La chimica e la tutela dell’ambiente possono convivere?

Antonella Coppotelli

20 Febbraio 2024 - 14:15

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Chimica e ambiente possono convivere pacificamente e nel rispetto reciproco? Ne abbiamo parlato in un’intervista esclusiva con Ersilia Arace e Annarita Panarelli di Arace Laboratori.

La chimica e la tutela dell’ambiente possono convivere?

Nata nel 2009, Arace Laboratori si occupa di analisi chimiche e biologiche altamente qualificate e con una forte attenzione alle esigenze dei clienti. La caratteristica principale di Arace Laboratori è il capitale umano: puntare sui talenti e su professionisti di qualità è la chiave per ottenere risultati.

Uno staff altamente specializzato in discipline chimiche e biologiche, ma anche una dotazione di attrezzature scientifiche all’avanguardia rendono l’organizzazione un punto di riferimento importante per enti pubblici, aziende e privati.

Il rispetto dell’ambiente, oggi, è centrale nel dibattito pubblico ma anche per le aziende. “Gli insediamenti hanno un impatto sull’ambiente con le loro “scorie”, ma grazie ai laboratori di analisi ci sono modi per tracciare e monitorare questi dati, e quindi ridurli”, come ha spiegato in un’intervista a Money.it Ersilia Arace ricercatrice e Founder di Arace Laboratori che insieme alla Dottoressa Annarita Panarelli, Responsabile della Formazione dell’azienda, ci hanno parlato della loro realtà in un’intervista esclusiva.

Domanda: Come nasce Arace Laboratori?
Risposta: Arace Laboratori nasce nel 2009. La struttura porta il nome della giovane ricercatrice che, all’apice della sua carriera universitaria, ha voluto realizzare un centro di analisi chimiche e biologiche altamente qualificato e con una forte attenzione alle esigenze dei clienti. Priorità: puntare sul capitale umano investendo su personale d’eccellenza, creando un vantaggio competitivo che sarebbe stato facilmente percepito dai clienti.

D: Quant’è fondamentale la tecnologia in un settore come il vostro e qual è l’attuale stato dell’arte in Italia?

R: La tecnologia è e sarà la vera chiave di volta di un settore strutturalmente sul quale c’è ancora molto da fare, sia a livello generazionale che a livello normativo, c’è bisogno di uno approccio più hi –tech.

Per fare un esempio, oggi la normativa di settore prevede ancora metodiche con utilizzo di vetreria o alambicchi per alcune determinazioni normati da metodi ufficiali.
Ma le necessità del mondo di oggi sono molto più veloci rispetto agli standard di qualche decennio fa, quindi vi è sicuramente la necessita’ di intervenire su un intero settore che deve avere un approccio più futuristico.

D: Tenete molto alla formazione dei nuovi collaboratori, tanto che per voi è una leva distintiva anche per attrarre talenti. Secondo la sua esperienza quanta differenza c’è tra realtà, inteso come mondo del lavoro, e università?

R: Vi è ormai è diffuso e sotto gli occhi di tutti un abisso tra università (e scuole) e il mondo del lavoro: ci interfacciamo con un cospicuo numero di laureati con specializzazioni diverse (agronomo, chimico, biologo…), eppure sono pochissimi quelli che conoscono il quadro normativo e metodologico dei laboratori di analisi.
Questo è dovuto a una formazione accademica che non prepara gli studenti e alla figura del tecnico di laboratorio, nemmeno in fase di specializzazione, mancano esami specifici. Ancora oggi sono in molti a pensare che le analisi siano solamente legate agli esami del sangue o delle urine.

Una grande opportunità persa. I percorsi di specializzazione per il laboratorio di analisi sono quasi inesistenti e molto onerosi, per questo abbiamo deciso di puntare sulla formazione, con grandi importanti risultati.

D: Data la vostra esperienza, come pensate si debba strutturare il percorso di specializzazione di chi si vuole approcciare al settore del laboratorio di analisi?

R: Va riformato l’intero percorso accademico, a partire dalle scuole scientifiche, inserendo la figura del tecnico di laboratorio di analisi merceologica. È necessario inoltre enfatizzare la parte pratica, non solo teorica, l’esperienza in laboratorio per intenderci. Mentre per le figure che vogliono specializzarsi, vanno creati percorsi accessibili, digitali, e segmentati per tipo di attività. In questo settore il lavoro c’è, ve lo possiamo assicurare: quello che manca sono le risorse umane preparate in maniera adeguata.

D: Chimica e ambiente: secondo Lei possono convivere pacificamente, rispettandosi?

R: Devono farlo! Tante persone neanche si immaginano il lavoro che fa un laboratorio per tracciare l’impatto ambientale di un’azienda agroalimentare. Tutti gli insediamenti anche quelli alimentari hanno un impatto sull’ambiente, ma grazie ai laboratori di analisi come il nostro ci sono tecniche e metodiche di campionamento in grado di tracciare e monitorare questi dati, e quindi affiancare tecnici e pubbliche istituzioni per contenerli.
Le analisi eseguite in laboratori come il nostro sono funzionale a quantificare e quindi determinare in maniera oggettiva, e quindi ridurre, gli impatti ambientali dei vari insediamenti industriali.

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