Quanto guadagna un assistente sociale: stipendio medio e prospettive di crescita economica di questo lavoro sempre più richiesto nel nostro Paese.
Quanto guadagna un assistente sociale? Una domanda questa di grande attualità visto che stiamo parlando di una professione in grande espansione, sia in Italia sia all’estero.
Per prima cosa bisogna specificare che un assistente sociale è un professionista che opera nel campo del servizio sociale, con l’obiettivo di promuovere il benessere delle persone, delle famiglie e delle comunità, aiutandole a superare situazioni di disagio o marginalità.
È una figura chiave nei servizi pubblici e privati che si occupano di welfare, salute, giustizia, educazione e integrazione sociale, occupandosi di tutela dei minori, disabilità, povertà, dipendenze, violenza domestica, immigrazione, anziani fragili ed esecuzione penale esterna. Insomma si tratta di una figura professionale molto complessa e che svolge un lavoro assai delicato.
In Italia al momento sono circa 50.000 gli assistenti sociali operanti in tutto il territorio, ma per l’UPB servirebbero altri 3.000 per rispondere alla sempre crescente domanda.
Detto questo, tornando ad ambiti più strettamente economici lo stipendio di un assistente sociale dipende dal tipo di posizione che si ricopre e dal livello professionale di anzianità e responsabilità, tanto da avere un grosso margine di oscillazione.
Vediamo allora nel dettaglio a quanto ammonta lo stipendio medio di un assistente sociale in Italia, dando uno sguardo poi a quale specializzazione guadagna di più rispetto alle altre.
Lo stipendio medio di un assistente sociale
Come detto lo stipendio di un assistente sociale in Italia può variare molto. Si può guadagnare da un minimo di 1.200 euro netti al mese fino a oltre i 2.300 euro netti mensili.
In base al grado di esperienza, questi sono gli stipendi medi degli assistenti sociali in Italia.
- Meno di 5 anni di esperienza: circa €20.000 - €24.000 lordi all’anno (equivalenti a circa €1.200 - €1.400 netti al mese).
- Esperienza di 5-10 anni: circa €25.000 - €30.000 lordi all’anno (€1.500 - €1.800 netti al mese).
- Oltre 10 anni di esperienza o ruolo di coordinamento: fino a €35.000 - €40.000 lordi all’anno (€2.000 - €2.300 netti al mese).
Le differenze retributive come si può vedere sono abbastanza marcate, con un assistente sociale con ruolo di coordinamento che può arrivare a guadagnare anche il doppio rispetto a un collega all’inizio della sua carriera professionale.
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Stipendio assistente sociale nel pubblico
Nel settore pubblico, lo stipendio degli assistenti sociali è regolato da contratti collettivi nazionali (CCNL). La categoria professionale di riferimento è solitamente D1 o superiore.
Solitamente lo stipendio base lordo è di circa 22-24.000 euro annui, ma con indennità e progressioni può arrivare a 30.000 euro lordi annui. L’orario è quello delle 36 ore settimanali
Oltre allo stipendio c’è un’indennità di comparto di poco più di 600 euro e la tredicesima.
Facciamo un esempio. Al Comune di Milano un assistente sociale assunto a tempo indeterminato D1 in genere riceve uno stipendio netto mensile che oscilla tra 1.550 e 1.650 euro in base agli scatti e all’indennità.
Nel pubblico ci sono possibilità di avanzamento di carriera; il turnover però è lento e le assunzioni avvengono tramite concorsi spesso con lunghi tempi d’attesa.
Stipendio assistente sociale nel privato
Nel privato - cooperative oppure Ong -, gli stipendi possono essere più bassi rispetto al pubblico, visto che spesso oscillano tra 1.000 e 1.300 euro netti al mese per un neoassunto. Con gli avanzamenti di carriera si può arrivare tranquillamente a 2.000 euro netti al mese.
Altro esempio: in una cooperativa sociale operante in servizi di housing sociale con un contratto part-time di 30 ore o stipendio netto è calcolabile intorno a 1.050 euro al mese.
Quanto guadagna un libero professionista
Per un assistente sociale libero professionista, il guadagno si basa sulla prestazione e sul tariffario pubblicato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali.
Un incarico per consulenza o relazione sociale può andare da 200 a 500 euro a prestazione. Con incarichi stabili - tipo CTU per i tribunali - può arrivare a 25.000 – 30.000 euro lordi annui, ma serve un’ottima reputazione.
In generale nel settore privato i guadagni tendono a essere più elevati nelle Regioni del Nord e nelle grandi città. Al Sud invece c’è maggiore precarietà, con stipendi più bassi e contratti generalmente a tempo determinato.
Il contratto di lavoro di un assistente sociale
Dopo aver analizzato stipendi e guadagni, sia per quanto riguarda il settore pubblico sia per il privato -, diamo uno sguardo ora a cosa prevede il contratto degli assistenti sociali.
Il contratto di lavoro di un assistente sociale si distingue per alcune caratteristiche specifiche, che possono variare in base al contesto lavorativo - pubblico o privato - e al contratto collettivo applicabile.
- Settore pubblico: gli assistenti sociali che lavorano per enti pubblici, come comuni, regioni o ASL, sono generalmente inquadrati con un contratto collettivo nazionale del pubblico impiego. Solitamente rientrano nell’area “funzioni locali” o “sanità”.
- Settore privato o terzo settore: chi opera in cooperative sociali, organizzazioni non profit o enti privati è invece soggetto ai contratti collettivi specifici per questi settori (es. CCNL Cooperative Sociali).
Gli assistenti sociali sono professionisti iscritti all’Albo degli Assistenti Sociali, diviso in due sezioni
- Sezione A: assistente sociale specialista (richiede una laurea magistrale e un esame di Stato).
- Sezione B: assistente sociale (richiede una laurea triennale e un esame di Stato).
La qualifica professionale determina il livello di responsabilità e l’inquadramento contrattuale. Nel pubblico l’orario di lavoro generalmente di 36 ore settimanali, mentre nel privato può variare.
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