Perché la Guardia di Finanza ha sequestrato 1,2 miliardi in azioni Campari

Alessandro Nuzzo

1 Novembre 2025 - 12:30

Le Fiamme Gialle su disposizione del Tribunale di Monza hanno effettuato un sequestro preventivo di circa il 16% delle azioni Campari per una presunta frode fiscale.

Perché la Guardia di Finanza ha sequestrato 1,2 miliardi in azioni Campari

Campari, il colosso del beverage, è finita nel mirino della Guardia di Finanza e del Tribunale di Monza. Nella giornata di ieri le Fiamme Gialle hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo per circa 1 miliardo e 200 milioni di euro, pari a circa il 16% delle azioni della società, gestita dalla holding lussemburghese Lagfin, che detiene la maggioranza, il 51,8%, della società quotata in Borsa.

La Procura contesta una presunta frode fiscale risalente al 2019, avvenuta nel momento della fusione per incorporazione della controllata italiana, che deteneva il pacchetto di maggioranza di Davide Campari. Sotto inchiesta è finito Luca Garavoglia, patron della Lagfin.

Dall’inchiesta, avviata nel 2023 e conclusasi quest’anno, sono emerse plusvalenze non dichiarate per 5 miliardi e 300 milioni, maturate dalla controllata italiana poi incorporata nella holding lussemburghese. Tali plusvalenze non sarebbero state tassate al momento della loro fuoriuscita dal territorio italiano, come previsto dalla normativa fiscale. Secondo le ricostruzioni, il gruppo avrebbe messo in atto una serie di operazioni societarie complesse, trasferendo solo formalmente gli asset della controllata italiana a una nuova filiale locale. In realtà, però, la gestione operativa del ramo finanziario sarebbe rimasta nelle mani della sede centrale estera, eludendo così la reale supervisione nazionale.

Il sequestro è stato disposto bloccando le azioni ordinarie della società controllata dalla holding con sede in Lussemburgo, per un valore pari alla somma indicata nel decreto, equivalente all’imposta non versata al momento del trasferimento all’estero della società incorporata.

Lagfin risulta indagata ai sensi del decreto legislativo 231 del 2001, che disciplina la responsabilità amministrativa delle società per i reati commessi nel loro interesse. Sul piano personale, l’inchiesta coinvolge Luca Garavoglia e Giovanni Berto, il dirigente che aveva firmato la dichiarazione dei redditi 2020 relativa all’esercizio 2019.

Non è la prima volta che Lagfin finisce sotto la lente degli inquirenti. Già nel 2024 le era stato contestato il mancato pagamento della exit tax da parte della holding lussemburghese. L’Agenzia delle Entrate aveva richiesto al gruppo il versamento di 1,2 miliardi di euro di imposte.

Nessun impatto diretto sull’azienda

In una nota diffusa in tarda serata, il gruppo Campari ha precisato che «la controversia non coinvolge né Davide Campari-Milano N.V. né il gruppo Campari», escludendo quindi qualsiasi impatto diretto sull’azienda.

Da parte sua, Lagfin, la holding lussemburghese della famiglia Garavoglia, ha chiarito che si tratta di «un contenzioso fiscale in corso da circa due anni, che non ha mai riguardato in alcun modo il gruppo Campari». La società ha inoltre ribadito di aver «sempre operato nel pieno rispetto di tutte le normative vigenti, incluse quelle fiscali italiane» e ha annunciato che «si difenderà con determinazione e trasparenza in tutte le sedi competenti».

Infine, Lagfin ha sottolineato che, detenendo oltre l’80% dei diritti di voto di Campari, «la misura adottata non incide minimamente sulla partecipazione di controllo» nel gruppo.

Argomenti

Iscriviti a Money.it

Money Awards Logo

Le votazioni ai Money Awards sono aperte!

Registrati su Money.it e vota la tua azienda preferita ai People's Money Awards 2025!

Vota ora