Il manifesto del World Economic Forum sotto i riflettori

Erasmo Venosi

21 Gennaio 2020 - 11:02

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Davos 2020: il manifesto del World Economic Forum sotto i riflettori

Il manifesto del World Economic Forum sotto i riflettori

Il World Economic Forum dopo mezzo secolo d’incontri annuali quest’anno annuncia che concorrerà alla necessaria svolta che coniuga capitalismo responsabile e sostenibilità.

Le intenzioni ci sono se diventano linee guida per le imprese e indicazioni come appaiono nel nuovo Manifesto “Davos Manifesto 2020: The Universal Purpose of a Company in the Fourth Industrial Revolution”.

Il manifesto di Davos 2020

Nel Manifesto un elemento che emerge con forza è proprio la responsabilità degli imprenditori nei confronti della società in cui operano. Si afferma che l’obiettivo primario delle imprese non deve essere solo il profitto, ma anche la protezione della biosfera, la giustizia sociale, la promozione di un benessere diffuso e condiviso.

Sostenibilità è concetto ampio, che oltre alla dimensione ambientale comprende anche quella sociale ed economica. La necessità di presentare un nuovo Manifesto (il primo fu nel 1973) deriva dalla questione dei cambiamenti climatici, dal come farvi fronte, dalla crescita delle disuguaglianze sociali, l’aumento dell’instabilità sociale, l’opposizione alle modifiche del welfare.

Sarà vera svolta e non atteggiamento di greenwashing? Certamente nessuno ha intenzione di delegare agli imprenditori il raggiungimento di obiettivi ambientali e sociali essendo questi compiti della politica, ma rendere compatibile il capitalismo con la necessità di tutela della Natura, della biodiversità, equivale a preservare la sopravvivenza della vita sul pianeta.

A Davos viene riesumato il concetto del Manifesto di 47 anni lo ‘stakeholders’, ovvero che le aziende devono servire gli interessi dell’intera società e non solo dei loro azionisti. Il Manifesto tratta anche altri temi importanti come la lotta alla corruzione, i limiti agli stipendi dei grandi manager, l’intelligenza artificiale, i diritti umani e l’equa tassazione soprattutto dei giganti come Google, Amazon, Facebook e Apple.

Sarà lanciata anche l’iniziativa di piantare mille miliardi di alberi in 10 anni e far uscire dalla ignoranza digitale un miliardo di persone. Le intenzioni sono buone, ma non mi aspetterei molto da questi annunci, anche se l’accresciuta sensibilità ambientale dei consumatori obbliga le aziende a cambiare.

Osservo che comunque la storia delle grandi corporation è storia di saccheggio, di predazione di beni ambientali attraverso il mancato rispetto proprio degli standard ambientali e delle delocalizzazioni, in paesi con assenza di legislazione ambientale e bassi livelli di tassazione.

Infine le imprese grandi e piccole restano società che hanno come obiettivo il risultato economico e concorreranno al raggiungimento degli obiettivi economici e sociali se questi non pregiudicheranno la loro competitività e i loro profitti. Intanto resta invariata a livello globale la quota delle fonti fossili per la produzione di energia.

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