Incentivo fotovoltaico comunità energetiche, quanto spetta e come si calcola

Alessandro Nuzzo

31/01/2024

31/01/2024 - 20:18

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Interessanti novità per gli impianti fotovoltaici con il passaggio dal regime dello scambio sul posto a quello delle comunità dell’energia rinnovabile.

Incentivo fotovoltaico comunità energetiche, quanto spetta e come si calcola

Si apre un anno molto importante per le energie rinnovabili e in particolare gli impianti fotovoltaici. È stato pubblicato in questi giorni il decreto relativo agli incentivi per il nuovo regime delle comunità energetiche rinnovabili che andrà a sostituire quello a scambio fisso.

Un passaggio graduale e storico a partire dal 1° gennaio 2025 per gli impianti fotovoltaici di media e piccola taglia in Italia. Vediamo quali sono le differenze e sopratutto quali saranno gli incentivi per le nuove comunità energetiche.

Comunità energetiche rinnovabili: cosa sono

Fino ad oggi il regime per gli impianti fotovoltaici di piccole e medie dimensioni come quelli installati in abitazioni private, condomini o piccole imprese per immagazzinare l’energia non consumata era quello dello scambio sul posto. Esso consentiva di compensare l’energia elettrica prodotta e immessa in rete in un certo momento con quella prelevata e consumata in un momento differente da quello in cui avviene la produzione. Dal 1° gennaio 2025 ci sarà una graduale conversione verso il regime delle comunità energetiche rinnovabili. L’obiettivo è incentivare la diffusione delle energie rinnovabili tramite forme di autoconsumo e di compensazione dell’energia rinnovabile immessa in rete.

Una comunità energetica rinnovabile è un insieme di cittadini, piccole e medie imprese, enti territoriali e autorità locali, inclusi i Comuni, le cooperative, gli enti di ricerca, gli istituti religiosi e quelli del terzo settore, ubicati entro un medesimo perimetro geografico, che si condividono l’energia prodotta dagli impianti rinnovabili associati alla comunità.

Per far parte di una Cer, oltre al requisito di afferire alla stessa cabina di trasformazione, la potenza dell’impianto può essere al massimo di 1 MW. Il governo ha deciso una serie di incentivi per promuovere la creazione di queste comunità.

Comunità energetiche: quali incentivi

Le neo comunità riceveranno incentivi sull’energia autoconsumata in due forme: una tariffa incentivante e un corrispettivo.

Quella incentivante è costituita da una parte fissa e una variabile. La parte fissa varia a seconda della potenza dell’impianto, mentre la parte variabile cambia in base al prezzo di mercato dell’energia. La somma massima che si riceverà sarà compresa tra i 60 e i 120 €/MWh.

Oltre la tariffa incentivante abbiamo poi un corrispettivo definito «corrispettivo di valorizzazione per l’energia autoconsumata». Questa varia ogni anno in funzione dei corrispettivi determinati da ARERA. Ad esempio nel 2023 è stato di 8,48 €/MWh ma in passato si è arrivati anche a 12 €/MWh.

È prevista poi un’altra maggiorazione in base al luogo geografico dove è ubicato l’impianto. Tale maggiorazioni tengono conto della minore producibilità degli impianti installati nelle regioni centro-settentrionali rispetto a quelli del Sud Italia. Siamo sui 4€/MWh per gli impianti di Lazio, Marche, Toscana, Umbria e Abruzzo; e di 10 €/MWh per quelli in Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto.

I contributi saranno erogati per 20 anni dalla data di entrata in funzione dell’impianto. A tali contributi, per gli impianti ubicati nei Comuni con meno di 5mila abitanti, si aggiunge un contributo in conto capitale, pari al massimo al 40% del costo dell’investimento, finanziato con le risorse del Pnrr.

Il contributo sarà di:

  • 1.500 €/kW per impianti fino a 20 kW;
  • 1.200 €/kW per impianti di potenza superiore a 20 kW e fino a 200 kW;
  • 1.100 €/kW per potenza superiore a 200 kW e fino a 600 kW;
  • 1.050 €/kW per impianti di potenza superiore a 600 kW e fino a 1.000 kW.

Nel caso di accesso al contributo in conto capitale sempre nella misura massima del 40%, si subirà una decurtazione del 50% della tariffa incentivante. In caso di contributo superiore, si perderà del tutto la tariffa.

Le spese ammissibili del contributo sono:

  • realizzazione di impianti a fonti rinnovabili (a titolo di esempio: componenti, inverter, strutture per il montaggio, componentistica elettrica, etc.)
  • fornitura e posa in opera dei sistemi di accumulo;
  • acquisto e installazione macchinari, impianti e attrezzature hardware e software, comprese le spese per la loro installazione e messa in esercizio;
  • opere edili strettamente necessarie alla realizzazione dell’intervento;
  • connessione alla rete elettrica nazionale;
  • studi di prefattibilità e spese necessarie per attività preliminari, ivi incluse le spese necessarie alla costituzione delle configurazioni;
  • progettazioni, indagini geologiche e geotecniche il cui onere è a carico del progettista per la definizione progettuale dell’opera;
  • direzioni lavori, sicurezza;
  • collaudi tecnici e/o tecnico-amministrativi, consulenze e/o supporto tecnico-amministrativo essenziali all’attuazione del progetto.

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