Questo famoso supermercato potrebbe chiudere per sempre in Italia

Luna Luciano

15 Giugno 2025 - 12:52

Carrefour potrebbe dire addio all’Italia. Tra voci di cessione, difficoltà economiche e pressioni sociali, il futuro della catena nel nostro Paese è più incerto che mai: ecco perché.

Questo famoso supermercato potrebbe chiudere per sempre in Italia

Carrefour potrebbe abbandonare l’Italia. È questo ciò che ha rivelato il settimanale tedesco Lebensmittel Zeitung, rilanciando un’indiscrezione che circola da mesi tra gli addetti ai lavori e che, ora, sembra tornare con forza.

Secondo il periodico, la multinazionale francese della grande distribuzione sarebbe in trattative riservate con diverse insegne, tra cui Lidl, Conad ed Esselunga, per una possibile cessione progressiva dei propri punti vendita sul territorio italiano.

L’indiscrezione arriva dopo anni di difficoltà nel nostro Paese e segue un trend già visto in altri mercati, come Belgio, Polonia e Romania, da cui Carrefour ha annunciato l’intenzione di ritirarsi. A rafforzare l’ipotesi di un addio c’è anche la scelta, nei mesi scorsi, di uscire da mercati come Giordania e Oman.

In Italia, intanto, la strategia di Carrefour è già cambiata: franchising in crescita, vendite in calo e punti vendita ceduti agli affiliati. Il segnale più evidente di un progressivo disimpegno. Ma cosa sta realmente spingendo Carrefour verso la porta d’uscita? E, soprattutto, cosa accadrebbe se lasciasse davvero il nostro Paese? Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.

Perché Carrefour potrebbe chiudere per sempre in Italia

Le ragioni che potrebbero portare Carrefour a chiudere per sempre le sue attività in Italia sono molteplici, ma alla base ci sono dati incontrovertibili. Secondo gli ultimi dati Mediobanca, la produttività dei punti vendita italiani della catena si attesta a 5.716 euro per metro quadro, ben al di sotto della media nazionale di 7.770 euro. Un divario significativo, che si traduce in perdite ingenti: tra il 2019 e il 2023, Carrefour Italia ha accumulato un passivo di oltre 874 milioni di euro. Nel solo 2024, i ricavi si sono fermati a 4,18 miliardi di euro, registrando un calo del -2,6% .

Questi numeri mettono in discussione la sostenibilità del business italiano, nonostante gli sforzi della casa madre francese, che aveva annunciato un piano strategico (“Carrefour 2026”) mirato a rafforzare la leadership nei mercati chiave. L’Italia però, non sembra più rientrare tra questi.

A complicare ulteriormente la situazione si è aggiunto un elemento sociale e politico: una campagna di boicottaggio da parte di attivisti pro-palestinesi, che accusano Carrefour di sostenere, direttamente o indirettamente, Israele. L’azienda è stata citata in elenchi pubblici di marchi “da evitare”, se si vuole cercare di limitare la potenza genocidaria di Israele.

Insomma, una combinazione esplosiva di problemi economici, strategici e reputazionali sta spingendo Carrefour verso un’uscita che, fino a pochi anni fa, sembrava impensabile, ma con la quale gli italiani potrebbero presto imparare a convivere.

Carrefour lascia l’Italia: cosa potrebbe accadere

Se Carrefour decidesse di uscire definitivamente dal mercato italiano, lo scenario più probabile sarebbe quello di una cessione “a spezzatino” dei propri asset. Questo significa che i diversi formati di punti vendita – dagli ipermercati ai Carrefour Express di prossimità – potrebbero essere venduti in blocchi distinti a diversi acquirenti, selezionati in base alla compatibilità strategica con il proprio modello di business.

Secondo quanto riportato dal Lebensmittel Zeitung, ci sarebbero già manifestazioni d’interesse da parte di player importanti come Lidl, Conad ed Esselunga. Ognuno potrebbe puntare su asset diversi:

  • Lidl, per esempio, potrebbe essere interessata ai Carrefour Express situati nelle aree urbane, per espandere la propria presenza nei centri città;
  • Esselunga, invece, potrebbe guardare ai supermercati e ipermercati ben inseriti in aree ad alta densità di popolazione.
  • Conad, forte della sua struttura cooperativa, potrebbe integrare agevolmente punti vendita di diverse dimensioni nella propria rete.

Ma non è escluso che anche altri attori, inclusi gruppi esteri o fondi di investimento, si facciano avanti per rilevare parte del portafoglio italiano di Carrefour. Inoltre, in alcuni casi, i singoli imprenditori affiliati potrebbero acquisire la piena proprietà dei punti vendita già gestiti in franchising, rendendo più fluida e graduale la transizione.

In ogni caso, si tratterebbe di un cambiamento strutturale nel panorama della grande distribuzione italiana. La scomparsa di un brand storico come Carrefour rimescolerebbe le carte, offrendo nuove opportunità ai concorrenti ma lasciando anche un vuoto in termini di occupazione. Per ora, sono solo ipotesi. Ma il segnale è chiaro: il mercato italiano non è più centrale per Carrefour.

Iscriviti a Money.it