Pensionati, medici e poliziotti: chi viene penalizzato dalla legge di Bilancio 2023?

Luna Luciano

25 Dicembre 2022 - 11:30

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Numerose sono le categorie di lavoratori e non che sono state penalizzate dalla legge di Bilancio. Ecco quali e cosa sta succedendo.

Pensionati, medici e poliziotti: chi viene penalizzato dalla legge di Bilancio 2023?

La legge di Bilancio 2023 avrebbe fatto le sue prime “vittime”. Diverse, infatti, sono le categorie di lavoratori e non che sono state penalizzate dalla manovra del Governo Meloni.

Manovra che è stata spesso criticata non solo da organi istituzionali italiani, ma anche europei. L’Ue ha infatti stroncato alcuni provvedimenti, come quello dello stop all’obbligo del pos o sul tetto del contante, dichiarando che questi favorirebbero l’evasione fiscale.

Adesso a criticare la legge di Bilancio sono gli stessi cittadini che si trovano in una posizione sfavorevole, causata dalla decisione del Governo di effettuare una manovra senza scostamento di bilancio, con il risultato di tagliare il più possibile “facendo cassa” sui contribuenti, colpendo il sistema del welfare. Ecco chi è stato penalizzato dalla Legge di Bilancio 2023.

Chi viene penalizzato dalla legge di Bilancio 2023

Non sarà di certo un lieto Natale per molte categorie di lavoratori e cittadini a causa della legge di Bilancio che minaccia di tagliare proprio sul welfare. Numerose sono le categorie che risentono infatti della manovra senza scostamento attuata dall’esecutivo. Di seguito quali sono i lavoratori più colpiti.

Pensionati

Gli interventi sulla previdenza sociale scontentano sia chi è già in pensione sia chi è si accinge di raggiungere l’età per l’uscita dal mondo del lavoro. I pensionati sono stati colpiti da una norma che riduce l’indicizzazione all’inflazione degli assegni, partendo quindi da quattro volte il minimo. Come spiegato da Ivan Pedretti dello Spi Cgil, alla fine l’emendamento per “ripristinare il 100% fino a cinque volte il minimo di rivalutazione” si è rivelato una “bufala”, e il taglio alla perequazione dovrebbe comportare delle perdite per chi ha un assegno alto. Deludenti anche le nuove norme sull’età pensionabile. La nuova Quota 103 riguarderà una platea notevolmente ridotta e lo stesso vale per l’Opzione Donna, che sposta a 60 anni l’età di uscita con uno sconto di un anno per ogni figlio, inasprendo i requisiti.

Medici e sanitari

Si abbassano le previsioni del rapporto spesa sanitaria pubblica/Pil al 6,1% contro il 7% dell’anno in corso e contro la media europea 7,9% . Stando alla manovra sono previsti solo due miliardi in più al fondo sanitario nazionale, dei quali 1,4 miliardi serviranno a coprire i costi energetici. Non solo. Sono stati eliminati dalla manovra 200 milioni di euro per le indennità da versare a medici e personale dei Pronto soccorso, portati sempre più al limite, nonché i 10 milioni del Piano oncologico, quanto mai necessario. Ad aggravare la situazione, oltre alla mancanza di fondi e i tagli, c’è il mancato intervento del Governo per eliminare il tetto di spesa per il personale che - come spiegato Pierino Di Silverio alla guida del sindacato dei dirigenti medici Anaao-Assomed - potrebbe contrastare la decisione di rivolgersi alle cooperative.

Scuola

Il Governo taglia anche sull’Istruzione, prevedendo il ridimensionamento delle istituzioni scolastiche a 700 unità nei prossimi anni, causando l’accorpamento di isituti, minore autonomia, razionalizzazione dei dirigenti e in ultima battuta anche delle strutture. Tutto ciò porterebbe a una minore efficienza degli istituti offerta agli studenti. A protestare poi ci sono i dirigenti, scontenti per il mancato adeguamento degli stipendi ai livelli degli altri manager pubblici. Di contro sono stati assegnati 30 milioni l’anno per tre anni alle scuole paritarie come “contributo” ed è stata innalzata dal 20% al 30% la quota massima di risorse destinate a fini premiali per la qualità della didattica per le Università e gli Istituti superiori non statali - come previsto per le università statali. Insomma si taglia sull’istruzione pubblica, premiando invece quella privata, rischiando di aumentare il divario tra le classi sociali.

Polizia penitenziaria

Sono stati tagliati 36 milioni da qui al 2025 sul bilancio del Dap (dipartimento di amministrazione penitenziaria) con 9,57 milioni solo nel 2023, su una dotazione complessiva per le carceri che nel 2021 ha superato i 3 miliardi e vale oltre il 30% dei fondi per la Giustizia - come riportato dal Fatto Quotidiano. Altri tagli per 1,5 milioni riguardano poi la Giustizia minorile. “Le condizioni in cui lavora il personale continueranno a essere indegne” ha affermato Gennarino Di Fazio a capo della Uil penitenziari. Il settore è in continua sofferenza e solo pochi giorni fa si è verificato un altro suicidio di un detenuto, raggiungendo quota 82, numero mai raggiunto negli ultimi 20 anni. Eppure ancora spera Giovanni Battista del Sappe, sindacato autonomo non ostile alla destra che ha affermato che dalla Presidenza del Consiglio sarebbero giunte parole confortanti sulla cancellazione dei tagli.

Dipendenti Pubblica amministrazione

Tra le categorie di lavoratori penalizzati dalla manovra troviamo i dipendenti della Pa. Alla mancata proroga dei contratti è stato previsto un incremento dello stipendio dell’1,5% che, come ricorda il Fatto Quotidiano, “dovrebbe far fronte alla perdita di salario dovuta all’inflazione” che ormai si attesta al 10%. Eppure, questa “mancetta” risulta del tutto inaccettabile. L’aumento una tantum, infatti premierebbe i dirigenti, mentre per i dipendenti pubblici l’aumento è di circa 30 euro lordi al mese, che risulta inutile con un’inflazione che aumenta. Il rischio, come spiegano i numerosi sindacati, è che con gli stipendi che rimangono costanti e l’aumento dell’inflazione decresca la spesa del personale e quindi si annullerebbero le future assunzioni. Il settore pubblico rischia di finire su un “binario morto”.

Lavoratori precari

Con la Legge di Bilancio il Governo non è intervenuto per ridurre il precariato, ma anzi ne causerebbe l’aumento. La manovra, infatti, estenderebbe l’uso dei voucher nei settori del turismo, commercio, discoteche e night club. Questo ampliamento renderà più “precari e ricattabili” i lavoratori e soprattutto le donne: “Sono a rischio tutele come la maternità, i congedi parentali, la malattia e l’infortunio” ha commentato Paolo Andreani, segretario generale Uiltucs. Per il settore dell’agricoltura, dopo le proteste dei sindacati, il governo ha introdotto il “lavoro occasionale agricolo”, una tipologia di tutela migliore dei voucher, ma ritenuta comunque insufficiente per la Flai Cgil, in quanto si può applicare per massimo 45 giorni all’anno, il che implicherebbe un contratto annuale a un lavoratore (magari uno studente) che può essere chiamato a lavorare massimo 45 giorni l’anno. Questa situazione potrebbe aprire nuovi spazi di sfruttamento e caporalato.

Percettori del reddito

Sicuramente il Reddito di cittadinanza è stato al centro di questa manovra, che ha previsto un taglio al sussidio. Per gli “occupabili” l’aiuto economico potrà durare solo sette mesi e per luglio oltre 400 mila famiglie si ritroveranno senza sussidio statale. Inoltre, i beneficiari saranno costretti ad accettare qualsiasi offerta di lavoro, anche non “congrua” e in qualsiasi zona d’Italia altrimenti pena perdere il sussidio in anticipo. Una condizione che porterà a maggior precariato e sfruttamento dei lavoratori. Come ricordato da Emiliano Manfredonia, presidente delle Acli facente parte dell’Alleanza contro la povertà, il reddito non dovrebbe essere eliminato ma migliorato, agendo sulle politiche attive, rafforzando le infrastrutture sociali e non mettendo sempre più in difficoltà numerosi cittadini, che rischiano di finire al di sotto della soglia di povertà.

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