Non solo petrolio, ecco cos’altro gestisce іl fоndо dі іnvеѕtіmеntо ѕаudіtа

Alessandro Nuzzo

5 Luglio 2025 - 11:33

Il Public Investment Fund (PIF) saudita ha superato 1 trilione di dollari di asset gestiti. Ma cala l’utile nel 2024.

Non solo petrolio, ecco cos’altro gestisce іl fоndо dі іnvеѕtіmеntо ѕаudіtа

L’Arabia Saudita non è solo petrolio. Il combustibile fossile non è una risorsa infinita e, per questo, il ricco Paese arabo ha compreso che la sua economia non può più basarsi esclusivamente sull’oro nero. È proprio per questo motivo che, soprattutto per volontà del principe ereditario Mohammed bin Salman, l’Arabia Saudita ha lanciato un ambizioso programma denominato Saudi Vision 2030, con l’obiettivo di diversificare gli investimenti e rendere l’economia del regno sempre meno dipendente dal petrolio.

Si tratta di un programma strutturato e lungimirante, fondato su ingenti investimenti immobiliari, piani di riqualificazione urbana e strategie di acquisizione di asset in alcune delle più importanti società internazionali. Con Saudi Vision 2030, l’Arabia Saudita punta anche a ripulire la propria immagine internazionale, attrarre ricchi investitori stranieri e presentarsi come un nuovo polo globale di benessere, innovazione e sviluppo sostenibile.

Superata quota 1 trilione di dollari di asset gestiti

La diversificazione degli investimenti avviene principalmente tramite il Public Investment Fund (PIF), il fondo sovrano saudita attraverso il quale il governo realizza i suoi investimenti strategici. Secondo l’ultimo rapporto annuale, il PIF ha raggiunto un traguardo significativo: la gestione di asset per 1 trilione di dollari, con un aumento del 18% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, accanto alla crescita del patrimonio gestito, il fondo ha registrato un calo degli utili.

Secondo il report 2024, l’utile netto è sceso del 60% rispetto all’anno precedente, passando da 17 miliardi di dollari nel 2023 a 6,9 miliardi. Il PIF ha attribuito questo calo all’impatto dei tassi d’interesse elevati, all’inflazione e alla svalutazione di specifici investimenti. Il fondo ha precisato che le svalutazioni sono principalmente conseguenza di revisioni nei piani operativi e di un aumento significativo dei costi stimati per alcuni progetti.

Nonostante queste difficoltà, il PIF ha alzato il proprio obiettivo patrimoniale al 2030 a 2.670 miliardi di dollari, con un incremento di quasi il 43% rispetto al target iniziale di 1.870 miliardi. Una revisione ambiziosa, soprattutto considerando le sfide attuali: il prezzo del petrolio in calo, i ritardi nei mega-progetti e la revisione al ribasso dei budget per alcune opere infrastrutturali.

In cosa investe il fondo PIF

Tra le operazioni di successo del fondo nel 2024 spiccano la crescita della società di eSport Savvy Games, la compagnia di leasing aeronautico AviLease, l’operatore di telecomunicazioni STC e il colosso minerario Ma’aden. A questi si aggiungono i dividendi della Saudi National Bank, che hanno contribuito a generare un aumento del 25% dei ricavi annuali, rafforzando la solidità finanziaria del fondo.

Il PIF è oggi attivo a livello globale, con partecipazioni e acquisizioni di rilievo iniziate nel 2015. In quell’anno ha acquisito il 38% della società sudcoreana POSCO e, l’anno successivo, ha investito circa 3,5 miliardi di dollari per ottenere il 5% di Uber. Nel marzo 2016 è stato annunciato che il controllo di Saudi Aramco sarebbe stato trasferito al fondo sovrano, rafforzando il suo peso strategico. Successivamente, il PIF ha stretto importanti accordi commerciali con colossi statunitensi come General Electric, Lockheed Martin e Blackstone Group.

Il 27 aprile 2020 la fondazione ha acquisito una quota del 5,7% nel distributore di concerti Live Nation, e il 16 maggio dello stesso anno ha investito in quote di minoranza di alcune delle maggiori società americane, tra cui Boeing, Facebook e Citigroup.

Nel 2021 il fondo ha ampliato la sua presenza nel settore automobilistico di lusso, investendo in marchi di alta gamma come McLaren e Pagani Automobili, puntando così sull’eccellenza ingegneristica e sull’appeal globale del Made in Italy. Non meno rilevanti sono stati gli investimenti nel mondo del calcio: prima con l’acquisizione del Newcastle United nel Regno Unito, poi con il controllo diretto di quattro club della Saudi Professional League: Al-Ittihad, Al-Nassr, Al-Hilal e Al-Ahli, nell’ambito di un progetto di crescita e internazionalizzazione del calcio saudita.

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