Il prezzo del petrolio torna a scendere, ma non soltanto a causa dell’inaspettato aumento delle scorte API. L’accordo OPEC sta iniziando a perdere i pezzi. È la fine del compromesso?
Il prezzo del petrolio torna a viaggiare in rosso, ma la colpa potrebbe non essere soltanto dell’inaspettato aumento delle scorte rilevato dall’API.
A pesare sulla quotazione anche le crescenti difficoltà dei Paesi produttori: lo storico accordo OPEC stipulato a Vienna nel mese di novembre sta iniziando a perdere i pezzi.
L’Ecuador, uno dei membri del Cartello che ha accettato di ridurre la propria produzione, ha comunicato la sopraggiunta impossibilità di onorare gli impegni presi in sede OPEC. Il prezzo del petrolio sarà stato affossato anche dal comunicato?
Come già accennato, ad affossare la quotazione sono stati anche i dati API rilasciati nella serata di ieri che hanno mostrato un improvviso e inaspettato aumento delle scorte di greggio. Tra produzione in aumento e defezioni OPEC, quanto margine di risalita avrà il prezzo del petrolio? Poco, secondo gli analisti.
Accordo OPEC a rischio: defezioni al via
La tenuta dell’accordo OPEC è stata ripetutamente messa in discussione nel corso degli ultimi mesi, cosa che ha creato non pochi problemi al prezzo del petrolio. Oggi, però, non si parla più di semplici problemi, ma di vere e proprie defezioni che rischiano di far crollare quello storico compromesso.
Come già accennato in precedenza, l’Ecuador si è tirato fuori dai tagli alla produzione ed ha annunciato che non sarà più in grado di limitare l’output per motivazioni che riguardano il proprio deficit fiscale.
“Abbiamo bisogno di fondi per la tesoreria fiscale, per cui abbiamo preso la decisione di aumentare la produzione di greggio in modo graduale. Ciò che l’Ecuador fa o non fa ha un impatto minimo sulla produzione dell’OPEC”,
ha affermato il ministro dell’energia Carlos Perez.
Prezzo petrolio scende con scorte API
A determinare l’attuale ribasso del prezzo del petrolio ci hanno pensato i già citati dati sulle scorte di greggio USA pubblicati diverse ore fa dall’API, l’American Petroleum Institute.
Dopo essere crollate di 8,13 milioni di barili nella precedente settimana, le giacenze di greggio statunitensi sono risalite di 1,6 milioni di barili e hanno deluso le attese degli analisti che si aspettavano una nuova flessione di 3,2 milioni per la settimana terminata il 14 luglio.
Il prossimo ostacolo per il prezzo del petrolio sarà l’odierna rilevazione EIA che è in genere altamente correlata con quella dell’API. Nel caso in cui anche i dati di oggi lasceranno intravedere un nuovo aumento delle scorte, la quotazione di greggio tornerà ancora una volta a viaggiare sotto pressione.
Tuttavia, fanno notare gli analisti, il continuo deprezzamento del dollaro USA potrebbe anche riuscire a limitare il sell-off e a porre un freno ai ribassi del prezzo del petrolio.
I livelli tecnici
Nel momento in cui si scrive il prezzo del petrolio WTI sta viaggiando con un ribasso di 0,16 punti percentuali e sta scambiando su quota $46,33 al barile. Sul fronte rialzista i $46,90/$47,00 potrebbero rappresentare la prima resistenza da abbattere per tornare prima sui massimi del 6 luglio a $48,20 e poi sul livello psicologico dei $50.
Dal punto di vista ribassista, invece, l’immediato livello di supporto corrisponde alla soglia psicologica dei $45, minimo toccato l’ultima volta lo scorso 13 luglio. La rottura al ribasso del suddetto supporto potrebbe aprire le porte prima ai minimi del 19 giugno a $44,05 e poi ai minimi del 20 giugno a $42,75.
La maggior parte degli analisti è convinta che non solo le defezioni OPEC, ma soprattutto la produzione non faranno altro che determinare una continua debolezza del prezzo del petrolio.
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