Questo titolo di Stato a tasso fisso al 2,75% scade tra 16 mesi e oggi prezza sotto 100

Stefano Vozza

24 Ottobre 2024 - 17:53

Le obbligazioni a breve scadenza restano ancora una buona alternativa per il parcheggio della liquidità invece di tenerla ferma e infruttifera.

Questo titolo di Stato a tasso fisso al 2,75% scade tra 16 mesi e oggi prezza sotto 100

La stagione del taglio dei tassi ufficiali di interesse è iniziata con l’estate, tanto qui da noi in Europa che in buona parte del resto del mondo.

Com’è noto questa politica monetaria comporta il rientro dei rendimenti sul reddito fisso, mentre essi salgono quando i tassi sono portati in aumento.

Rispetto a un anno fa oggi il comparto obbligazionario rende meno a parità (spesso ma non sempre) di emittente, durata e rischio. Un discorso che bene o male vale tanto per i titoli corporate che governativi. Tra quest’ultimi, tuttavia, non mancano titoli capaci di offrire ancora buoni ritorni a rischio tutto sommato abbastanza contenuto.

Prendiamo il caso del bond emesso dal Governo rumeno a maggio 2020. Bene, questo titolo di Stato a tasso fisso al 2,75% scade tra 16 mesi e oggi prezza sotto cento.

Le caratteristiche dell’obbligazione sovrana rumena con cedola al 2,75%

Vediamo anzitutto la scheda tecnica del bond, che ha codice ISIN XS2178857285. Il titolo ha data godimento 26 maggio 2020 e data scadenza 26 febbraio 2026, cioè tra 1 anno e 4 mesi circa. Il lotto minimo di sottoscrizione è di 1.000 €, mentre l’ammontare emesso e raccolto dall’emittente è di 1,3 miliardi di €. Si tratta di una cifra obiettivamente modesta se paragonata agli importi medi offerti, per esempio, dal MEF sulle stesse scadenze.

Il bond ha cedola annua lorda del 2,75%, pari al 2,40625% al netto della ritenuta fiscale del 12,50%. La periodicità della cedola, invece, è annuale, e staccata ogni 26 maggio fino a scadenza. Il titolo, infine, è regolarmente scambiato sul MOT di Borsa Italiana, il mercato telematico delle obbligazioni di Stato.

Questo titolo di Stato a tasso fisso al 2,75% scade tra 16 mesi e oggi prezza sotto cento

Com’è noto, dal 1° gennaio 2007 la Romania è uno Stato membro UE, ma ancora non fa parte dell’Eurozona. La valuta legale rumena, infatti, non è l’euro, la divisa comunitaria, ma il Leu rumeno.

Il bond Tf 2,75%, tuttavia, è denominato in euro (per Bucarest si tratta quindi di un’emissione in valuta estera) che non espone minimamente l’investitore nazionale al rischio cambio. Si investe in euro, e in esso si riavrà il rimborso finale o il controvalore incassato in sede di rivendita anticipata del titolo sul mercato secondario.

Al tempo dell’articolo l’obbligazione prezza sui 99,40 centesimi, a ulteriore, parziale vantaggio del rendimento. Quello effettivo netto annuo a scadenza è infatti di poco oltre il 2,9% circa (dati: Borsa Italiana). Giusto a titolo di raffronto, l’obbligazione pari durata emessa dal MEF rende invece intorno al 2,2% netto.

Un rendimento “alto” malgrado la breve durata del titolo, quindi, che soffre tuttavia di scarsa liquidità (gli scambi del bond sul secondario sono al lumicino).

Rischio e rendimento sul reddito fisso

A cos’è dovuto questo spread di rendimento? Al maggiore rischio percepito (e prezzato) dal mercato sul titolo rumeno rispetto al pari durata italiano. I rating vantati oggi dei bond rumeni, infatti, sono mediamente medio-bassi e siti al limite del “non investment grade”.

Rischi che rimandano tanto ai fattori macroeconomici nazionali che geopolitici. Nel primo caso pensiamo al saldo commerciale e corrente solitamente negativo con cui Bucarest solitamente fa i conti.

Saldi negativi che a cascata si tirano indietro anche i problemi in termini di riserve valutarie. Nel secondo, invece, pensiamo al fatto che gran parte dei suoi confini orientali sono condivisi con l’Ucraina, con tutte le tensioni e le valutazioni del caso.

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