Piero Scandellari, Centergross: “Nella moda il riciclo deve diventare una pratica virtuosa”. Evento il 27/10 a Bologna

Redazione

25/10/2023

25/10/2023 - 10:20

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Il presidente di Centergross Bologna anticipa i temi del convegno organizzato da Money.it e Parlamento europeo per venerdì 27 ottobre.

Piero Scandellari, Centergross: “Nella moda il riciclo deve diventare una pratica virtuosa”. Evento il 27/10 a Bologna

Il 27 ottobre alle 17 nella sala convegni di Centergross nella Zona Artigianale Funo Bologna, prenderà il via l’incontro dal titolo “La strategia dell’Unione Europea per un tessile sostenibile e circolare”.
L’evento - organizzato in collaborazione con Money.it e Parlamento Europeo - rappresenta un’occasione irrinunciabile per approfondire la posizione dell’Unione europea riguardo alla nuova legislazione che mira a rendere più sostenibili i prodotti, definendo i requisiti di molti prodotti, incluso tutto il comparto del tessile.

Un appuntamento che vede protagonista la realtà di Centergross, la più grande area commerciale B2B europea della Moda Pronta italiana, della meccanica, logistica e servizi, con 700 aziende coinvolte per un giro d’affari annuo di circa 5 miliardi. Ecco che cosa ci ha raccontato il presidente, Piero Scandellari, in riferimento al tema del convegno.

Moda e sostenibilità: davvero possibile? Non è una contraddizione in termini, là dove la moda pretendere di essere passeggera e cambiare le abitudini dei consumatori?
“La storia di Centergross dimostra che sono valori che è possibile coniugare, laddove per sostenibilità s’intenda un vero e proprio approccio votato ai suoi 3 pilastri: sociale, economica e ambientale. Il nostro distretto li sintetizza tutti perché 46 anni orsono fu costruito esattamente su quei presupposti. Basti pensare, giusto per fare qualche esempio, all’inquinamento e al traffico portati fuori dal centro di Bologna, alle nostre migliaia di alberi che aumentiamo di anno in anno, ai servizi di cui possono usufruire le oltre 6mila persone che tutti i giorni lavorano da noi, tra cui un asilo nido per i loro bambini. La sostenibilità è dunque un valore intrinseco di Centergross tant’è che, per venire alla moda, le aziende del nostro distretto hanno dato vita al modello di business del Pronto Moda”.

Che cosa si intende per sostenibilità, in questo settore? Qual è il modello di Centergross?
“Cominciamo dal concetto di sostenibilità nella moda: a mio avviso significa operare con etica, essendo consapevoli che ciò che facciamo singolarmente, sommato all’operato di tutti gli altri, determina l’andamento del mondo in cui viviamo. Nel bene o nel male. Questa non è semplice retorica, ma il frutto di un approccio fondato sui valori della nostra tradizione: non dimentichiamo che molte delle aziende di Centergross nascono da famiglie. Quindi, per sintetizzare: fare moda di qualità, che non inquini il pianeta e prodotta in Italia. Questo ci riporta al modello di business nato al Centergross, il Pronto Moda. Al contrario del fast-fashion, che lucra sulla produzione di enormi quantitativi in paesi dove la manodopera ha un costo basso a causa dell’assenza di diritti dei lavoratori sia per l’impatto negativo che produce sull’ambiente, il Pronto Moda è un modello virtuoso perché nato all’insegna della sostenibilità basato su una filiera corta, che si sviluppa nel raggio di 80 chilometri, sulla velocità di realizzazione del prodotto e di distribuzione favorendo un riassortimento continuo di collezioni evitando giacenze di magazzino e sprechi, perché si produce solo ciò che si vende, nemmeno un capo in più. Peraltro, andando incontro alle esigenze dei piccoli commercianti e dei negozi multi-brand, che sono le prime vittime del giogo delle grandi catene fast-fashion”.

Dove bisogna intervenire?
“Per quanto mi riguarda la risposta è molto semplice: sostenendo modelli di business come il Pronto Moda che, in virtù di ciò che spiegavo prima, si può considerare come un vero e proprio baluardo di difesa del Made in Italy. Infatti, come è noto il fast-fashion si rivolge a quei target di mercato che difficilmente potrebbero permettersi i grandi marchi delle collezioni: ecco, il Pronto Moda costituisce un’alternativa di qualità, Made in Italy e accessibile dal punto di vista economico. Si tratta di qualità riconosciute dal ministro alle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso in occasione di Winter Melody: ci auguriamo che le sue parole costituiscano un primo passo che ci conduca tutti ad un futuro molto prossimo in cui lo Stato tuteli le nostre aziende e i nostri commercianti, creando le condizioni affinché possano competere con i giganti del fast-fashion”.

C’è qualcosa che, invece, va corretto?
“Le cose da correggere sono molte, a cominciare da alcune scelte sbagliate del passato che hanno messo in posizione di forza chi oggi produce in paesi dove la mano d’opera ha costi bassissimi e che inquinano più di Europa e Stati Uniti messi insieme. Se non abbiamo il coraggio di dire con chiarezza queste cose, allora non andremo da nessuna parte”.

Quali sono i passi da compiere e da parte di chi?
“Governo ed Unione Europea dovrebbero partire dal presupposto di tutelare le nostre eccellenze, mettendo aziende e artigiani nelle condizioni di essere competitivi sul mercato e – cosa che ritengo molto importante – di tramandare il proprio sapere alle future generazioni. Attenzione, con le regole attuali è praticamente impossibile competere con colossi come Shein poiché, come dicevo poc’anzi, a loro è concesso di dettare legge a casa nostra ma utilizzando le regole di casa loro. Questo è uno dei danni collaterali della globalizzazione che va affrontato dalle Istituzioni, e non solo nel settore della moda”.

Si può agire a livello globale o resta una scelta «individuale»?
“Aziende, istituzioni locali, governi nazionali, istituzioni sovranazionali: dobbiamo fare gioco di squadra, solo così potremo vincere questa sfida epocale. Poi, come dicevo all’inizio, tutto si tiene, quindi il comportamento del singolo conta. Ma conta, e tanto, anche il contesto a cui deve adeguarsi”.

Le istituzioni hanno un ruolo e quale?
“Prendere atto della realtà e agire di conseguenza, nell’interesse delle comunità che rappresentano, non di altri. Il fatto che il Parlamento Europeo discuterà di una materia così importante aprendosi all’ascolto delle realtà di Centergross è un esempio virtuoso, così come lo è il sostegno che riceviamo tante Istituzioni, dal Comune, alla Città Metropolitana alla Regione. Servono iniziative concrete, ad esempio la formazione è un altro tassello fondamentale ed in questo senso ritengo che un Liceo del Made in Italy per formare le figure professionali richieste sul mercato possa rivelarsi un’idea ottima”.

Riciclare vs riutilizzare: quale peso hanno? Che cosa può essere più utile? Qual è la posizione di Centergross?
“Anche nella moda il riciclo deve diventare una pratica virtuosa a vantaggio del recupero della materia prima, mentre il riutilizzo viene preso in considerazione da alcuni brand, anche in Centergross, per praticare l’up-cycling che molto successo sta riscuotendo negli ultimi tempi perché guarda al vintage, ma con creatività rivolta alla sostenibilità. Il riutilizzo però, deve avere un valore economico che lo giustifichi e i grandi luxury brand hanno certamente le migliori condizioni per avere, oltre a quella ambientale, una forte motivazione di marketing. Per il Pronto Moda degli operatori del Centergross, a mio avviso, la scelta dipenderà dal valore del capo. Avendo generalmente prezzi accessibili, credo che il riciclo rappresenti la soluzione più frequente e praticabile”.

La sostenibilità ha un prezzo: chi lo paga? E chi lo dovrebbe pagare, se la risposta è diversa?
“Nel caso in cui vengano a mancare i presupposti di cui ho parlato nelle risposte precedenti, a pagare saranno aziende e consumatori. Mi pare scontato, per non dire lapalissiano. Creiamo le condizioni per una competizione ad armi pari con paesi come Cina e India, e allora vedrete che avremo più sostenibilità economica (stipendi più alti), sociale (più diritti e servizi per i nostri lavoratori) e quindi più ricchezza che, di conseguenza, “pagherà” anche il conto assai salato della sostenibilità ambientale (adeguamento a procedure, sostituzione macchinari, ecc.”.

La sostenibilità può diventare un fattore socialmente discriminante?
“Nel caso delle realtà straniere che citavo prima dovrebbe già esserlo, visto che inquinano distruggendo interi ecosistemi del pianeta e che sfruttano il lavoro regime di semi-schiavitù. In questo senso è fondamentale fare informazione, anche e soprattutto valorizzando alternative sostenibili e Made in Italy come il Pronto Moda”.

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