La classifica delle regioni italiane peggio governate

Chiara Esposito

14/05/2022

14/05/2022 - 12:49

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La classifica Ue sulla qualità istituzionale non ci premia: il miglioramento italiano non basta a sanare il divario con gli altri stati europei.

La classifica delle regioni italiane peggio governate

Un mappa interattiva de ilSole24Ore racconta le carenze del sistema politico italiano rispetto al panorama europeo. Il grafico, estrapolato dall’ultimo rapporto della Commissione europea sulla politica di coesione, esamina il livello di fiducia dei cittadini nei confronti delle amministrazioni nazionali e locali e certifica risultati non incoraggianti in diverse zone del nostro Paese, prime su tutte Calabria e Campania. Solo la Provincia di Trento è di pochissimo sopra la media Ue.

Gli indici comunitari per il rilevamento di qualità istituzionale 2021 sono basati su una vasta rosa di parametri ma i nostri territori peccano per corruzione, applicazione dello Stato di diritto e burocrazia efficiente. Peggio solo Bucarest mentre in vetta troviamo l’arcipelago delle Åland (Finlandia).

Da questo studio emergono importanti divari, sia a livello nazionale che continentale; capiamo perché dando uno sguardo ai dati e alla classifica stilata.

La classifica italiana, regione per regione

Il sondaggio attualmente in discussione s’impernia su temi quali istruzione, sanità e applicazione della legge. Queste politiche sono infatti il fulcro dell’attività di un Paese, questioni grazie alla quali è possibile indagare la percezione che i cittadini hanno dei livelli di corruzione, qualità della burocrazia e imparzialità.

Per dare una misura complessiva, la scala è graduata con colorazioni diverse corrispondenti all’oscillazione tra >+1,5% e <-1,5%. Il range viene infatti segmentato in otto colorazioni da verde al rosso inteso. La Provincia di Trento si trova così a 0,01 rispetto al valore medio (che è zero) con un verde chiaro mentre la Calabria è a -2,09, penultima nel ranking complessivo, ed ha la colorazione è più scura.

Ricordiamo quindi come il range vada da 1 a 206 e la classifica sulla qualità della governance italiana si articola così:

  • Calabria n.205;
  • Campania n.204;
  • Basilicata n.194;
  • Sicilia n.189;
  • Puglia n.188;
  • Sardegna n.184;
  • Molise n.180;
  • Lazio n.179;
  • Abruzzo n.171;
  • Lombardia n.154;
  • Marche n.147;
  • Umbria n.146;
  • Liguria n.141;
  • Valle D’Aosta n.133;
  • Piemonte n.131;
  • Emilia Romagna n.126;
  • Toscana n.125;
  • Provincia di Bolzano n.116;
  • Veneto n.108;
  • Friuli Venezia Giulia n.103;
  • Provincia di Trento n.99.

Rispetto agli anni passati, salta all’occhio la posizione della Lombardia. Nel quadriennio 2017-2021 è stata infatti l’unica regione italiana in cui l’indice ha subito un peggioramento. Le ipotesi avanzate dagli esperti del Sole24Ore mettono al centro dello scostamento la pandemia che, nella fase iniziale, l’ha colpita pesantemente anche a livello istituzionale.

La mappa tra top e flop: il divario è netto

Ad accezione di una piccola porzione centrale quindi osservare questa mappa è un po’ come risalire la Penisola; un dato importante per comprendere il divario territoriale che si registra nel nostro Paese e continua a mostrare l’immagine di un scenario politico a due velocità.

L’immagine complessiva infatti restituisce un’Italia frammentata analogamente a quella di Spagna, Belgio, Irlanda, Polonia, Francia e Slovenia. Nei Paesi nordici, invece, non si registrano sostanziali differenze regionali.

A più ampio spettro diremmo inoltre che il «nord» e il «sud» d’Europa non si discostano poi tanto da questo quadro. La spaccatura dell’UE è pressoché diagonale e ci parla dello stato dei territori del Sud-Est con evidenti problemi nella fascia del meridione e in Polonia. Critica infatti la situazione di regioni bulgare, rumene, ungheresi e qualche zona della Grecia.

Lo scopo dei paragoni europei

Se volessimo però guardare questi dati in prospettiva la situazione non sarebbe neanche troppo buia: in Italia infatti tra il 2013 e il 2021 la percentuale di popolazione che ha fiducia nel governo è aumentata, il problema è che questo non basta. I miglioramenti nazionali ancora non reggono il confronto con lo standard europeo e rispetto ai cittadini degli altri Paesi, gli italiani del 2021 restano ancora troppo scettici nei confronti delle proprie istituzioni.

Solo vendendo la questione in prospettiva capiamo come meno di un terzo esprime fiducia sia nei confronti del governo nazionale sia verso quello della propria regione. Quanto ad amministrazioni locali, peggio dei nostri ci sono solo i numeri degli ungheresi.

Comparazioni come queste, in ultima analisi, dovrebbero incentivare la riflessione dei principali decisori politici. Grazie alle indicazioni minuziose tracciate regione per regione non è poi difficile comprendere su quali fronti urge intervenire. Acquisire consapevolezza è il primo passo poiché, anche se invertire la rotta richiede una mobilitazione di peso, complessa e articolata, almeno sappiamo da dove partire.

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