Un’indagine ha trovato tracce di contaminazione da Pfas nelle fontanelle d’acqua di molte città italiane. Scopriamo quali sono le peggiori
Circa due mesi fa più di 100 persone che hanno partecipato a una manifestazione podistica in nord Italia sono rimaste intossicate per aver bevuto acqua da alcune fontanelle dislocate lungo il percorso.
Si è poi scoperto che le fontanelle erano private, che non erano collegate all’acquedotto comunale e che, probabilmente, erano state contaminate dalla pioggia.
Il fatto, però, ha riportato l’attenzione sulle fontanelle sparse nelle città e sulla qualità della loro acqua. Una qualità decisamente bassa secondo una recentissima ricerca che ha rilevato un’alta concentrazione di Pfas nei punti acqua di alcune delle più importanti località italiane.
Le città con le fontanelle più inquinate d’Italia
Un’importante associazione di consumatori italiani ha recentemente pubblicato uno studio relativo alla presenza di Tfa, un composto che fa parte dei famigerati “PFAS”, nelle acque delle fontanelle di 10 importanti comuni italiani in cui sono presenti anche stabilimenti che imbottigliano acque minerali.
Il più alto tasso di contaminazione da Tfa è stato rilevato alla fontanella della casa dell’acqua di Torino. Dietro di lei, nella classifica delle peggiori, si sono piazzate piazza della Repubblica a Firenze e Paesana, paese a meno di 40 km da Cuneo. A ridosso del podio ancora una volta una fontanella di Torino, mentre la quinta posizione è stata quella di Luserna San Giovanni.
Allargando lo spettro dell’analisi alle altre città oggetto di analisi si scopre che i tassi di contaminazione maggiori sono concentrati nelle più grandi regioni del Nord Italia e in Toscana, seppur con qualche eccezione come la fontanella di piazza Duca d’Aosta di Milano, risultata la meno contaminata tra quelle analizzate.
Cos’è il Tfa e perché potrebbe essere pericoloso per la salute
Il Tfa è uno dei principali Pfas, sostanze idrorepellenti e termo-resistenti che vengono ampiamente utilizzate negli imballaggi industriali, in quelli alimentari e nei tessuti impermeabili. Sostanze che, purtroppo, sono dette anche inquinanti eterni, in quanto quasi impossibili da eliminare dai terreni e dalle falde acquifere.
Al momento di scrivere manca una letteratura scientifica approfondita sui danni che la contaminazione da Pfas potrebbe causare all’organismo umano, ma alcuni studi statistici recenti hanno fatto alzare il livello di guardia.
La European Environment Agency, ad esempio, l’organo che monitora le condizioni ambientali dei Paesi UE, ha riscontrato un aumento delle malattie alla tiroide e al fegato, dei casi di obesità, di problematiche legate alla fertilità e ai tumori, nelle zone con le concentrazioni di Pfas più elevate.
Il consiglio, quindi, è di ridurre più possibile i pericoli di contaminazione. Nel caso specifico delle fontanelle d’acqua è meglio preferire le bottiglie sigillate. Possibilmente in vetro.
Nel caso dei cibi, anch’essi a rischio contaminazione (i Pfas sono presenti anche in molti pesticidi utilizzati in agricoltura), una buona pratica è sempre quella di procedere con lavaggi accurati prima del consumo e, se possibile, con la cottura tramite bollitura.
© RIPRODUZIONE RISERVATA