Questa famosa azienda è in crisi, taglia 25 mila posti e chiude in Europa

Luna Luciano

26 Luglio 2025 - 15:43

Intel taglia 25.000 posti, chiude progetti in Europa e rilancia sull’intelligenza artificiale per contrastare Nvidia e TSMC. Ecco cosa sta succedendo alla storica azienda americana.

Questa famosa azienda è in crisi, taglia 25 mila posti e chiude in Europa

Drastico ridimensionamento per la storica Intel, che ha dovuto licenziare ben 25.000 dipendenti.

Il colosso americano dei microchip attraversa una fase di crisi profonda. L’arrivo del nuovo CEO, Lip-Bu Tan, ha segnato l’inizio di una trasformazione radicale che punta a risollevare un’azienda storica ma appesantita da scelte strategiche sbagliate e da una concorrenza spietata. Il piano prevede il licenziamento di oltre un quinto della forza lavoro globale entro il 2025, insieme all’abbandono di importanti progetti industriali in Europa, tra cui le fabbriche previste in Germania e Polonia.

Intel si trova oggi stretta tra due giganti: Nvidia, leader nella progettazione di chip per intelligenza artificiale, e TSMC, regina della manifattura a livello globale. In questo contesto, l’azienda californiana è costretta a reinventarsi per rimanere competitiva. Da un lato, taglia personale e costi operativi; dall’altro, riorganizza il proprio modello produttivo e scommette su tecnologie avanzate, come il processo produttivo 18A.

Ma il vero interrogativo resta: basteranno questi cambiamenti a rilanciare davvero Intel, oppure si tratta solo di un tentativo disperato di resistere in un mercato che corre troppo veloce? Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.

Intel è in crisi: 25.000 licenziamenti e stop ai progetti europei

Il nuovo piano industriale di Intel rappresenta uno dei più drastici ridimensionamenti nella storia dell’azienda. Entro la fine del 2025, il gruppo passerà da circa 109.000 a 75.000 dipendenti. Si tratta di un taglio netto di 25.000 posti, reso necessario, secondo il CEO Lip-Bu Tan, per “semplificare la struttura, migliorare l’efficienza e rafforzare la responsabilità a ogni livello”. I tagli coinvolgono licenziamenti diretti, uscite volontarie e blocchi delle assunzioni.

Ma la ristrutturazione non si limita al personale. Intel ha deciso di abbandonare completamente i progetti di costruzione di nuove fabbriche in Germania e Polonia, precedentemente congelati a fine 2024. Questo segna un chiaro passo indietro nelle ambizioni europee dell’azienda. Al contempo, le operazioni di assemblaggio e test vengono trasferite dalla Costa Rica a stabilimenti già attivi in Vietnam e Malaysia, dove i costi sono inferiori e la capacità produttiva già consolidata.

Anche negli Stati Uniti, la grande fabbrica in costruzione in Ohio subirà un nuovo rallentamento. La priorità, spiegano i vertici, è rendere più efficiente la rete produttiva attuale, piuttosto che espandersi in tempi di domanda incerta e margini ridotti. Nel secondo trimestre del 2025, infatti, Intel ha registrato una perdita netta di -2,9 miliardi di dollari, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Tuttavia, i ricavi sono stati leggermente superiori alle attese (12,9 miliardi), segno che qualche spiraglio di stabilizzazione potrebbe esserci. Ma per ora, il peso dei tagli si fa sentire più delle speranze di ripresa.

Intel in crisi, punta sull’IA: ecco i nuovi progetti per competere con Nvidia e TSMC

Mentre taglia sul fronte industriale e del personale, Intel rilancia la sua scommessa sull’innovazione tecnologica, con un focus dichiarato sull’intelligenza artificiale. Dopo aver perso terreno nel settore mobile e non essere riuscita a tenere il passo della rivoluzione IA, l’azienda prova ora a riconquistare spazio con una nuova generazione di chip.

Il cuore della strategia è il processo produttivo 18A, che promette prestazioni avanzate paragonabili a quelle dei chip TSMC. Intel prevede che il 18A diventi la base per i futuri prodotti legati all’IA, un mercato in forte espansione. Tuttavia, l’azienda ha chiarito che lo sviluppo del successivo nodo tecnologico, il 14A, avverrà solo se ci sarà una domanda concreta da parte di clienti esterni. In sostanza: niente nuovi investimenti senza ordini garantiti.

«Negli ultimi anni abbiamo speso troppo e troppo presto, senza domanda reale», ha ammesso Tan. Ora il focus è sulla sostenibilità: fare di più con meno, puntare solo su ciò che è realmente strategico e redditizio. Questo significa anche evitare l’espansione incontrollata, come quella vista negli anni scorsi.

Il confronto con i giganti del settore resta impietoso. Nvidia ha una capitalizzazione superiore ai 4.200 miliardi di dollari, mentre TSMC domina la produzione mondiale. Intel, con una valutazione di circa 98 miliardi, appare in evidente difficoltà. Tuttavia, il cambio di leadership e la nuova strategia sembrano aver ridato un po’ di fiducia agli investitori: il titolo è salito del 13% dall’inizio dell’anno.

Il futuro è incerto, ma una cosa è chiara: Intel non intende mollare. Il piano è ambizioso, i tagli dolorosi, ma la posta in gioco è altissima. Riuscirà davvero Intel a reinventarsi come leader dell’intelligenza artificiale? Ai posteri l’ardua sentenza.

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