Cos’è l’Internet of Things? Ecco cosa c’è da sapere sull’IoT

Niccolò Ellena

20 Aprile 2023 - 10:01

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Cos’è e come funziona l’Internet of Things? Andiamo alla scoperta di questo mondo e capiamo quali sono gli oggetti coinvolti ogni giorno in questo processo.

Cos’è l’Internet of Things? Ecco cosa c’è da sapere sull’IoT

Si sente sempre più parlare dell’Internet of Things, anche conosciuto come Internet delle Cose, tuttavia molte persone non hanno chiaro che cosa esso sia.

Dare una prima definizione di Internet of Things può aiutare a capire cosa si intenda con questa dicitura; secondo l’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano quando si fa riferimento all’Internet of Things «si intende quel percorso nello sviluppo tecnologico in base al quale, attraverso la rete Internet, potenzialmente ogni oggetto dell’esperienza quotidiana acquista una sua identità nel mondo digitale».

Un concetto complesso quindi che si lega strettamente alle nuovissime proposte tecnologiche e ai prodotti del tech divenuti di uso comune. L’Internet delle Cose è il neologismo ideato per definire l’estensione di Internet al mondo degli oggetti concreti.

Nei prossimi paragrafi andremo ad approfondire cos’è l’Internet of Things, a che tipologie di oggetti si fa riferimento e come funziona l’Internet delle Cose.

Cos’è Internet of Things?

Per comprendere cos’è l’Internet of Things dobbiamo fare un passo indietro nel tempo e tornare alla vigilia del nuovo millennio, quando per la prima volta fu usato questo termine.

Fu il ricercatore britannico Kevin Ashton, che dopo essere stato nell’azienda leader di prodotti per la casa e la persona Procter & Gamble, nel 1999 approdò al MIT, Massachusetts Institute of Technology, coniando questo termine per descrivere un sistema dove Internet è connesso al mondo fisico con una rete di sensori distribuiti.

Dopo la nascita del termine sono iniziate le prime sperimentazioni come la piattaforma Cense, Central Nervous System for the Earth, nata nel novembre del 2009 negli Hp Labs con l’obiettivo di creare un network di sensori mondiale capace di connettere oggetti e persone.

Ma per comprendere pienamente la dicitura si deve arrivare ai nostri giorni: quando lo smartwatch registra i nostri dati dopo l’attività fisica e li trasmette allo smartphone, e poi alla bilancia, quando le serrande della stanza si alzano all’ora in cui suona la sveglia, quando tramite il nostro smartphone decidiamo di regolare la temperatura dei nostri termosifoni, questo (ma anche molto altro) è l’Internet delle Cose.

L’espressione indica la rete delle apparecchiature e dei dispositivi connessi a Internet: non solo computer, smartphone e tablet, ma tutto ciò che può avere sensori come per il fitness, per le automobili, le radio, gli impianti di climatizzazione, gli elettrodomestici, le telecamere, i macchinari utilizzati dalle aziende, e molto altro ancora.

E questi sono soltanto piccoli, banali esempi dell’Internet delle Cose, dal momento che i sensori su cui si basa Internet of Things consentono una molteplicità di settori applicativi, dalla meteorologia al traffico, dalla salute alla gestione domestica e l’intrattenimento.

Difatti ogni oggetto che possiede un software che gli permetta di dialogare e scambiare dati con altri oggetti ugualmente connessi sulla stessa rete rientra in questa definizione e dicitura.

L’internet delle Cose ha l’unico scopo di agevolare la quotidianità andando a svolgere mansioni per noi e ad aggiungerne altre che prima non avremmo potuto pensare di fare da soli al fine di ottimizzare ogni attività, ridurre i pericoli e limitare l’errore umano.

Inoltre l’Internet of Things può riuscire a contenere i consumi: sensori di illuminazione e climatizzazione sono in grado di percepire le condizioni climatiche e cambiare impostazioni. Un ottimo modo per riuscire a vivere in modo migliore con il Pianeta, facendoci aiutare a gestire le risorse dalla tecnologia.

Internet of Things: come lo usiamo quotidianamente

L’Internet of Things è utilizzato quotidianamente dalle aziende che hanno abbracciato la trasformazione tecnologica. Le organizzazioni più adatte a utilizzare l’IoT sono quelle che traggono vantaggio dall’uso di sensori nei processi aziendali. Vediamo alcuni esempi.

Nel settore manifatturiero le aziende possono sfruttare l’IoT per prevedere eventuali guasti alle apparecchiature ed intervenire in maniera proattiva. In questo modo queste realtà hanno la possibilità di non interrompere la loro produzione e di conseguenza di non subire danni di carattere economico. Ciò è possibile connettendo macchinari e apparecchi a Internet, in modo che esse possano essere monitorate anche a distanza.

Nel settore automobilistico l’IoT può essere di grande aiuto sia alle aziende che producono le automobili sia ai loro utilizzatori finali. Grazie all’Internet delle Cose infatti, i produttori possono intervenire rapidamente qualora sia rilevato un guasto nella fase di costruzione del mezzo; mentre i conducenti possono approfittare dei software integrati nell’automobile e connessi per essere avvisati qualora venga rilevata una disfunzione.

Nel settore delle vendite le applicazioni IoT consentono alle aziende di retail di gestire l’inventario, migliorare la customer experience, ottimizzare la supply chain e ridurre i costi operativi.

In pratica, le aziende possono sapere con anticipo se un prodotto sta per terminare oppure se rimane invenduto. In questo modo per le aziende è possibile evitare sprechi e risparmiare soldi.

Nel settore pubblico le tecnologie che sfruttano l’Internet of Things possono inviare tempestivamente informazioni legate a malfunzionamenti e guasti ai cittadini. Se ad esempio in un palazzo salta la corrente e questo è dotato di sensori IoT, è possibile inviare rapidamente una notifica ai condomini, in modo che essi possano organizzarsi di conseguenza.

Naturalmente i settori sarebbero molti altri, dal momento che l’Internet delle Cose può essere sfruttato in maniera molto versatile. Oltre al mondo aziendale, nelle case delle persone oggi ci sono oggetti molto comuni che sfruttano l’IoT per essere «smart». Alcuni esempi sono i condizionatori, le serrande, gli smart speaker e molti altri ancora.

Questi infatti, grazie alla connessione a internet di cui sono dotati, riescono ad accedere a dati in tempo reale che permettono loro di impostare la giusta temperatura in una stanza oppure di dire, su richiesta, qual è la temperatura esterna.

Il mercato dell’Internet of Things in Italia

Nel 2022 il mercato dell’Internet of Things in Italia è cresciuto del 13%, raggiungendo un valore di 8,3 miliardi di euro. Ciò è avvenuto nonostante l’attuale carenza di semiconduttori, che sono fondamentali per far funzionare tutte le tecnologie connesse.

È questo ciò che è emerso dall’ultima ricerca presentata dall’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano, attinente alle prestazioni del settore nel 2022.

In Italia il segmento ad essere cresciuto di più nel 2022 è quello delle smart car, che ha fatturato complessivamente 1,4 miliardi di euro (17%), seguito dal settore delle utility, che ha fatturato complessivamente 1,37 miliardi di euro.

In generale, dalla ricerca svolta dal Politecnico (che ha coinvolto 153 grandi imprese e 301 Pmi) si apprende che il livello di conoscenza e di utilizzo di tecnologie industriali basate sull’Internet of Things ha raggiunto un buon livello.

Rispetto al 2021, sono cresciute del 41% le Pmi che sono a conoscenza di soluzioni IoT in ambito industriale, mentre le grandi imprese sono addirittura il 98%. Il 77% delle grandi imprese e il 58% delle Pmi ha inoltre deciso di implementare almeno una soluzione di questo genere. Per entrambe le categorie, tuttavia, la mancanza di competenze adatte in azienda rappresenta un problema all’implementazione di queste soluzioni.

Secondo i dati disponibili, i dispositivi connessi in Italia sono circa 124 milioni, circa 2,1 per abitante.

Nel corso del 2022 il PNRR ha dimostrato di essere un asset fondamentale per l’IoT, specialmente in combinazione con il settore energetico. In questo frangente, il piano ha messo a disposizione quasi 7 miliardi di euro.

Ma non solo: il Piano prevede anche l’allocazione di 14 miliardi di euro per favorire l’innovazione delle smart factory; di 7 miliardi per la transizione digitale delle città; e 4 miliardi per l’attivazione di programmi di assistenza domiciliare.

Internet of Things: quali sono i pericoli?

Ancora oggi molte persone sono diffidenti nei confronti delle tecnologie connesse che sfruttano l’IoT, poiché temono che esse possano trattare i loro dati personali in maniera non adeguata. In particolare, molte persone temono di essere spiate.

Questo avviene nonostante le aziende che producono e vendono i prodotti connessi abbiano ampiamente spiegato che le informazioni che rilasciano non vengono custodite e analizzate dagli oggetti, proprio nel rispetto della privacy degli utenti.

Con lo sviluppo tecnologico potrebbero presto nascere nuove tecnologie che sfruttano l’IoT per scambiare dati con altri dispositivi e con altri sistemi su Internet; a quel punto potrebbe essere necessario rivedere le normative vigenti e adeguarle alle innovazioni.

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