Le tre sfide dell’asset allocation

Mattia Prando

23 Settembre 2019 - 12:54

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In un quadro in cui sembra essere prossimo l’avvio di una recessione, si aprono tre nuove sfide per l’asset allocation. Vediamo quali

Le tre sfide dell’asset allocation

Secondo l’opinione di molti gestori, l’attuale ciclo economico è alle sue battute finali, con l’economia globale che punta verso una recessione. Quello su cui non c’è accordo è sul “quando” questa crisi si verificherà, in quanto vi sono ancora diversi fattori a sostegno dei mercati.

Nel corso del 2019 questo non dovrebbe accadere, in quanto ci si avvia verso le battute finali dell’anno, solitamente molto positive per i listini azionari. Oltre a questo, si deve considerare che l’approccio delle banche centrali dovrebbe restare estremamente accomodante e che Donald Trump, al fine di essere rieletto il prossimo anno, potrebbe diventare meno aggressivo sul fronte commerciale.

Il contesto pone diversi problemi dal punto di vista dell’asset allocation perché si deve cercare un approccio conservativo, ma che non escluda i portafogli da possibili ulteriori rialzi. Per Yoram Lustig, Responsabile delle Soluzioni Multi-Asset EMEA di T. Rowe Price, vi sono tre sfide principali.

Correlazioni medie poco indicative

Lustig mette in evidenza come i dati sulle correlazioni medie (usate spesso dagli asset manager) cambiano a seconda che le performance degli azionari siano molto positive o negative.

In sostanza, “sembra che la natura positiva o negativa delle correlazioni dipenda principalmente da quale elemento esercita l’influenza dominante sul mercato: il ciclo economico o la politica monetaria”, sostiene l’esperto.

Nello specifico, quando è il ciclo economico a dettare l’andamento dei mercati, azioni e obbligazioni tendono a muoversi in maniera opposta: nei momenti in cui la recessione è vicina, gli operatori vendono titoli azionari e comprano asset tradizionalmente a basso rischio, come le obbligazioni. Quando invece si è prossimi all’uscita dalla fase di crisi, accade il contrario.

A volte però, sono fattori come inflazione e politica monetaria a guidare l’andamento dei mercati: in questi casi, azioni e obbligazioni tenderanno a muoversi all’unisono.

“È evidente che in determinate circostanze i dati sulla correlazione media si dimostreranno uno strumento inefficace: meglio allora acquisire una conoscenza più approfondita del modo in cui le correlazioni cambiano nel tempo”, sottolinea il Responsabile delle Soluzioni Multi-Asset EMEA di T. Rowe Price.

Meglio adottare nuove classificazioni per gli attivi

Con il tempo, le tre categorie di attivi tradizionalmente identificati (azioni, reddito fisso e alternativi) hanno fatto emergere diversi sottogruppi, i quali presentano diversi problemi di correlazione.

Per questo motivo, Yoram Lustig afferma come sia necessario adottare nuove classificazioni basate sul comportamento degli asset, come “crescita”, “difensivi” e “decorrelati”.

“Gli asset di crescita probabilmente comprenderanno le azioni giapponesi, europee e statunitensi e le obbligazioni high yield, insieme al debito dei mercati emergenti in valuta locale; quelli difensivi saranno costituiti generalmente dai titoli di Stato core e dalle obbligazioni investment grade; infine, gli asset decorrelati includeranno le strategie azionarie long/short e altri tipi di hedge fund”, chiosa l’esperto.

Più rischio sui titoli di Stato

Per quanto concerne i bond governativi, la situazione rispetto a un tempo è cambiata. Le politiche ultra espansive delle Banche centrali hanno fatto contrarre i rendimenti dei titoli di Stato, tanto che vi sono 14,334mila miliardi di dollari di debito a rendimento negativo.

Gli attuali yield vicini o sotto lo zero e la duration in crescita rende questi asset più volatili rispetto al passato, e ciò implica un rischio maggiore.

Quali soluzioni adottare?

Secondo Lustig, se si volesse valutare una modifica dei portafogli in vista di una possibile recessione, si dovrebbe adottare un metodo basato su “un’allocazione geografica e settoriale e una gestione della duration entrambe di tipo attivo”. In sostanza, si tratta di costruire portafogli diversificati, composti da asset scarsamente correlati fra loro.

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