.

Per mettere a punto un’operazione del genere servono però “risorse formate ad hoc nell’amministrazione finanziaria”: “La problematica è l’assunzione di risorse adeguate per un progetto iniziato da tanto tempo ma limitato e che auspichiamo si possa estendere con nuove assunzioni”.

Un’altra proposta dell’esperta è quella di assegnare degli interlocutori stabili alle varie aziende, che le conoscano e abbiano la capacità, in caso di domanda da parte dell’impresa, di rispondere in tempi rapidi, con un interlocutore che le conosca davvero. “Questo sarebbe un vero valore aggiunto perché non solo non rispondi in maniera generica ma risparmi anche tempo”, sottolinea.

La riforma fiscale e una nuova giustizia tributaria

Al momento è ancora presto per capire in che direzione andrà la riforma fiscale. Si discute molto di aliquote, cuneo fiscale, Irap, ma non basta: secondo Pennesi serve anche “una riforma significativa della giustizia tributaria”. Non basta infatti il dialogo tra amministrazione e contribuente, è necessario anche un intervento normativo. Pennesi fa un esempio:

Parliamo di contribuenti - diciamo così - virtuosi: non c’è un’esclusione ad esempio di potenziali applicazioni penali. Se compio un errore e faccio una dichiarazione infedele, non parlo di evasione ma di qualcosa che può anche capitare, se si superano le soglie di rilevanza penale parte immediatamente la notizia di reato e apro subito un fascicolo penale. Questo non può essere evitato dall’Agenzia delle Entrate, ma deve sussistere un sostegno normativo. Bisogna in questi casi invertire la logica: non siamo tutti colpevoli a prescindere. Serve concentrare le forze sugli evasori totali, veri, non ingolfando le procure con i reati fiscali diversi dall’evasione.

Altro punto cruciale per l’esperta fiscale, soprattutto in questo momento di ripresa post-pandemia, è puntare non solo sulla crescita interna ma anche sulla capacità di attrarre i capitali esteri, sfruttando l’aumento di credibilità del Paese: “Dobbiamo diventare attrattivi ricordando che gli investitori stranieri non si lamentano della pressione fiscale, ma della certezza del diritto, delle semplificazioni, della giustizia tributaria”.

Pennesi spiega che chi investe deve sapere che i sistemi non cambieranno negli anni: “Il business ha bisogno di stabilità e certezze, se non è chiaro quello che vogliamo fare e non ho gli strumenti per difendermi vedo l’Italia ma vado a investire in Slovenia, Austria, Romania. E non è una questione di aliquote, il vero onere, il fardello, è l’incertezza, il fatto che non esiste una forma di depenalizzazione, gli amministratori delegati esteri hanno il terrore di poter beccarsi una notizia di reato o la necessità di un patteggiamento per questioni fiscali perché poi la reputazione viene rovinata”.

La sostenibilità delle imprese e il Fisco

Un altro concetto chiave, a giudizio di Pennesi, è quello della sostenibilità che deve essere considerata “parte integrante, inclusa quella fiscale, di quelli che sono gli obiettivi delle imprese”. L’esperta lancia quindi una provocazione: “Come puoi dire che sei green se poi sei un semi-evasore fiscale? O se non dai un’adeguata tax contribution nei luoghi in cui operi e dove produci?”.

In sostanza pagare il giusto le imposte deve “rientrare tra gli obiettivi di sostenibilità”. Vuol dire che bisogna sempre pagare ciò che è giusto pagare - continua il suo ragionamento l’esperta - e “questa è una cultura che si sta via via affermando: quando sei in situazioni di non correttezza fiscale non è solo il fisco che ti guarda, sono tutti gli stakeholder, non pagare le imposte non è motivo di orgoglio. È un discorso anche di carattere etico: se non cambiamo la mentalità e giochiamo a chi frega più imposte stiamo fregando noi stessi, perché per esempio poi la sanità non ha i soldi”.

L’impatto della Global minimum tax

Non se ne parlerà prima del 2023, ma l’entrata a regime della Global minimum tax potrebbe essere un altro elemento importante per incrementare le entrate in Italia. Il suo effetto - spiega Pennesi - dovrebbe essere quello di “incrementare il gettito in alcuni Paesi, compreso il nostro, e dall’altro lato tenderà ad azzerare le pianificazioni fiscali e si eviterà di andare a investire in Olanda, Irlanda, Lussemburgo”.

Il sistema di tassazione internazionale con aliquota minima al 15% permetterà di creare un “meccanismo di disincentivo delle pianificazioni fiscali aggressive. Cambierà anche la cultura: se non posso più giocare a nascondermi evidentemente la concorrenza ne gioverà”. Per l’esperta fiscale resta il fatto che si tratta di “un segnale molto importante, un avviso ai naviganti. I tempi sono cambiati: una volta si lavorava cercando di pianificare il minimo delle imposte da pagare, oggi l’obiettivo è quello di preservare le aziende dai rischi fiscali”.

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