Mastercard deve rimborsare milioni di persone, anche chi ha una carta Visa

Ilena D’Errico

12/06/2025

In arrivo un rimborso per milioni di persone da parte di Mastercard, ecco cos’è successo.

Mastercard deve rimborsare milioni di persone, anche chi ha una carta Visa

Mastercard deve rimborsare milioni di persone. Finalmente è stato raggiunto un accordo provvisorio che mette fine al lunghissimo contenzioso della class action Merricks vs Mastercard, cui hanno aderito numerosi clienti (e non) britannici. La causa, durata quasi 10 anni, si è infatti svolta nel Regno Unito, sotto la guida del difensore civico finanziario Walter Merrick. Quest’ultimo ha ottenuto un rimborso simbolico per circa 2,5 milioni di persone, dopo una battaglia legale lunghissima ed estenuante, ottenendo così giustizia per le commissioni interbancarie giudicate troppo alte e ingiustificate, ma dovendo pattuire per una cifra piuttosto modesta rispetto alle aspettative iniziali. Si parla di 200 milioni di sterline, con cui dovrebbero essere garantiti rimborsi da circa 80 sterline ciascuno, sempre che le stime iniziali sui cittadini aventi diritto siano corrette. Altrimenti, la cifra potrebbe essere inferiore per riuscire a soddisfare tutte le richieste. Nel dettaglio, il rimborso potrebbe essere abbassata fino a circa 40 sterline. Ecco cosa c’è da sapere e chi ne ha diritto.

Chi ha diritto al rimborso da Mastercard

La class action Merricks vs Mastercard riguarda clienti che risultavano residenti nel Regno Unito alla data del 6 settembre 2016. Altra condizione è aver vissuto in Inghilterra, Galles o Irlanda del Nord per almeno 3 mesi dal 1997 al 2008 oppure in Scozia tra il 1992 e il 2008, sempre per almeno 3 mesi. I richiedenti, inoltre, dovevano avere all’epoca dei fatti almeno 16 anni, pertanto la platea di beneficiari si riduce ai nati prima del 1992.

Per quanto riguarda la richiesta di rimborso dovrà presto essere messo a disposizione un portale online da cui presentare la domanda. In questo modo sarà possibile presentare un reclamo ufficiale a Mastercard, nell’ambito della fattispecie oggetto del contenzioso, e indicare gli estremi per il rimborso. Secondo le anticipazioni, peraltro, non saranno richieste prove di sorta per documentare il danno subito. La causa è durata quasi un decennio, riguardando peraltro anni ancor precedenti, e sarebbe impossibile pretendere delle prove dai consumatori. Anche per questa ragione è essenziale rientrare nei criteri temporali individuati nella class action, che di fatto riguardano il periodo in cui le commissioni applicate da Mastercard (anche con le carte Visa) sono state illegittime e hanno danneggiato ingiustamente i clienti.

Nel dettaglio, si fa riferimento a transazioni avvenute tra il 1992 e il 2008. In questo periodo buona parte dei consumatori britannici ha subito un incremento esponenziale dei costi per vari servizi, proprio a causa delle elevate commissioni applicate dall’azienda. Inutile dire che Mastercard nega le accuse e, stando alla difesa, ritiene che andare avanti con il contenzioso avrebbe portato a un rimborso ancora più basso per i clienti o addirittura nullo. Nonostante ciò, ha deciso comunque di accettare l’accordo con Merricks, che è stato approvato nella sua versione provvisoria anche dal tribunale.

Come anticipato, il risultato è decisamente sotto le aspettative, ma il difensore civico si dichiara comunque piuttosto soddisfatto del risultato ottenuto. Merricks ha infatti dichiarato quanto segue:

Durante il lungo corso del caso, che ha comportato la vittoria con una decisione chiave della Corte Suprema, ho stabilito precedenti importanti per garantire che altre azioni collettive che seguiranno alla mia avranno maggiori prospettive di successo. Sono orgoglioso di aver raggiunto una somma di liquidazione sostanziale, anzi la più grande transazione per un gruppo di consumatori del Regno Unito attraverso i tribunali inglesi.

Merricks si è inoltre espresso sulla disputa con i finanziatori della class action, che ha rallentato ulteriormente il contenzioso, che hanno cercato di impedire il patteggiamento per ottenere un risarcimento più sostanzioso. In questo modo, tuttavia, avrebbero compromesso i diritti dei consumatori e portato alla sconfitta in tribunale. Almeno questo è ciò che ritiene il difensore civico, peraltro con l’approvazione del tribunale che ha voluto evitare a tutti i costi una “causa nella causa”.

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