Il governo punta a una riforma fiscale completa, anche dell’Irpef, e secondo le ultime novità si sta studiando un sistema a tre aliquote.
L’obiettivo del governo Meloni è quello di mettere a punto una riforma fiscale strutturata: non solo quindi per le partite Iva, con la flat tax, ma anche dell’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. A dare qualche dettaglio in più è Maurizio Leo, viceministro all’Economia con delega al fisco.
In base alle ultime anticipazioni, la riforma fiscale dovrebbe andare verso un sistema a tre aliquote. Già a gennaio 2022 sono entrate in vigore le nuove regole, con il passaggio da cinque a quattro aliquote e scaglioni. Cosa comporterebbe in termini di tasse da pagare un ulteriore taglio delle aliquote?
Irpef, si cambia: verso un sistema a tre aliquote
A dare qualche anticipazione su come verrà strutturata la riforma fiscale è il viceministro Mef Maurizio Leo in un’intervista al Messaggero. La visione politica di Fratelli d’Italia, insieme a tutti i partiti del centrodestra, è chiara, e di conseguenza le azioni e le proposte sono caratterizzate da una certa coerenza. Un’Irpef su tre aliquote, infatti, segue evidentemente i parametri della flat tax in vigore per le partite Iva.
Secondo quanto detto da Leo al Messaggero, l’aumento del tetto per l’applicazione della tassa piatta al 15% (da 65mila a 85mila a partire dal 1° gennaio 2023) e la flat tax incrementale per gli autonomi è il primo passaggio. Poi si interverrà anche sull’Irpef. Ma non ci sono dettagli specifici in merito alle tre nuove aliquote: quelle ipotizzate dal Messaggero sono del 23, 27 e 43%.
Nel 2022 le aliquote e gli scaglioni Irpef in vigore sono:
SCAGLIONI IRPEF 2022 | REDDITO | ALIQUOTE IRPEF 2022 |
---|---|---|
1° scaglione | fino a 15mila euro | 23% |
2° scaglione | da 15.000 a 28mila euro | 25% |
3° scaglione | da 28.000 a 50mila euro | 35% |
4° scaglione | oltre i 50mila euro | 43% |
Nell’ipotesi delle tre aliquote rimarrebbero quindi quella attualmente più bassa e quella più alta, e le due centrali (del 25 e del 35%) verrebbero unificate in un’unica aliquota del 27%. Senza riferimenti circa le fasce di reddito è complicato farsi un’idea su come cambiano le tasse da pagare, ma si può ipotizzare che il primo scaglione potrebbe essere esteso, così da rendere un po’ più equa l’imposizione fiscale.
Nell’intervista Leo specifica che “gradualmente e trovando le necessarie coperture, bisognerà andare verso un sistema a tre aliquote. Nel corso della legislatura vorremmo addolcire le aliquote per poi andare a un meccanismo flat, che però rispetti la progressività con meccanismi di detrazioni e deduzioni, senza metterci in contrasto con la Carta costituzionale”. Non ci sono spiegazioni però su come si possa mettere in atto un meccanismo di imposizione a tassa piatta che sia coerente con quanto previsto dalla Costituzione dall’articolo 53, cioè “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.”
Irpef a tre aliquote: a chi conviene?
Un’impostazione Irpef a tre aliquote a chi converrebbe? Un approccio «flat» al sistema fiscale di solito conviene ai redditi più alti. Leo specifica che «Con questi primi provvedimenti interveniamo sia sui lavoratori dipendenti, sia sui lavoratori autonomi. Quando parliamo di ricchi, parliamo di soggetti che non hanno redditi da lavoro. Sono coloro che hanno dividendi e capital gain su cui pagano il 26%, immobili abitativi affittati su cui si versa il 21% della cedolare secca. Su quest’ultima, tra l’altro, risorse permettendo, nella delega vorremmo intervenire per una equiparazione anche per gli immobili commerciali».
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Non è ancora chiaro, però, come si farà a mantenere un minimo di equità del sistema. Per Leo l’equità va valutata nel suo complesso, e non solo sul lato fiscale.
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