L’Iva per cassa, anche detta cash accounting, è un regime che permette di differire il versamento dell’Iva: ecco di cosa si tratta.
In vigore dal dicembre 2012, introdotto dall‘articolo 32-bis del Dl 83/2012, il regime di Iva per cassa, anche conosciuto a volte come Iva per differita, è un sistema alternativo al regime IVA ordinaria o per competenza.
Coloro che sono in possesso dei requisiti necessari possono utilizzare questa tipologia di regime di Iva per differire il versamente dell’Iva, facendolo nel momento in cui viene incassata. Permette quindi di detrarre l’Iva sulle fatture di acquisto al momento del relativo pagamento.
Iva per cassa: come funziona e a chi conviene
Cos’è e cosa si intende per Iva per cassa
Con Iva per cassa si intende un regime alternativo che permette di posticipare il versamento dell’imposta sulle cessioni di beni e le prestazioni di servizi. Proprio per questo è anche definito regime di Iva differita.
A potervi accedere sono tutti quei soggetti, che siano imprenditori o lavoratori autonomi, che non abbiano realizzato un volume di affari superiore ai 2.000.000 di euro nell’anno solare precedente. Oppure si può aderirvi anche se, nel caso di una nuova attività commerciale, si preveda un volume di affari inferiore ai 2.000.000 di euro.
Inoltre, a poter aderire a questo regime, sono coloro che oltre a non superare queste cifre, fanno parte di una delle seguenti categorie, ovvero quei contribuenti che:
- Operano nell’esercizio di impresa, arti, o professioni;
- Effettuano cessioni di beni o prestazioni di servizi imponibili nel territorio dello Stato nei confronti di cessionari o committenti che, a loro volta, agiscono nell’esercizio di impresa, arti o professioni.
Anche gli enti non commerciali possono scegliere l’Iva per cassa, se in relazione ad attività commerciale eventualmente svolta.
La scelta di entrare a far parte di questo regime di Iva deve venire riportato all’interno della dichiarazione annuale Iva successiva all’applicazione del regime.
Quando si paga
In questo regime si è obbligati a versare l’Iva solo nel momento in cui viene incassata, ovvero quando diventa esigibile, e non prima.
Inoltre, dal momento in cui viene emessa la fattura si ha un tempo massimo di un anno per versare l’Iva all’Agenzia delle Entrate. Questa situazione è valida anche se, dopo questo periodo di tempo massimo, non si è riusciti a incassare l’importo, poiché un anno viene considerato un periodo di tempo sufficientemente lungo per entrare in possesso di una liquidità che, nel momento in cui è stata emessa la fattura, poteva non essere disponibile.
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L’opzione dell’Iva per cassa infatti è un’ottima alternativa per quelle realtà o persone che si trovano in momenti di scarsa liquidità, non andando ad appesantire o aggravare situazioni finanziarie di diverso tipo.
Come funziona l’iva sospesa
Con il termine “Iva sospesa”, o anche “in sospensione”, si intende, appunto, l’Iva che diviene esigibile non nel momento in cui il bene è consegnato, ma al pagamento della fattura.
Questa situazione può avvenire in due diverse situazioni:
- Quando viene adottata la liquidazione dell’IVA secondo la contabilità di cassa.
- Quando si emettono fatture a enti statali, Organi di Stato, Enti pubblici territoriali, o Camere di Commercio.
La funzione di Iva per cassa non modifica gli altri adempimenti procedurali, facendo quindi restare fermi gli obblighi contabili ordinari, come fatturazione e registrazione.
Operazioni escluse
Non è possibile svolgere ogni tipo di operazione in questa modalità. Si applica quindi a tutte le operazione attive, come per esempio cessione di beni e servizi, a eccezione di:
- Operazioni effettuate nell’ambito di regimi speciali di Iva, come regime dei beni usati o delle agenzie di viaggio;
- Operazioni nei confronti di soggetti privati, ovvero che non agiscono nell’esercizio di imprese arti e professioni;
- Operazioni effettuate nei confronti di soggetti che operano in reverse charge (inversione contabile).
- Operazioni effettuate verso PA ed enti pubblici.
In questi casi l’Iva è esigibile secondo le regole ordinarie, quindi al momento dell’effettuazione dell’operazione.
Sono inoltre escluse alcune operazioni passive.
- Le importazioni;
- Gli acquisti extracomunitari;
- L’acquisto di beni o servizi soggetti a Iva che opera in reverse charge;
- Estrazioni di beni dai depositi IVA.
Come si esce dal regime Iva per cassa
Esistono due casi in cui si può uscire dal regime di Iva per cassa, entrambi di facile attuazione.
Il primo è quando viene superato il fatturato massimo di 2 milioni di euro annui. In questo caso si esce in modo automatico e non si potrà applicare il cash accounting a partire dal mese successivo a quello in cui si è superata la soglia.
La seconda modalità di uscita dall’Iva differita è la revoca. Una volta scelto questo regime si è vincolati a un periodo di tre anni. Scaduti questi tre anni si può scegliere di rinnovarlo o revocarlo, barrando l’apposita casella all’interno della propria dichiarazione dell’Iva.
Come ogni regime di Iva anche questo ha i suoi pro e contro. Diventa utile in particolare quando si lascia ai clienti tempi molto lunghi per pagare le fatture o quando ci si trova di fronte a molte transazioni. In questo caso è infatti ottimale poter pagare l’Iva nel momento in cui viene effettuato l’incasso. Diventa invece meno conveniente per coloro che fanno molti acquisti.
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