Patreon: come funziona la tassazione e requisiti fiscali per diventare creator

Caterina Gastaldi

23 Giugno 2022 - 18:02

condividi

Quando si va ad aprire un account di Patreon ci si può trovare di fronte a diversi obblighi nei confronti del Fisco.

Patreon: come funziona la tassazione e requisiti fiscali per diventare creator

Nata nel 2013, Patreon è una piattaforma che negli anni si è fatta conoscere sempre di più, diventando di uso comune soprattutto per gli artisti, come disegnatori, fumettisti, o youtubers.

Non è difficile, infatti, trovare qualcuno che ha un account su questa piattaforma o che sostiene un creator attraverso Patreon, ma quando si va a parlare di fisco, requisiti fiscali per diventare creators e tassazione, il discorso diventa velocemente complicato.

Le ragioni sono diverse, e in buona parte sono legate anche alla mancanza di una normativa ad hoc ideata per venire in soccorso di chi offre servizi online o guadagna da portali internet, che si tratti di bloggers, youtubers, o creators di Patreon appunto.

Proprio per questo motivo è consigliabile, nel momento in cui si decide di investire e creare un account su Patreon, di affidarsi al sostegno di un dottore commercialista esperto in questo settore, poiché non è detto che tutti lo siano. L’intento di questo articolo è quello di aiutare ad avere le idee più chiare al riguardo, così da poter capire quali possono essere gli obblighi e i requisiti fiscali di cui tenere conto, nel momento in cui si fa questa scelta.

Come funziona Patreon, in breve

Gli utenti possono iscriversi a questo portale e mettere a disposizione la propria arte e le proprie capacità, rendendoli disponibili attraverso diversi tipi di abbonamento, diventando creators. Dall’altra parte, a formare l’altra metà del mondo del portale in questione, ci sono coloro che supportano i diversi creatori.

Un utente, quando trova un creator che gli interessa può scegliere di sottoscrivere uno degli abbonamenti mensili, di pagare solo per un determinato contenuto, o impostare il pagamento per un massimo di mesi, per esempio.

Le opzioni sono diverse, e dipendono anche da quali ha messo a disposizione il creator in questione. In una situazione del genere si potrebbe quindi pensare di pagare direttamente l’artista che si vuole supportare. Tecnicamente, in realtà, il funzionamento è diverso: l’utente paga Patreon, che offre il servizio. A questo punto Patreon prende la sua commissione (che va dal 5% al 12%), e gira quanto rimasto al creator, dopo aver tolto anche le tasse per il pagamento che possono variare a seconda del tipo di modalità scelta.

Patreon quindi conta, fiscalmente, come un fornitore di servizi digitali, e il creatore di contenuti riceverà il pagamento da un’azienda (Patreon stesso) che ha sede in California, negli Usa. La disciplina che regola la fatturazione internazionale può rivelarsi particolarmente complessa, ed è quindi un motivo in più per richiedere l’aiuto di un commercialista.

Gli utenti iscritti al servizio come “spettatori”, inoltre, devono anche andare a pagare l’Iva, che viene aggiunta e segnalata come tale nell’abbonamento, ed è calcolata in base al luogo in cui vive chi acquista il servizio. In pratica, se si acquista l’abbonamento per un podcast pubblicato da un creator belga, per esempio, a questo verrà aggiunta anche l’Iva italiana.

Si può utilizzare la prestazione occasionale su Patreon?

La risposta semplice è no. La prestazione occasionale infatti può venire utilizzata per ricevere il pagamento di lavori o servizi che non siano abituali e continuativi nel tempo. Essendo il modello di Patreon su abbonamento, questo lo rende, per forza di cose, abituale.

Non significa che non ci possano essere casi particolari in cui potrebbe essere possibile, ma si tratterebbe generalmente di un’eccezione che non potrebbe andare avanti nel tempo.

È necessario avere la partita Iva?

Come si può intuire da quanto detto poco prima, la risposta è sì. Non esiste, infatti, un minimo di guadagno necessario per poter aprire la partita Iva. Il problema legato a questa scelta però è dovuto ai doveri legati alla sua apertura.

Infatti nel momento in cui si aprirà la partita Iva sarà necessario anche pagare, a cadenza trimestrale, i contributi dovuti all’Inps, che si aggirano sui 4000 euro. Ci si troverà, inoltre, anche a dover rispettare diversi obblighi, tra cui anche l’iscrizione alla camera di commercio quando necessario, e quello di fatturazione elettronica, per esempio.

L’apertura di una partita Iva è comunque un passaggio necessario per poter essere in regola con il fisco italiano e lavorare come creators su Patreon, ma a seconda del proprio volume di guadagni può non essere la scelta più economicamente sostenibile.

Una buona alternativa è scegliere il regime fiscale forfettario, quando possibile, che permette, tra le altre cose, di versare una quantità minore di contributi all’Inps.

Scegliere il codice Ateco corretto

Nel momento in cui si apre la partita Iva bisogna anche andare a identificare il proprio tipo di attività attraverso l’utilizzo del codice Ateco corretto, mentre nel caso in cui si avesse già una partita Iva, bisognerebbe comunque andare ad aggiungere il nuovo riferito all’attività avviata su Patreon.

Qual è quindi il codice Ateco giusto? Molto dipende dal tipo di servizio che fornite sulla piattaforma. È giusto precisare fin da subito che non ci sono codici specifici per attività online e, in Italia, anche i codici per lavori artistici scarseggiano. La scelta del codice sbagliato però può comportare spese onerose, ed è quindi fondamentale scegliere quello (o quelli) corretti.

Potendo svolgere diverse attività sulla piattaforma ci si potrebbe trovare di fronte a situazioni differenti, ma alcuni codici Ateco utili in questo caso sono:

  • nel caso in cui si offrissero corsi professionali, anche di aggiornamento (come di formazione informatica, cucina da chef, o sicurezza) il codice è 85.59.20;
  • se si lavora come modelli, il codice può ricadere sotto la definizione di “altre rappresentazioni artistiche”, ed è il 90.01.09;
  • nel caso in cui si stesse pubblicando un podcast, allora il codice dovrebbe essere il 58.19.00, ovvero “altre attività editoriali”;
  • se si lavora come illustratori o designer (in campo pubblicitario o editoriale), allora il codice giusto potrebbe essere il 74.10.29, che si riferisce a “altre attività dei disegnatori grafici”, si tratta però di un’opzione non del tutto corretto nel caso in cui si pubblicassero anche tavole di fumetto, per esempio;
  • nel caso di fumettisti allora il codice migliore è il 90.03.09, “altre creazioni artistiche e letterarie”, che include al suo interno anche coloro che sono definiti “cartonisti”.

Questi sono solo alcuni esempi di codici Ateco possibili, e prima di andare a creare la propria partita Iva e inserire il codice desiderato, è consigliabile consultare un commercialista.

Cos’è il modello W-8BEN

Quello chiamato modello W-8BEN ufficialmente è anche conosciuto come “Certificato di stato di beneficiario estero per la ritenuta d’acconto per gli Stati Uniti e relativa segnalazione”.

Questo modello è importante da compilare per evitare di ricadere in una situazione di doppia tassazione, infatti quando vengono ricevuti dei pagamenti da una ditta statunitense (come Patreon appunto) il fisco Usa, l’Irs, vuole sapere come mai quei soldi si spostano all’estero e tassarli se necessario.

Nel caso in cui non si compilasse il modello infatti ci si può trovare nella situazione in cui i propri introiti da parte di Patreon verranno tassati dagli Usa anche del 30%. Tuttavia gli accordi tra Italia e Usa permettono di non cadere in questa situazione e proteggere i propri guadagni.

Il modulo in questione quindi serve a dimostrare che, anche se si viene pagati in dollari, non si è cittadini statunitensi, non si ha sede negli Usa, e si risiede in Italia.

Iscriviti a Money.it