Lavoro notturno fattore di rischio per il cancro al seno?

Simone Micocci

4 Aprile 2023 - 20:57

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Il tumore al seno può essere scatenato da troppi turni di lavoro svolti di notte? Secondo la Francia sì: ecco cosa può cambiare in Italia.

Lavoro notturno fattore di rischio per il cancro al seno?

In Francia è stata presa un’importante decisione che potrebbe avere conseguenze anche nel nostro Paese: per la prima volta il lavoro notturno è stato riconosciuto come fattore di rischio per il tumore al seno. Tant’è che a un’infermiera a cui è stato riscontrato un cancro al seno è stata riconosciuta la malattia professionale.

E anche se si tratta di una novità che non ci tocca da vicino, non è da escludere che possano esserci risvolti anche in Italia, in quanto in eventuali contenziosi si potrebbero portare come prova le evidenze scientifiche poste alla base della decisione francese.

Si tratta quindi di un importante capitolo della storia che potrebbe portare al riconoscimento tout court del lavoro notturno come fattore di rischio, il che potrebbe essere determinante ai fini del riconoscimento delle relative indennità Inail.

“Il lavoro notturno può portare al cancro al seno”

A ufficializzarlo è stato il Conseil médical, l’organo incaricato di pronunciarsi sul riconoscimento delle malattie professionali nella pubblica amministrazione: tra i fattori scatenanti di un cancro al seno può esserci anche il lavoro notturno, specialmente quando svolto con particolare assiduità.

Nel dettaglio, come riportato da Le Monde, la decisione riguarda un’ex infermiera, attualmente in pensione, impiegata per oltre 28 anni presso l’Hôpital de Sarreguemines. Passando dai reparti di ginecologia a quelli di cardiologia, questa ha maturato ben 873 servizi notturni - alternati con diurni e pomeridiani - fino all’età di 48 anni, quando è passata solamente a diurni.

Subito dopo, però, le è stato diagnosticato un tumore al seno che secondo l’infermiera sarebbe stato causato dagli orari di lavoro nei periodi trascorsi. Tant’è che ha chiesto il riconoscimento della malattia professionale, supportata dai sindacati (CFDT – Mines de Moselle, uno dei più importanti tra quelli nazionali), portando avanti una battaglia lunga 14 anni.

Alla fine è arrivata quella che viene definita una decisione “senza precedenti”, in quanto - nonostante le evidenze scientifiche non siano ancora solide - ha provveduto a riconoscere di fatto il lavoro notturno come causa scatenante il tumore.

Cosa può succedere in Italia?

Oncoline ha intervistato Elisabetta Iannelli, avvocato e vicepresidente di Aimac (Associazione Italiana Malati di Cancro, Parenti e Amici) chiedendole i possibili risvolti in Italia.

Nel dettaglio, Iannelli ha riconosciuto l’importanza della decisione francese aggiungendo che potrebbe portare a conseguenze anche nel nostro Paese laddove dovessero esserci contenziosi sulla stessa fattispecie.

A tal proposito, ricordiamo che oggi il riconoscimento della malattia professionale - di cui si occupa l’Inail - può avvenire in due differenti modalità:

  • da una parte ci sono le malattie professionali tabellate, per le quali vige la “presunzione legale dell’origine professionale”. Si tratta quindi di quelle malattie per le quali si dà per scontato che potrebbero insorgere in alcuni lavoratori vista l’attività svolta. Ne è un esempio il mesotelioma, ossia il tumore della pleura che può insorgere in caso di esposizione all’amianto;
  • dall’altra le malattie non tabellate, per le quali l’onere della prova grava sul lavoratore. Dovrà essere questo, infatti, a dimostrare che c’è un nesso di causalità tra l’attività lavorativa svolta e la malattia. Appunto come nel caso della donna francese, la quale ha dovuto dimostrare che sono stati proprio i turni - estenuanti - di lavoro ad averle provocato la malattia.

Quindi, un eventuale riconoscimento del tumore al seno come malattia professionale dovrà avvenire in questa seconda modalità: come in Francia, sarà la lavoratrice a dover dimostrare che è stato l’orario di lavoro a scatenare il tumore. E in tal caso potrebbe portare a proprio supporto le evidenze scientifiche che hanno portato il Conseil médical a decidere in tal senso.

A tal proposito, spiega Iannelli, è interessante che per la prima volta un tumore sia stato riconosciuto come malattia professionale non tanto per l’esposizione a una sostanza cancerogena quanto più per le modalità di lavoro, in particolare per il fatto che il lavoro notturno è stato riconosciuto come più faticoso e stressante rispetto al lavoro diurno.

Cosa dicono gli studi?

Ma la domanda è: a oggi cosa dicono le indagini effettuate? Sono più di 15 anni che si sta valutando se esiste un nesso di causalità tra cancro al seno e lavoro notturno.

Uno studio condotto in Canada, ad esempio, ha rilevato un aumento del rischio di cancro al seno laddove dovesse esserci un inversione dei turni di lavoro per periodi prolungati di oltre 30 anni. E anche studi successivi hanno accertato un incremento del tumore al seno per le lavoratrici notturne, qualunque sia il lavoro svolto.

La ragione potrebbe essere che la melatonina, ormone con effetto anticancerogeno, viene prodotta in minor quantità nel caso in cui il ritmo circadiano subisca dei cambiamenti.

Tant’è che nel 2020 l’International Agency for Research on Cancer (IARC) ha classificato i turni lavorativi notturni come “probabilmente cancerogeni per gli esseri umani” e non solo per il tumore al seno ma anche per quelli che colpiscono prostata, colon e retto. Il problema è che sono stati inseriti nel gruppo 2A, quello in cui esistono delle evidenze scientifiche - provenienti da sperimentazioni animali - ma non sufficienti per quanto riguarda le verifiche sull’uomo.

Per il momento, quindi, non esiste ancora una base scientifica sufficiente per riconoscere il lavoro notturno come causa scatenante del tumore al seno. Per la Francia comunque gli elementi di cui si dispone sono stati sufficienti per confermare il nesso di causalità, chissà se in futuro anche in Italia si arriverà a una storica sentenza di questo tipo.

Nel frattempo la scienza continuerà a fare i propri test, con la speranza che si faccia definitivamente luce sui rischi correlati allo svolgimento del proprio lavoro in orari notturni.

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