Google liquido: Giorgio Taverniti racconta il Google che verrà e quello che è già qui

Dimitri Stagnitto

23/06/2022

24/06/2022 - 15:51

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Giorgio Taverniti, tra i massimi esperti in Italia negli ambiti del web marketing e della SEO, ha prodotto una guida adatta a tutti per capire cosa sta diventando Google.

Google liquido: Giorgio Taverniti racconta il Google che verrà e quello che è già qui

Chissà se Giorgio Taverniti si sia ispirato al libro di Zygmunt Bauman per titolare il suo libro, fatto sta che Google Liquido (Hoepli, 2022) può essere per certi versi la versione aggiornata dello storico libro del sociologo polacco, in cui si conferma e si prende atto che l’evoluzione della società occidentale procede nella direzione della liquefazione, inseguita (o preceduta?) dai layer tecnologici che sempre più la accompagnano, la supportano e, forse sarà il caso di ammetterlo, la plasmano in un loop di azione e retroazione dove è sempre più difficile distinguere tra l’uovo e la gallina.

Google Liquido ha il pregio di essere scritto per diversi tipi di pubblico e di essere fruibile per ciascuno: dai professionisti del settore del marketing online e della SEO fino alle persone comuni interessate a capire di più come lo sviluppo tecnologico stia diventando via via più pervasivo nelle vite di ognuno di noi, spesso in forme e modalità di cui non ci accorgiamo, ma che finiscono per avere un impatto importante sulle nostre vite e, se le tesi sostenute nel libro si riveleranno corrette, ne avranno sempre di più in futuro.

Per i professionisti del settore, il valore dell’opera sta in due spunti principali: l’invito a ragionare su quelli che l’autore definisce una serie di falsi miti duri a morire e sulla tesi di fondo di tutto il libro, ovvero che Google è sempre più un ecosistema e sempre meno un banale motore di ricerca (o forse non lo è già più da un pezzo) e che quindi in quest’ottica va inquadrato e trattato a livello strategico e operativo.

Molto interessante anche la visione per cui alcuni prodotti di Google come Maps e Discover siano inquadrabili come social network di nuova generazione, più sfumati e per questo più potenti dei social tradizionali. Una suggestione che fa pensare, guardando ad esempio indietro al fallimento del progetto Google+, e fa capire come l’azienda di Mountain View abbia una sua propria «forma mentis» che gli permette alla lunga di vincere anche le sfide che, apparentemente, perde in malo modo.

Per le persone comuni e curiose, il libro fornisce ampio materiale per riflettere su quante delle nostre attività quotidiane sono sotto l’occhio di Google che osserva, cataloga e sempre più unisce i puntini: se non fosse un ecosistema installato quasi su ogni cosa che ha una batteria, ma una persona in carne ed ossa, sarebbe certamente inquadrato come il più molesto degli stalker.

Il mondo sarebbe migliore o peggiore senza Google? Chi di noi oggi sarebbe in grado anche solo di pensare di cambiare vita per uscire dalla portata dell’occhio di Google e quante e quali rinunce comporterebbe una simile scelta?

Rappresentare Google come un ecosistema liquido e mostrarci platealmente che è ormai l’ambiente in cui nuotiamo è un’ottima formula per stimolarci alla riflessione su questi punti e quindi ritengo il libro sia un must read davvero per tutti.
Se è vero che probabilmente la direzione del mondo è ormai intrapresa ed è impossibile deviarla, è anche vero che lo sviluppo esponenziale della tecnologia a livello informativo ci impone l’imperativo morale di sforzarci di nuotare in modo consapevole nella nostra acqua, anche per far sì che un’eventuale boccia diventi una vasca, una piscina, un mare o persino un oceano.

A più riprese Taverniti propone l’idea per cui dovremmo approfittare dell’evoluzione delle macchine per far emergere ed evidenziare la nostra umanità, proponendo che anche a livello di business questo sarà premiato maggiormente rispetto a comportamenti artefatti.

Si tratta di uno spunto molto interessante e positivo; il prezzo da pagare è l’impegno a vivere la tecnologia come soggetti attivi e non come utenti passivi. Questo richiede una certa dose di sforzo, ma la lettura di Google Liquido costituisce un’ottima base di partenza.

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