In questo Paese ci sono più bunker che abitanti. Ed è in Europa

Luna Luciano

29 Giugno 2025 - 14:35

La Svizzera ha oltre 9 milioni di bunker, più della sua popolazione. Ma perché ne ha così tanti? E che ruolo hanno oggi?

In questo Paese ci sono più bunker che abitanti. Ed è in Europa

In Svizzera ci sono più bunker che abitanti. Può sembrare assurdo, ma in Svizzera ci sono letteralmente più rifugi antiatomici che cittadini.

Il Paese alpino, noto per la sua neutralità e per essere uno dei luoghi più sicuri al mondo, ha costruito negli ultimi decenni una rete capillare di bunker capaci di offrire riparo a tutta la popolazione.

Questa realtà è il risultato di una precisa strategia di protezione civile, nata nel secondo dopoguerra e fortemente radicata nella mentalità svizzera. I rifugi, spesso integrati direttamente nelle abitazioni, sono dotati di porte blindate, sistemi di ventilazione e servizi igienici, e devono essere in grado di ospitare le persone per almeno due settimane.

Anche oggi, nonostante il pericolo nucleare sembri lontano e molte famiglie li usino come cantine o depositi, i bunker restano obbligatori in certi casi e devono essere sempre pronti all’uso. Ma cosa spinge un Paese pacifico come la Svizzera a mantenere questa rete imponente? E quanto costa vivere sotto terra, anche solo per precauzione? Scopriamolo insieme: di seguito tutto quello che serve sapere a riguardo.

Svizzera, più bunker che abitanti: ecco perché

L’obbligo di costruire rifugi antiatomici in Svizzera risale alla seconda metà del Novecento. Dopo la Seconda guerra mondiale, e in particolare durante la Guerra Fredda, la minaccia nucleare portò il governo elvetico a introdurre una norma unica al mondo: ogni nuovo edificio residenziale doveva essere dotato di un bunker in grado di ospitare tutti gli abitanti in caso di emergenza. Il risultato? Oggi ci sono oltre 9 milioni di posti letto disponibili in bunker, a fronte di circa 8,7 milioni di abitanti.

Questi rifugi non sono semplici scantinati. Hanno porte blindate in acciaio spesse decine di centimetri, sistemi di ventilazione meccanica per proteggere da gas tossici o agenti chimici, brandine pieghevoli, riserve d’acqua e servizi igienici. Le normative prevedono che ogni rifugio sia progettato per garantire la sopravvivenza per almeno 14 giorni in totale isolamento.

Con il passare degli anni, l’obbligo si è attenuato: oggi è richiesto solo per le nuove costruzioni di una certa dimensione o dove non ci siano già rifugi sufficienti nella regione. Tuttavia, chi non ha un bunker in casa deve versare una quota al Comune per garantirsi un posto in un rifugio pubblico, il cui mantenimento viene regolarmente ispezionato da aziende specializzate.

Nonostante sembri un eccesso, per molti svizzeri è una garanzia di sicurezza e un simbolo di preparazione. La mentalità collettiva valorizza l’idea che ogni cittadino debba essere in grado di affrontare qualsiasi scenario, anche il più estremo. In un mondo instabile, la Svizzera continua a credere nel motto “meglio prevenire che curare”.

La Svizzera e la cultura dei bunker: costi e manutenzione

Costruire un bunker non è affatto economico. Il costo può variare da circa 40.000 a 100.000 franchi svizzeri (tra 41.000 e 103.000 euro), a seconda delle dimensioni e delle dotazioni. In un’abitazione bifamiliare, un bunker standard può occupare anche 10-15 metri quadrati, e deve rispettare precise direttive tecniche imposte dal governo federale. Ventilazione filtrata, materiali certificati, accessi sicuri e facilità di evacuazione sono solo alcuni dei requisiti richiesti.

Oggi, se una famiglia costruisce una casa in una zona già coperta da rifugi pubblici, può scegliere di non realizzare un proprio bunker, ma in quel caso deve pagare una tariffa specifica al comune, destinata alla manutenzione delle strutture pubbliche. La logica è semplice: ogni persona, in caso di emergenza, deve avere un posto garantito dove rifugiarsi.

Ma oltre al costo materiale, i bunker hanno anche un valore simbolico. Per molti svizzeri rappresentano la memoria storica del dopoguerra e l’identità di un Paese che ha sempre cercato di mantenere la propria neutralità anche nei momenti più bui della storia europea. Non a caso, molte famiglie ancora oggi conservano nei bunker le scorte alimentari, marmellate fatte in casa o l’attrezzatura da sci, abituate a vedere quegli spazi come parte integrante della propria casa.

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