Quali sono gli stipendi medi in Italia per un data analyst: come si intraprende questa professione, quali sono gli studi richiesti e quanto si guadagna anche in confronto con l’estero.
Quanto guadagna un data analyst? In un mondo del lavoro sempre più proiettato verso la tecnologia e l’informatica, questa professione di certo è tra quelle in maggiore espansione.
Sintetizzando al massimo - ma in seguito saremo molto più specifici - un data analyst è un professionista specializzato nell’analisi e interpretazione di dati per supportare le decisioni aziendali
Vista la complessità del suo lavoro esistono varie tipologie di data analyst, specializzazioni che variano in base al settore e alle esigenze specifiche dell’azienda.
In Italia la presenza dei data analyst è significativa soprattutto nelle aziende più grandi: secondo l’Osservatorio Big Data & Business Analytics del Politecnico di Milano, nel 2024 il 76% delle grandi imprese italiane ne aveva almeno uno in organico, mentre nelle piccole e medie imprese la diffusione è ancora limitata con solo il 23% che impiega questa figura professionale.
Vediamo allora quali sono gli stipendi medi in Italia per un data analyst, dando uno sguardo poi a come si intraprende questa professione, quali sono gli studi richiesti e quanto si guadagna anche in confronto con l’estero.
Chi è e cosa fa un data analyst
Un data analyst è un professionista esperto dotato di una serie di abilità e conoscenze, che gli permettono di comprendere e analizzare i dati raccolti, individuare i trend, pulire e presentare i dati a terzi.
Utilizzando strumenti statistici e software analitici per identificare tendenze, modelli e relazioni all’interno dei dati, il data analyst li trasforma in informazioni utili per diverse funzioni aziendali.
Attraverso queste analisi infatti le aziende possono sviluppare strategie di marketing, ricavare informazioni utili per conoscere meglio i propri clienti, punti di forza, e di debolezza e svilupparsi di conseguenze.
Il ruolo del Data Analyst può variare in base al settore e alle esigenze specifiche dell’azienda: ecco allora alcune delle principali specializzazioni.
- Marketing analyst: analizza dati relativi a campagne pubblicitarie, comportamento dei consumatori e tendenze di mercato.
- Financial analyst: si concentra sull’analisi di dati finanziari per supportare decisioni di investimento e gestione delle risorse.
- Healthcare analyst: ssamina dati sanitari per migliorare la qualità dell’assistenza e l’efficienza operativa.
- Operations analyst: ottimizza processi aziendali attraverso l’analisi di dati operativi.
- Business intelligence analyst: utilizza strumenti di BI per trasformare dati complessi in insight strategici.
- Big data analyst: gestisce e analizza grandi volumi di dati non strutturati provenienti da diverse fonti.
Il lavoro del data analyst però non interessa esclusivamente le aziende in senso stretto, ovvero quelle legate al settore finanziario e al marketing, ma lo studio e la presentazione delle informazioni raccolte attraverso i big data sono di fondamentale importanza anche per lo sviluppo delle infrastrutture o per la realizzazione di nuove tecnologie.
Lo stipendio di un data analyst
Come ogni lavoro lo stipendio di un data analyst può variare in base all’esperienza, alla specializzazione e alla tipologia di azienda per cui lavora.
- Junior (0–2 anni): tra 25.000 e 35.000 euro lordi annui.
- Jobbydoo
- Mid-level (3–5 anni): tra 35.000 e 50.000 euro lordi annui.
- Senior (oltre 5 anni): tra 50.000 e 70.000 euro lordi annui, con possibilità di superare questa cifra in settori ad alta remunerazione.
Lo stipendio di un data analyst in Italia parte dai 25.000 euro lordi annui di un ragazzo alla prima esperienza e può arrivare, per un senior, anche a superare i 70.000 euro lordi annui.
Quanto guadagna un data analyst in base alla specializzazione
Restando sempre in tema di stipendi questo è quanto guadagna un data analyst in base alla specializzazione.
- Finance & Insurtech: tra 45.000 e 80.000 euro lordi annui.
- Pharma / HealthTech: tra 40.000 e 75.000 euro lordi annui.
- E-commerce & Retail: tra 35.000 e 65.000 euro lordi annui.
- Manufacturing: tra 33.000 e 60.000 euro lordi annui.
In grandi città come Milano, Roma o Torino infine generalmente si guadagna di più, mentre lo stipendio nelle città del Sud spesso è più basso rispetto a quelle del Nord.
Quanto guadagna un data analyst all’estero
In Italia lo stipendio medio di un data analyst varia tra 25.000 e 50.000 euro annui, con punte superiori in settori come finanza e tecnologia.
Rispetto ad altri Paesi più sviluppati gli stipendi italiani sono generalmente più bassi, anche se il costo della vita può essere inferiore in alcune regioni.
Negli Stati Uniti per esempio lo stipendio medio di un data analyst è di crica 140.000 dollari annui, in Germania di 64.000 euro e in Francia di 47.000 euro.
Infine nel Regno Unito a Londra un data analyst guadagna tra 45.000 e 120.000 sterline l’anno, mentre nelle altre città gli stipendi sono molto più bassi rispetto alla City.
Diventare data analyst: il percorso di studi
Il percorso di studi in questo caso è estremamente ampio e vario. Se alcuni data analyst hanno raggiunto questa posizione attraverso l’esperienza e corsi brevi di formazione, negli ultimi anni si sono sviluppate anche strade più rapide.
Online, per esempio, si possono trovare moltissimi corsi, sia per laureati, sia per diplomati, che permettono di ottenere le capacità base per diventare data analyst. I corsi in questo caso hanno una durata tra i sei mesi e i due anni, anche a seconda del livello di partenza degli interessati, e del tempo che possono dedicare allo studio (se a tempo pieno o part time).
Oltre ai corsi professionali, le lauree più adatte per iniziare questa professione sono di tipo informatico scientifico, come statistica, data science, o informatica e matematica, oppure legate al settore economico, quindi business administration, economia, e finanza.
I data analyst comunque devono avere competenze anche in una serie di software di analytics, saper riconoscere e accedere ai dati giusti, ed essere in grado di presentarli efficacemente a terzi. La laurea quindi è da considerarsi solo uno step in questo settore, ed è comunque necessario un periodo sul campo e corsi specifici.
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