Perché il caso Epstein sta scatenando la rabbia tra i supporter di Trump

P. F.

18 Luglio 2025 - 13:16

I sostenitori MAGA sono furiosi con Donald Trump per come ha gestito il caso Epstein.

Perché il caso Epstein sta scatenando la rabbia tra i supporter di Trump

Negli ultimi giorni Donald Trump si è trovato ad affrontare un’insolita ondata di critiche. Questa volta, però, le accuse non vengono da oppositori politici o dai sostenitori dell’ideologia “woke”, ma proprio dai suoi (un tempo) fervidi sostenitori alla base del MAGA, acronimo di “Make America Great Again”, slogan simbolo del movimento politico guidato dal tycoon statunitense.

Al centro dello scontro c’è il caso Jeffrey Epstein e, in particolare, la mancata pubblicazione dei nomi dei presunti clienti coinvolti nel traffico sessuale di minori gestito dal miliardario, trovato morto in carcere nel 2019.

Il caso Epstein e la promessa tradita di Trump e Bondi

Il punto cardine di tutta la vicenda è Jeffrey Epstein, un imprenditore statunitense legato a nomi molto influenti del mondo della politica, della finanza e dello spettacolo - tra sue amicizie più note c’era anche il Principe Andrea d’Inghilterra - che nel 2019 fu accusato e condannato per abusi sessuali e traffico internazionale di minori. La sua morte, avvenuta in carcere qualche mese dopo l’arresto, venne definita come un apparente suicidio, ma ci sono molte teorie del complotto che affermano che il magnate sia stato assassinato per evitare che uscissero allo scoperto i nomi dei suoi “clienti” più famosi.

Lo scorso febbraio, la Procuratrice Generale Pam Bondi, nominata dallo stesso Trump, aveva dichiarato di essere al lavoro sulla lista dei clienti di Epstein e di volerla rendere pubblica a breve. La sua promessa aveva riacceso l’entusiasmo della base MAGA, da anni convinta del complotto sulla morte di Epstein, con la speranza di poter finalmente smascherare i nomi dei potenti di fronte al mondo intero.

Tuttavia, a luglio il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e l’FBI hanno pubblicato un documento congiunto dove ribadiscono che Epstein si è suicidato e che non esiste alcuna lista di nomi, aggiungendo che i documenti restanti sul caso non verranno resi pubblici per motivi legali.

I MAGA non l’hanno presa bene - sono diventati virali sui social i video di alcuni supporter che bruciano i cappelli simbolo della campagna politica di Trump - e hanno accusato Bondi e Trump di essere diventati parte di un sistema che un tempo promettevano di distruggere.

Invece di rassicurare i suoi sostenitori, Trump ha reagito con rabbia. In un post su Truth Social, ha definito le accuse legate al caso Epstein una “bufala della sinistra radicale” e ha insultato i suoi supporter con epiteti come “deboli”, “ingenui” e “idioti della sinistra”.

Si ribellano anche i volti noti della base MAGA

A infiammare ulteriormente la polemica ci sono le prese di posizione di importanti figure del mondo conservatore americano e del partito del magnate statunitense. Mike Johnson, presidente repubblicano della Camera e fedelissimo di Trump, ha richiesto la pubblicazione di tutti i documenti relativi a Epstein, così come ha fatto l’ex vicepresidente di Trump, Mike Pence, che ha dichiarato alla CBS News:

“Penso che sia giunto il momento per l’amministrazione di pubblicare tutti i documenti relativi alle indagini e al processo contro Jeffrey Epstein”.

Laura Loomer, teorica del complotto e stretta collaboratrice del Presidente degli Stati Uniti, ha affermato che è necessaria la nomina di un procuratore speciale per gestire le indagini sui documenti.

Non sono mancate le critiche dell’ex collaboratore Elon Musk, che in un post su X ha insinuato che Trump stesso - un tempo amico di Epstein - potrebbe aver avuto qualcosa da nascondere e che il dossier fosse stato “ripulito” per proteggere i potenti amici del presidente o lo stesso capo della Casa Bianca.

La tensione è cresciuta alle stelle anche all’interno dell’FBI, dove il vice direttore Dan Bongino, anche lui sostenitore accanito di Trump, ha dichiarato di non aver apprezzato la linea di Bondi, lasciando intendere che avrebbe voluto pubblicare più documenti e che ora starebbe valutando le dimissioni.

Iscriviti a Money.it