La Chiesa non si fonda solo sulla spiritualità, ma anche su un ingente patrimonio e complessi meccanismi finanziari: ecco quanti soldi ha il Vaticano e perché i conti da tempo sarebbero in rosso.
Quanti soldi ha il Vaticano? Ora che Robert Francis Prevost è stato eletto come nuovo Papa scegliendo come nome Leone XIV, tutte le attenzioni sono calamitate sul soglio di San Pietro dopo che il Conclave per giorni ha occupato le prime pagine dei giornali di tutto il mondo.
Papa Leone XIV di certo dovrà affrontare molte sfide durante il suo pontificato - oltre al Giubileo in corso e la delicata situazione geopolitica mondiale, la Chiesa dovrà decidere se proseguire lungo la strada del cambiamento tracciata da Papa Francesco o tornare a una visione più tradizionale -, ma Prevost dovrà fare i conti anche con le traballanti finanze del Vaticano.
Non occorre infatti scomodare la ben nota frase del controverso cardinale americano Paul Marcinkus - “ la Chiesa non si regge sugli Ave Maria ” - per scoprire che oltre a quello spirituale c’è un aspetto ben più materiale che interessa il Vaticano.
La Chiesa cattolica al momento può contare su 1,4 miliardi di fedeli sparsi in tutto il mondo, ma la sua ricchezza deriva anche da un potere millenario e da un ingente patrimonio artistico e immobiliare, senza contare gli introiti generati dalle donazioni e dal turismo in Vaticano.
Di recente però i conti della Santa Sede vengono descritti come in rosso, anche se il Giubileo 2025 di certo andrà a portare un’autentica boccata d’ossigeno per le casse vaticane; più di un esperto però ha fatto notare come l’aspetto delle finanze sarà una dei nodi più intricati che Papa Leone XIV sarà chiamato a sciogliere.
Cerchiamo allora di fare i conti in tasca alla Chiesa e di vedere quanti soldi ha il Vaticano e perché, secondo più fonti, le sue finanze sarebbero da tempo in crisi.
Quanti soldi ha il Vaticano
Determinare con esattezza quanti soldi ha il Vaticano non è una cosa semplice come abbiamo già specificato, anche perché bisogna considerare che lo Stato del Vaticano e la Santa Sede non sono esattamente la stessa cosa.
Lo Stato del Vaticano è un paese indipendente - il più piccolo al mondo - che ha nel Papa il suo monarca (elettivo) assoluto; possiede un inestimabile patrimonio artistico e uno altrettanto consistente immobiliare, potendo contare anche su entrate derivanti dal turismo - i Musei Vaticani sono visitati da 6 milioni di persone ogn anno -, dai souvenir, dalle donazioni e da investimenti finanziari e immobiliari.
La Santa Sede invece è l’organizzazione religiosa e comprende l’insieme degli uffici e dicasteri che guidano la Chiesa cattolica nel mondo, potendo contare dal punto di vista economico sull’Obolo di San Pietro (donazioni di fedeli), sovvenzioni da diocesi e conferenze episcopali sparse in tutto il mondo e anche delle rendite provenienti da investimenti e immobili.
Per comodità però spesso quando si parla di soldi si fa riferimento al Vaticano in generale intendendo il patrimonio complessivo della Chiesa che, in riferimento al 2023-2024, ha avuto un bilancio tra gli 800 e i 900 milioni di euro.
I Musei Vaticani in genere producono ogni anno ricavi pari a 100 milioni di euro, l’Obolo di San Pietro raccoglie oltre 50 milioni di euro l’anno e un ottimo ritorno economico è garantito anche dai circa 5.000 immobili di proprietà in tutto il mondo.
Complessivamente invece il patrimonio del Vaticano è stimato in oltre 4 miliardi di euro, ma non è possibile dare un valore alle sue ricchezze artistiche o monumentali: quando potrebbe valere la Cappella Sistina o una delle tante Basiliche in suo possesso? Nessuno saprebbe dare una risposta.
Visti questi numeri e considerando che la maggior parte della sua ricchezza non è dovuta a beni liquidi, cerchiamo di capire allora perché le finanze del Vaticano sarebbero in crisi.
La crisi finanziaria del Vaticano
Il Vaticano ha ingenti entrate, ma anche spese molto alte tanto che è stato stimato che la Santa Sede nel 2023 abbia chiuso il suo bilancio - l’ultimo reso noto - con un rosso pari a 68 milioni di euro.
Le finanze del Vaticano sono in crisi - o comunque sotto pressione - per una serie di motivi strutturali, gestionali e culturali. Per prima cosa c’è stato un netto calo delle donazioni negli ultimi anni, con l’Obolo di San Pietro che si è dimezzato rispetto ai 100 milioni annui dell’inizio del nuovo millennio.
C’è stata poi una cattiva gestione finanziaria, con diversi investimenti sbagliati - vedi processo nei confronti del cardinale Becciu - e un generale utilizzo poco trasparente di fondi caritativi per operazioni immobiliari speculative.
Al tempo stesso invece sono aumentate le spese, sia per la manutenzione dei suoi beni sia per il pagamento degli stipendi e delle pensioni alle migliaia di suoi dipendenti, senza contare l’immenso apparato burocratico - dicasteri, ambasciate e nunziature - da dover mantenere.
In sostanza le finanze del Vaticano non sono in bancarotta, ma in difficoltà strutturale, con il modello economico basato su donazioni e patrimonio immobiliare che non sarebbe più sostenibile senza profonde riforme e una maggiore trasparenza.
Papa Francesco ha speso molte energie negli ultimi anni della sua vita nel cercare di riformare le finanze del Vaticano, ma la ristrutturazione degli enti finanziari (IOR e la Segreteria per l’Economia) è lenta e non mancherebbero anche delle resistenze interne.
Toccherà ora a Papa Leone XIV prendersi cura anche dei conti del Vaticano, un aspetto poco spirituale però al tempo stesso vitale per il futuro della Chiesa.
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