Questa società del risparmio gestito sta per licenziare in Italia. Di mezzo c’è UniCredit

Laura Naka Antonelli

16/05/2025

Rumor in via esclusiva riportati da Reuters. Questa SGR avrebbe già inviando una lettera ai sindacati informandoli del suo piano di tagli dei costi e allo staff.

Questa società del risparmio gestito sta per licenziare in Italia. Di mezzo c’è UniCredit

Taglio dei dipendenti e dei costi da parte della divisione italiana di Amundi, società francese del risparmio gestito. È quanto ha riportato in via esclusiva l’agenzia di stampa Reuters, citando alcuni documenti che ha avuto modo di visionare.

Operativo in Italia dal 1986, stando agli ultimi dati che risalgono al 31 marzo 2025, Amundi è un colosso francese che vanta la qualifica di principale asset manager europeo, tra i primi dieci a livello mondiale, forte di più di 2,2 trilioni di euro di masse gestite, di più di 100 milioni di clienti retail e di 1.000 clienti istituzionali e corporate.

La forza lavoro del gruppo comprende 5.500 dipendenti, inclusi 900 consulenti finanziari.

Amundi SGR esplora opzione di tagli dipendenti, licenziamenti tra il 14% e il 17% della forza lavoro

Amundi è attiva in Italia con Amundi SGR, con sede a Milano. Ieri Reuters ha riportato che proprio la divisione italiana del gigante starebbe valutando l’opzione di intavolare trattative con i sindacati, in Italia, per sfoltire il numero dei suoi dipendenti e i costi, entro la fine del 2025.

Una fonte vicina al dossier, ha riportato l’agenzia di stampa, ha riferito in particolare che la riorganizzazione della divisione italiana di Amundi potrebbe tradursi in una riduzione della forza lavoro attiva nel Paese compresa tra il 14% e il 17%.

A parlare anche un portavoce del gruppo, che ha riferito che la SGR ha fissato un target di risparmi, per il prossimo anno, compreso tra 30 milioni e 40 milioni di euro.

Secondo le indiscrezioni, in una lettera già inviata ai sindacati Amundi avrebbe scritto che l’evoluzione del mercato gestito è tale da rendere imperativa la riduzione dei costi.

A rischio rinnovo contratto Amundi-UniCredit?

Alla base della decisione, ha riportato Reuters, ci sarebbe però un motivo molto più preciso, ovvero la situazione di stallo che si è venuta a creare tra Amundi e UniCredit in merito al futuro del contratto che il colosso francese ha siglato con la banca italiana capitanata dal CEO Andrea Orcel per la distribuzione dei suoi prodotti. Un contratto che ha portato grande fortuna ad Amundi, visto che, come ha detto alla fine di aprile la stessa CEO del gruppo Valérie Baud, “le reti di UniCredit...rapprentano 100 miliardi di euro circa di tutti i nostri AUM che ammontano a più di 2.250 miliardi di euro ”.

Nel tessere le lodi al sodalizio con UniCredit, Baud ha ricordato che “abbiamo organizzato 3.000 riunioni circa con i consulenti del gruppo UniCredit..e abbiamo lanciato quasi 30 fondi nel 2024 per UniCredit, fattore che conferma la portata del nostro rapporto e, ancora di più, la soddisfazione dei clienti...eccellente ”.

Un rapporto dunque decisamente proficuo per i francesi di Amundi, che rischia tuttavia di non essere rinnovato a causa del dossier UniCredit-Banco BPM in cui Amundi, suo malgrado, è coinvolta, al punto che Reuters ha fatto notare come proprio quell’accordo di distribuzione che la SGR ha siglato con Piazza Gae Aulenti potrebbe finire per rivelarsi o una moneta di scambio o pomo della discordia nella relazione tra UniCredit e, nello specifico, Crédit Agricole.

Il ruolo di Crédit Agricole, maggiore azionista di Amundi e Banco BPM

Che c’entra la Banque Verte? C’entra eccome, visto che Amundi è controllata dalla banca transalpina, che è anche maggiore azionista di Banco BPM, istituto che UniCredit ha messo nel mirino con l’OPS lanciata alla fine di novembre del 2024. E il problema è che il rapporto tra UniCredit e Crédit Agricole sta attraversando un momento piuttosto teso, per non dire sofferto.

Se da un lato, alla fine di aprile, il CEO di Crédit Agricole Philippe Brassac ha affermato infatti che la Banque Verte è pronta a rinnovare l’accordo di distribuzione con UniCredit che passa per l’appunto per la controllata Amundi, lo stesso ha ammesso anche di non avere ancora deciso se aderirà all’offerta lanciata da Andrea Orcel sul Banco, oppure se si allineerà alla contrarietà manifestata dai vertici di Piazza Meda (in primis dal CEO di BAMI, Giuseppe Castagna).

L’intenzione è quella di “decidere tra qualche settimana”, ha detto il numero uno di Crédit Agricole Brassac, aggiungendo che “stiamo chiaramente lavorando al rinnovo dell’accordo tra Unicredit e Amundi”, e precisando che “ci auguriamo che venga confermato”.

Brassac ha tuttavia aggiunto, anche, che la situazione non presenta un carattere d’urgenza. Vero che il senso di mancata urgenza può spiegarsi con il fatto che di tempo per trattare c’è, visto che l’accordo tra UniCredit e Amundi scade nel 2027, dunque tra due anni.

Allo stesso tempo, la possibilità che il rinnovo non ci sia o che comunque si rischi una situazione di stallo è concreta, visto che Orcel non sta certo gradendo la riluttanza di Crédit Agricole ad aderire all’OPS sul Banco promossa da UniCredit. Non per niente Bloomberg ha reso noto che, a fronte del timore che Crédit Agricole finisca per non dare la sua adesione all’OPS, UniCredit starebbe valutando già alternative possibili volte a rimpiazzare l’accordo siglato con Amundi, una volta scaduto tra due anni.

Dal canto suo, proprio in quanto il rinnovo dell’intesa con Orcel è tutto fuorché certo, secondo l’agenzia di stampa Reuters Amundi avrebbe deciso di imbarcarsi in un taglio dei costi.

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