La riforma fiscale ha cambiato le regole dei 100 euro in busta paga, modificando il meccanismo del trattamento integrativo. Vediamo perché milioni di italiani non prendono più il bonus Renzi.
Che fine ha fatto il bonus Renzi, i famosi 100 euro in busta paga? Perché in molti non si trovano più la voce del trattamento integrativo nello stipendio? Nasce tutto dalla riforma fiscale che è andata a toccare l’Irpef, riducendone aliquote e scaglioni.
La nuova Irpef basata su quattro aliquote e scaglioni invece di cinque ha avuto, come prima conseguenza, quella di dover riscrivere la curva delle detrazioni e delle agevolazioni. Il risultato pratico è che una vastissima platea di contribuenti che prima percepivano i 100 euro direttamente in busta paga ora dovranno farne a meno.
Vediamo chi non prende più il bonus Renzi e perché la voce del trattamento integrativo è sparita dalla busta paga.
Che fine ha fatto il bonus Renzi? Cosa cambia con le nuove regole
La riforma Irpef, entrata in vigore dal 1° gennaio 2022, si basa, in sintesi, su tre elementi:
- il taglio delle aliquote (da cinque a quattro);
- l’aumento delle detrazioni da lavoro;
- la modifica del trattamento integrativo.
Il bonus Renzi prima (cioè fino al 31 dicembre 2021) veniva percepito dai contribuenti con redditi fino a 40.000 euro, in due modalità:
- come credito Irpef in busta paga (ovvero, i 100 euro sullo stipendio) per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 28mila euro;
- come detrazione per i cittadini con redditi dai 28mila ai 40mila euro.
Con la riforma fiscale questa detrazione, che diminuiva all’aumentare del reddito, viene abolita, ma i cambiamenti non sono finiti qui. In base alle nuove regole, il trattamento integrativo spetta solo ai cittadini con redditi fino a 28mila euro, ma con differenze importanti.
I 100 euro direttamente in busta paga vengono percepiti solo dai cittadini con redditi fino a 15mila euro. La situazione si complica per i contribuenti con redditi tra i 15mila e i 28mila euro: è proprio chi si trova in questa fascia di reddito che si chiede perché non prende più il bonus Renzi.
Bonus Renzi per redditi tra 15mila e 28mila euro: come funziona
La legge di Bilancio 2022 ha previsto un cambio di rotta per i contribuenti con redditi tra i 15mila e i 28mila euro. Questa fascia di reddito, tra l’altro, è quella che riguarda la maggior parte del popolo italiano. Secondo le nuove regole, i 100 euro spettano a questa categoria solo se la somma delle detrazioni per le spese sostenute fino al 31 dicembre 2021 sia di ammontare superiore all’imposta lorda.
Quali detrazioni? Quelle degli articoli 12 e 13 del Tuir, ovvero:
- familiari a carico;
- mutui agrari;
- mutui immobiliari per acquisto della prima casa fino al 31 dicembre 2021;
- redditi da lavoro dipendente e assimilati;
- spese sanitarie;
- spese per i lavori in casa (dalle ristrutturazioni alla riqualificazione energetica);
- erogazioni liberali.
Ecco perché non prendi più il bonus Renzi: il paradosso della riforma fiscale
In termini pratici, come capire se il bonus Renzi spetta oppure no? Chi è nella fascia di reddito tra i 15 e i 28mila euro fa il calcolo del bonus spettante solo a condizione che nel 2021 abbia fatto spese rientranti tra quelle degli articoli 12 e 13 del Tuir.
Questo significa che i cittadini senza familiari a carico, che non hanno chiesto mutui e non hanno fatto lavori di ristrutturazione o di riqualificazione energetica, per esempio, non hanno più diritto al trattamento integrativo. Abbiamo chiesto un commento a Marco Cuchel, presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti, sulle conseguenze della riforma fiscale sulla busta paga del ceto medio, quindi i cittadini con redditi fino a 30mila euro.
Il presidente Anc Cuchel ha confermato il paradosso di questa riforma fiscale:
“Se la somma di queste detrazione è di ammontare superiore all’imposta lorda scatta la clausola di salvaguardia e a quel punto si beneficia del trattamento integrativo, pur essendo sopra i 15mila euro ed entro i 28mila euro. Chi non ha fatto ristrutturazioni alla propria abitazione, quindi, anche se supera i 15mila euro di reddito non avrà il trattamento integrativo. E per milioni dipendenti sotto i 28mila euro di reddito il trattamento integrativo voleva dire una sostanziale differenza di possibilità e capacità di spesa.”
Il problema, come sottolinea Cuchel stesso, è che la riforma è stata fatta a tavolino, senza prendere in considerazione le esigenze quotidiane: non è che se non sono state fatti lavori edilizi, per esempio, non sono state sostenute altre spese. Tra le eventualità più comuni c’è l’acquisto dei grandi elettrodomestici a rate: si prendono degli impegni economici, ma visto che non rientrano tra quelli previsti dal Governo, si rimane esclusi dal bonus, perdendo capacità di spesa.
A peggiorare la situazione c’è il fatto che per il recupero del bonus Renzi eventualmente spettante si dovrà aspettare la prossima dichiarazione dei redditi, quella del 2023, con il conguaglio a luglio. Nel frattempo, si prospettano quasi due anni di busta paga più leggera.
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