Inflazione rallenta in Europa: cosa farà la Bce nel 2023?

Violetta Silvestri

4 Gennaio 2023 - 15:15

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L’inflazione nei principali Paesi europei mostra segni di cedimento: ma c’è un inganno e non tutti i prezzi stanno rallentando. Cosa farà, davvero, la Bce nei primi incontri del 2023?

Inflazione rallenta in Europa: cosa farà la Bce nel 2023?

L’Europa inizia il 2023 con timidi segnali di un’inflazione che rallenta la corsa, ma non bisogna illudersi su un cambiamento di strategia della Bce.

Questa la sintesi di un’analisi piuttosto condivisa di economisti e strateghi: la lettura attenta dei dati sui prezzi di Spagna, Germania, Francia (gli ultimi pubblicati) mostra solo un segnale di ottimismo, mentre restano intatti gli allarmi su un’inflazione ancora calda.

La Bce, che si riunirà per la prima volta nel 2023 il 2 febbraio, diventerà meno aggressiva con la politica dei rialzi dei tassi? Cosa aspettarsi, in base alle letture sui prezzi in Europa di questi giorni.

Inflazione frena la corsa in Europa, ma non in tutte le categorie

Superare il picco dell’inflazione europea può essere una buona notizia per consumatori, imprese e banchieri centrali, ma è troppo presto per dire se davvero sta cambiando il vento.

Il calo dei prezzi dell’energia ha contribuito a spingere al ribasso l’inflazione in Francia, scesa al 6,7% nell’anno fino a dicembre, contro le aspettative degli economisti di un lieve aumento dopo il 7,1% registrato a novembre.

La misura dei prezzi armonizzati segue letture simili in Spagna e Germania e ha rafforzato le aspettative che l’inflazione complessiva nell’Eurozona diminuirà drasticamente dopo l’impennata dello scorso anno, con livelli a due cifre.

Un calo dell’inflazione più marcato del previsto durante i primi mesi del 2023 consentirebbe alla Banca centrale europea, che ha aumentato in modo aggressivo gli oneri finanziari nel corso del 2022 per contrastare i prezzi record, di interrompere il rialzo dei tassi prima dell’estate.

Tuttavia, i dati di questa settimana indicano anche che, mentre il calo dei prezzi dell’energia ha ridotto l’inflazione complessiva, le pressioni sui prezzi di fondo per altri beni e servizi sono rimaste sostanzialmente invariate o addirittura hanno continuato ad aumentare.

L’inflazione core, che esclude le variazioni dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, è aumentata in Spagna e la Germania ha riportato prezzi dei servizi più elevati. Solo in Francia anche il ritmo di crescita dei prezzi dei servizi è diminuito.

La buona notizia è che l’inflazione dell’Eurozona dovrebbe scendere a una cifra per la prima volta in tre mesi sulla scia del calo dei prezzi dell’energia pagati dalle famiglie e dalle imprese della regione, conseguenza delle misure dei Governi della regione per tenere sotto controllo il costo del gas e del tempo più caldo del solito negli ultimi mesi.

Tuttavia, la Bce non sarà ancora così ottimista quando si incontrerà il 2 febbraio.

Cosa deciderà la Bce nel 2023? Non si attendono sorprese

Seppure alleggeriti da questi ultimi dati, gli economisti non hanno dubbi sul fatto che nei primi mesi dell’anno la Bce non si sposterà dalla sua politica monetaria aggressiva.

Come negli Stati Uniti, dove la Federal Reserve rimane salda nelll’aumento dei tassi nonostante cinque mesi di rallentamento dell’inflazione, è improbabile un cambiamento nei piani politici della Bce.

La presidente Christine Lagarde ha già promesso un altro aumento di mezzo punto dei tassi di interesse nel prossimo meeting - e forse anche in quello successivo - basandosi su 250 punti base di anticipi da luglio.

Le ultime proiezioni Bce mostrano che l’inflazione non raggiungerà l’obiettivo del 2% fino alla fine del 2025. Le previsioni aggiornate non saranno disponibili fino a marzo.

Il picco dell’inflazione potrebbe essere davvero alle nostre spalle, ma il problema è la viscosità dell’inflazione sottostante, ha affermato Piet Christiansen, chief strategist di Danske Bank A/S. “Pertanto, la decisione di febbraio è scolpita nella pietra”

Tutti, dunque, si aspettano che la Bce aumenti il ​​tasso sui depositi di mezzo punto percentuale a febbraio e marzo, portandolo al 3%. Le sorprese, forse, arriveranno dalle reazioni dei mercati azionari e, soprattutto, obbligazionari.

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