Dallo sfruttamento di Jafurah agli investimenti miliardari negli Usa, la strategia saudita sul gas rafforza l’asse con Washington e ridefinisce la competizione geopolitica nel Golfo.
Lo sbarco di Aramco, il colosso petrolifero statale dell’Arabia Saudita, nel settore del gas naturale è una delle grandi novità dei mercati energetici globali del 2025. E mostra come l’asse geopolitico tra Riad e gli Stati Uniti non si muova solo nella direzione del presenzialismo americano in Medio Oriente ma anche verso l’attrattività di investimenti strategici sistemici nel territorio americano.
L’Arabia Saudita vuole partecipare al grande gioco dell’energia e a maggior ragione questo significa affiancare al petrolio il gas naturale in una fase di grande evoluzione sistemica, con l’Agenzia Internazionale dell’Energia (Iea) che prevede un aumento del consumo di fonti fossili da qui alla metà del secolo e eloquenti analisi che prevedono che al paradigma della transizione energetica si sostituirà quello dell’aggiunta energetica, col boom delle rinnovabili che sarà complementare e non sostitutivo a una crescita continua delle fonti tradizionali.
Aramco, con 1.600 miliardi di dollari di valutazione ottava società al mondo e prima non americana per capitalizzazione borsistica, ha capitali e margini di manovra. Dal 2019 ha investito almeno 100 miliardi di dollari e ora sotto la guida dell’amministratore delegato Amin Nasser sta lavorando tanto per aumentare la produzione interna sia per alzare il potenziale dell’export e fare sponda con gli Usa. [...]
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