Il prezzo del petrolio torna a crollare. Che cosa sta succedendo alla quotazione e fin dove si spingeranno le vendite sull’oro nero?
Il prezzo del petrolio torna a crollare nel bel mezzo di una sessione a dir poco volatile.
I guadagni messi a segno dalla quotazione nelle ultime ore, derivanti dalla flessione delle scorte di greggio e gas statunitensi, sono stati totalmente offuscati dal nuovo crollo del prezzo del petrolio.
Secondo i dati riportati dall’EIA, le scorte statunitensi sono diminuite di 6,3 milioni di barili nella settimana terminata il 30 giugno. Il dato ha sorpreso enormemente le attese degli analisti che avevano previsto un calo di 2,5 milioni di barili. Dopo la pubblicazione di tali inaspettati risultati, il prezzo del petrolio ha tentato di intraprendere una via rialzista che tuttavia ha avuto vita breve. Sia il Brent che il WTI stanno scendendo di quasi 3 punti percentuali.
A pesare ancora una volta sulla quotazione sono state le onnipresenti preoccupazioni relative all’offerta mondiale di oro nero che non sembra voler scemare nonostante i tagli sanciti dallo storico accordo OPEC di novembre e nonostante la loro estensione fino a marzo del 2018. Il prezzo del petrolio non tornerà più sui $60?
(Quotazione petrolio nelle ultime ore)
I motivi del crollo
Che cosa sta determinando il nuovo imponente crollo del prezzo del petrolio? La risposta è ancora una volta la produzione statunitense che, secondo i più recenti dati EIA, è cresciuta di 9,3 milioni di barili la scorsa settimana, segnando un +11% rispetto allo scorso anno.
All’aumento della produzione statunitense ha fatto seguito anche l’incremento, per il secondo mese consecutivo, delle esportazioni da parte dell’OPEC che sembra ormai essersi arreso. Come sarà possibile riequilibrare il mercato e rialzare i prezzi in un contesto del genere?
Cosa aspettarsi dal prezzo del petrolio
Secondo gli analisti, la flessione che ha oscurato il rally degli ultimi giorni continuerà a manifestarsi almeno nel breve periodo. Dal punto di vista globale il mercato continua ad apparire bearish a causa del livello delle scorte ancora troppo elevato per poter parlare di equilibrio.
A pesare sul prezzo del petrolio sarà non soltanto la produzione statunitense, ma anche l’output proveniente dalla Libia che sta lavorando per oscurare tutti gli sforzi dell’OPEC.
Nonostante la discesa delle scorte USA sia stata piuttosto impressionante, il mercato è preoccupato soprattutto a causa della produzione statunitense che, sin dallo scorso novembre, ha messo a repentaglio l’efficacia dei tagli concordati dal Cartello e dagli altri produttori. Fin dove potrà spingersi il prezzo del petrolio?
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