Germania: rialzo IFO non deve trarre in inganno

Luca Fiore

24 Febbraio 2020 - 15:51

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Nonostante le indicazioni migliori del previsto arrivate questa mattina dall’indice IFO, gli analisti invitano alla prudenza.

Germania: rialzo IFO non deve trarre in inganno

Indicazioni migliori del previsto quelle arrivate oggi dall’indice tedesco IFO (qui la notizia). Stimato a 95,3 punti, l’indice è passato da 95,9 a 96,1 punti.

Le aspettative di business sono migliorate da 92,9 a 93,4, mentre la valutazione della situazione attuale ha segnato una contrazione da 99,1 a 98,9 punti.

Germania: indice IFO in dettaglio

Nel comparto manifatturiero, l’indice IFO ha fatto segnare il terzo rialzo consecutivo grazie ad aspettative meno improntate al pessimismo mentre contrazioni sono state registrare nel settore dei servizi, in quello legato al commercio e nelle costruzioni.

Nel settore servizi, riporta la nota dell’IFO, “le aziende sono meno soddisfatte della situazione corrente”, nel commercio, “i recenti miglioramenti delle situazione corrente e delle aspettative hanno registrato una battuta d’arresto” mentre nel comparto delle costruzioni sono le aspettative a pesare.

Indice IFO: cosa è

Elaborato dall’IFO (Information and Forschung) Institute for Economic Research, si tratta di un indicatore rilasciato con cadenza mensile nella terza settimana del mese corrente.

L’indice IFO è elaborato tramite un inchiesta condotta tra 7 mila operatori economici (del manifatturiero, del comparto delle costruzioni, del comparto servizi e delle vendite, all’ingrosso e al dettaglio) e da sempre presenta una forte correlazione con le condizioni economiche della Germania (e dell’intera Eurozona).

Tramite l’indice IFO i rispondenti valutano sia l’attuale contesto economico sia le aspettative sui prossimi 6 mesi.

Indice IFO: analisi scettici

Per Carsten Brzeski, analista di ING, l’incremento a 96,1 punti messo a segno a febbraio 2020 dall’indice tedesco IFO è da prendere con le pinze.

Due le ragioni che favoriscono una atteggiamento prudente: da un lato le serie storiche indicano ”che l’indice IFO ha spesso reagito con un ritardo di uno o due mesi alle condizioni globali avverse” e dall’altro, rileva Brzeski, a gennaio l’IFO ha fatto registrare “un calo sorprendente”.

Nonostante l’ultimo rialzo, “il comparto manifatturiero resta il tallone d’Achille” visto che “l’impatto economico del Coronavirus è destinato a ritardare qualsiasi ripartenza dell’indice”.

Inoltre, va valutato l’effetto-Cina, sia in termini di un “indebolimento della domanda” sia per quanto riguarda i minori consumi dei turisti, “valutati di poco sotto la metà del totale delle vendite duty-free”.

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