Prezzo petrolio: un crollo a $30 potrebbe essere in arrivo e la colpa, in quel caso, sarebbe solo dell’OPEC. Ecco perché.
Prezzo petrolio, previsioni: crollo in arrivo, ma perché? - Il prezzo del petrolio non riesce a decollare nonostante lo storico accordo OPEC che ha sancito imponenti tagli alla produzione di greggio.
Secondo molti analisti, infatti, un nuovo crollo del prezzo del petrolio potrebbe essere in dirittura d’arrivo. La quotazione di greggio potrebbe presto tornare sui 30 dollari a barile e anche in quel caso la colpa sarebbe proprio dell’OPEC. Ma perché? Mentre alcuni analisti si sono dimostrati scettici in merito alle reali capacità del Cartello di rispettare i patti, altri hanno imboccato una via completamente contraria. Per questa seconda parte di analisti, l’OPEC sta commettendo un grave errore nel tagliare la produzione di greggio e nelle righe che seguiranno sarà più chiaro il perché.
Nell’analisi del prezzo del petrolio, e nel tentare di fornire previsioni, ci sono diversi elementi da tenere in considerazione. Innanzitutto occorre tenere presente che lo storico compromesso OPEC di Vienna ha avuto come obiettivo quello di stabilizzare la quotazione rispondendo all’eccesso di offerta con tagli all’output. Da quell’accordo il prezzo del petrolio è schizzato ma una volta superata la soglia dei 50$ la quotazione è rimasta confinata in un range molto stretto.
Cerchiamo dunque di capire non solo perché il prezzo del petrolio non riesce a decollare verso i $60, ma anche perché, secondo alcuni analisti, l’OPEC sta commettendo un errore molto grave tagliando, e non aumentando, la produzione di greggio.
Prezzo petrolio oggi in rialzo: l’errore dell’OPEC
Dopo le perdite dello scorso fine settimana, il prezzo del petrolio oggi è tornato a viaggiare in rialzo. Nonostante questo alcuni economisti tra cui Dieter Helm, professore di politiche energetiche ad Oxford, hanno biasimato l’OPEC per la scelta di tagliare la produzione. In un discorso tenuto a Londra in occasione della settimana internazionale del petrolio, Helm ha colpito tutti con delle previsioni decisamente dure.
Secondo il professore, se la storia ci ha insegnato qualcosa, questa è che il prezzo del petrolio continuerà a scendere e non a salire. Per questo motivo egli ha affermato che l’OPEC non dovrebbe ridurre, ma aumentare la produzione di greggio. In realtà la prospettiva di Helm è più semplice di quanto si pensi. Dato che il prezzo del petrolio è destinato a crollare ancora, la quotazione vale oggi più di quanto varrà domani ed ecco perché non c’è motivo, secondo il professore, di continuare a ridurre la produzione perdendo preziose opportunità di profitto.
Prezzo petrolio oggi in calo: motivi e previsioni
Durante la sessione di venerdì il prezzo del petrolio ha iniziato a perdere terreno a causa di nuovi dati provenienti dagli USA che hanno mostrato giacenze in aumento, ancora una volta. Le riserve di greggio sono cresciute di 564 mila barili nella settimana terminata il 17 febbraio, secondo quanto riportato dall’EIA.
Dati preoccupanti ma comunque al di sotto delle attese degli analisti che aspettavano di osservare un risultato di 3,5 milioni di barili. Insomma, nonostante gli sforzi dell’OPEC di ridurre l’output, le riserve USA continuano a crescere e proprio tali incrementi stanno iniziando a pesare sul prezzo del petrolio. Oggi, però, la quotazione è tornata a salire anche se secondo le previsioni del già citato professor Helm, questa situazione non durerà.
Prezzo petrolio, previsioni: nuovo crollo a $30?
Come abbiamo già accennato, la maggior parte degli analisti pare convinta del fatto che il prezzo del petrolio continuerà a salire grazie all’implementazione del tagli imposti dall’OPEC, mentre alcuni si dicono pronti a dover fronteggiare un nuovo crollo a $30 a barile. Esaminiamo entrambe le posizioni.
Sul fronte rialzista, le previsioni degli analisti si basano in particolar modo su quanto affermato dall’EIA in merito alla domanda mondiale di greggio che nel 2017 dovrebbe salire di 1,2 milioni di barili al giorno. A rafforzare le previsioni rialziste degli analisti ci sono poi i tagli OPEC che hanno fatto volare il prezzo del petrolio. I paesi produttori hanno già implementato il 90% di quei tagli e hanno così ridotto l’output contribuendo ai tentativi di bilanciamento del mercato. Tra queste previsioni rialziste si segnalano si quelle di Citigroup secondo cui la quotazione arriverà a $70 per la fine del 2017, sia quelle di Phil Flynn, analista della PRICE Futures Group, secondo cui il prezzo del petrolio salirà ben oltre i 70 dollari a barile.
Le previsioni ribassiste degli analisti sul prezzo del petrolio appaiono ad alcuni altrettanto valide. Queste si basano soprattutto sui dati provenienti dagli USA che non solo hanno mostrato un aumento record delle scorte di greggio, ma hanno anche messo in luce l’incremento dell’attività estrattiva da parte dei produttori americani. Come accade ogni anno, le scorte tendono a diminuire con la stagione estiva, ma nel 2016 la flessione delle giacenze è stata osservata solo a maggio inoltrato il che non ha impedito il crollo del prezzo del petrolio. Secondo gli analisti di ING gli Usa continueranno ad incrementare la produzione mentre il prezzo del petrolio rimarrà abbastanza forte da incentivare le trivellazioni.
Secondo il già citato professor Helm, poi, la quotazione di greggio non rimarrà a lungo sui 55 dollari.
“Un prezzo del petrolio a $50 è davvero molto alto. Nei prossimi 10 anni circa la quotazione crollerà gradualmente, così come ha fatto per 100 anni tra il 1870 e il 1970”,
ha affermato il professore di Oxford secondo il quale non esiste in realtà una correlazione diretta tra domanda e prezzi, o perlomeno è ciò che si evince dai dati storici.
“Non c’è stata [tra il 1870 e il 1970] e probabilmente non ci sarà neanche in futuro”,
ha aggiunto Helm.
A rafforzare le previsioni ribassiste degli analisti è stata citata anche la nuova amministrazione Trump, favorevole ad un incremento dell’attività di estrazione e propensa alla deregolamentazione e all’eliminazione dei vincoli sulle compagnie petrolifere. Tutto ciò potrebbe davvero portare ad un nuovo crollo del prezzo del petrolio, anche fino a quota $30.
Prezzo petrolio oggi: l’ottimismo degli speculatori e le previsioni
L’ottimismo degli speculatori ha raggiunto nuovi massimi storici soprattutto dopo i tagli alla produzione imposti dall’OPEC. Come mai questo grande entusiasmo degli speculatori non è andato a ripercuotersi sul prezzo del petrolio che è rimasto confinato in uno strettissimo trading range negli ultimi mesi?
Le posizioni nette long sul greggio sono aumentate fino ad un record di 852.794 contratti (sia sul Brent che sul Wti), il tutto nella settimana terminata il 3 febbraio scorso. Le previsioni sono sembrate dunque positive. Come già accennato, però, il prezzo del petrolio ha continuato ad oscillare sempre all’interno di un range molto ristretto. Ogni contratto stipulato dagli speculatori rappresenta mille barili di greggio, il che significa che questi stanno scommettendo - che il prezzo del petrolio salirà - ben 8 volte la quantità giornaliera di greggio consumata nel mondo.
Anche la scorsa settimana il prezzo del petrolio è tornato a salire e il nuovo rialzo è stato determinato soprattutto dal calo delle esportazioni dell’Arabia Saudita a dicembre. Queste sono scese di 244.000 barili al giorno a quota 8,01 milioni di barili al giorno. Dati, questi, che non solo hanno portato il prezzo del petrolio a salire, ma hanno anche attenuato i timori relativi all’attività di perforazione statunitense.
Prezzo petrolio non risponde alle posizioni long. Perché? Le previsioni
Se è vero, come spesso si crede, che sono gli speculatori a determinare l’andamento del prezzo del petrolio, perché la quotazione non ha preso il volo in seguito al forte incremento delle posizioni long sull’asset? Il prezzo del petrolio è cresciuto di soli 2,37 dollari a barile da quando, a metà dicembre, il numero di posizioni lunghe nette è salito da 500 mila a circa 720 mila - continuando poi ad aumentare ancora.
(fonte: Bloomberg)
Certo, è un dato di fatto che le previsioni e il sentiment del mercato siano meno ribassisti dopo l’accordo raggiunto dall’OPEC a Vienna, ma per capire come mai il prezzo del petrolio non sia balzato nonostante l’aumento delle posizioni long occorre dare uno sguardo più approfondito. Come ha fatto notare uno studio di Bloomberg, una gran parte di questo denaro iniettato nel mercato - riferita a detrattori e speculatori - è investita in modo passivo.
Ciò significa nel momento in cui si decide di allocare un insieme di fondi su un determinato range di asset, diventa più una decisione di “quanto denaro indirizzare”, piuttosto che “quanto greggio comprare”. Intanto, nel momento in cui si scrive il prezzo del petrolio Wti viaggia in rosso a 54,07 dollari, mentre il Brent segna 56,08 dollari a barile.
Prezzo petrolio, previsioni: la verità nei dati?
Il prezzo del petrolio, ancora piuttosto basso rispetto al passato, sta ad indicare come il valore (e non il volume) delle posizione nette lunghe sull’asset sia in realtà al di sotto dei picchi precedentemente toccati.
(fonte: Bloomberg)
In altre parole, dato che il prezzo del petrolio è ancora basso, se paragonato a quello a $110 del 2011-2014, gli speculatori devono comprare più contratti per investire la stessa quantità di denaro investita in precedenza. Ecco perché, secondo le previsioni di Bloomberg, questo incremento delle posizioni long non sembra celare una visione eccessivamente rialzista sul prezzo del petrolio.
Per mantenere questo trend, il rialzo del prezzo del petrolio, appunto, dovrà continuare ad essere determinato non dalle posizioni degli speculatori, ma da un riequilibrio tra domanda e offerta e dunque da una continua osservanza dei tagli previsti dall’OPEC. Le previsioni degli analisti relative ad un nuovo crollo del prezzo del petrolio saranno davvero realizzabili?
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