Un’ordinanza della Corte di Cassazione prevede che gli eredi del fumatore morto per carcinoma polmonare hanno diritto al risarcimento dei danni. In quali casi?
La Corte di Cassazione Civile nell’ordinanza 13844 del 23 maggio 2025 ha stabilito che per il fumatore morto di cancro ai polmoni gli eredi hanno diritto al risarcimento del danno. I Giudici ritengono che non possa essere previsto un concorso di colpa, nel caso specifico, tra il fumatore e il produttore poiché non è possibile accertare se la vittima fosse a conoscenza del fatto che il fumo fosse cancerogeno e non si può escludere che il carcinoma polmonare sia legato al consumo di sigarette. Si può, però, determinare che il produttore non ha informato in modo adeguato i fumatori dei rischi che si corrono fumando.
Esclusione del concorso di colpa del fumatore
Gli eredi di una donna morta di cancro ai polmoni, dopo aver fumato un pacchetto di sigarette al giorno per trent’anni, hanno presentato un ricorso contro il produttore. Il Tribunale, in prima battuta, ha riconosciuto alla vittima il concorso di colpa al 50% con l’azienda produttrice, e lo stesso ha ribadito la Corte di Appello sottolineando che fumare sigarette è un atto libero e consapevole e che la vittima era capace di agire.
Secondo la Cassazione, però, il concorso di colpa, in questi casi, può essere dimostrato solo nel caso in cui il consumatore sia stato effettivamente informato dei rischi collegati al tabagismo.
Le ragioni dei Giudici
La Corte di Cassazione ha evidenziato che, avendo la vittima iniziato a fumare nel 1965, non era a conoscenza della correlazione tra cancro e fumo. Il fatto che le sigarette fossero nocive ha iniziato a essere un fatto noto solo a partire dagli anni ’70. Nel 1975 in Italia è stato introdotto il divieto di fumare sui trasporti pubblici e in alcuni locali. Solo 20 anni dopo il divieto si è esteso anche a locali della pubblica amministrazione.
Solo nel 1983 è stato fatto divieto di pubblicizzare i prodotti da fumo, il divieto per la pubblicità, anche indiretta, in tv è arrivato solo nel 1991.
L’azienda produttrice per non avere responsabilità dovrebbe dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare il danno ai fumatori. Per questo motivo, secondo la Corte di Cassazione, non si può parlare di concorso di colpa per un vizio, quello del fumo, iniziato prima che fossero noti i reali rischi che si correvano fumando.
Ovviamente, in base a quanto stabilito, per una persona che ha iniziato a fumare prima dei divieti può esserci l’inconsapevolezza di mettere a rischio la propria salute, ma per chi ha iniziato a fumare dopo l’introduzione dei divieti di fumo, del divieto di pubblicità o, per arrivare ai giorni nostri, degli avvisi stampati su ogni singolo pacchetto di sigarette, sicuramente non si può più parlare dell’inconsapevolezza dei rischi a cui ci si espone fumando.
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