Gaslighting, cos’è, significato ed esempi di manipolazione psicologica

Davide Galasso

5 Giugno 2025 - 17:41

Cos’è il gaslighting, come riconoscerlo e quali frasi lo rivelano. Significato, fasi e strategie spiegate in modo chiaro dagli esperti.

Gaslighting, cos’è, significato ed esempi di manipolazione psicologica

Gaslighting, ovvero una forma di manipolazione psicologica. È una parola sempre più cercata online, anche nel 2025, da chi vuole capire meglio cos’è il gaslighting e imparare a riconoscerlo.

Il termine indica una subdola manipolazione ai danni di una vittima, che può arrivare a dubitare anche della propria sanità mentale. Dinamica che si ritrova specialmente in relazioni abusanti dove uno dei due partner esercita una o più forme di violenza, da quella psicologica a quella fisica, sull’altra.

Davanti a una parola che ha un simile significato potrebbe sorgere il dubbio su perché sia così cercata online. Ebbene, negli ultimi anni si sono moltiplicate le campagne informative da parte delle attiviste sulle diverse forme che può assumere la violenza di genere, tra cui rientra anche il gaslighting, forma di abuso psicologico che può essere perpetrato non solo dal partner ma anche da altre persone.

Data la delicatezza dell’argomento è bene conoscere come sia nata tale parola, come si manifesti questa forma di violenza e soprattutto come riconoscerla. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Cos’è il gaslighting: significato e definizione

Il gaslighting è quindi una manipolazione psicologica che può condurre la vittima a mettere in dubbio la validità dei propri pensieri, la propria percezione della realtà o dei ricordi, causando nella persona abusata perdita di sicurezza e autostima fino a diventare completamente dipendente in tutto e per tutto dall’abuser, o meglio dal gaslighter. Questa strategia manipolativa può essere esercitata all’interno di una relazione di qualsiasi natura, non solo sentimentale ma anche parentale e amicale.

Il gaslighting è, quindi, uno degli strumenti attuati dall’abuser per esercitare una violenza psicologica sulla vittima, che spesso - ma non sempre - si accompagna ad altre forme di violenza, come quella fisica ed economica, in modo da avere il completo controllo dell’altra/o.

Stando ai recenti studi psicologici, gli esperti hanno individuato ben tre fasi del gaslighting, conoscerle può aiutare le vittime a riconoscere se si è all’interno di una relazione abusiva psicologicamente.

  • Distorsione della comunicazione: nella prima fase della relazione la comunicazione viene distorta dal gaslighter, in modo da confondere la vittima alternando la percezione di ricordi e sensazioni in positivo o negativo. Tramite diverse strategie (che vedremo nel prossimo paragrafo) l’abuser arriva a far dubitare la vittima di sé stessa.
  • Difesa: la vittima risulta essere ancora lucida e non sottomessa per comprendere che qualcosa non va all’interno della relazione, cercando quindi di confrontarsi con il manipolatore o addirittura allontanandosi da lui. La manipolazione può far sì però che la vittima si senta in grado di “cambiare” il suo carnefice, tornando all’interno della relazione.
  • Depressione: questa è solo l’ultima fase della manipolazione e normalmente corrisponde al momento in cui il manipolatore riesce ad avere il controllo completo sulla vittima, che crede che tutto ciò che l’abuser dica sia vero, piegandosi alle sue volontà.

Gaslighting: qual è la sua origine?

Il termine gaslighting affonda le sue origini nell’inquietante storia narrata all’interno dell’opera teatrale del 1938 Gas Light di Patrick Hamilton, da cui è stato tratta la famosa pellicola del 1944 Gaslight (conosciuta in Italia come Angoscia) diretta da George Cukor con protagonista Ingrid Bergman, la quale ha vinto l’Oscar per migliore attrice per la sua brillante interpretazione.

Gas Light racconta di un marito manipolatore che per diversi motivi cerca di far credere alla moglie di essere impazzita, alterando piccoli particolari della loro vita domestica, tra cui anche l’intensità delle luci delle lampade a gas (da qui il titolo dell’opera inglese gas light).

Il gaslighting è reato?

Il gaslighting non è espressamente tipizzato come reato nel codice penale italiano. Tuttavia, le condotte associate a questa pratica possono rientrare in fattispecie penali già previste. Ad esempio, l’articolo 572 del codice penale punisce i maltrattamenti contro familiari o conviventi, includendo comportamenti sistematici di umiliazione, disprezzo e offesa che generano sofferenza psicologica.

Inoltre, il gaslighting può configurare reati come lo stalking (art. 612-bis c.p.), soprattutto quando le azioni reiterate causano un perdurante stato d’ansia o timore nella vittima. La legge 168/2023, nota come «Codice Rosso», ha ulteriormente rafforzato le tutele per le vittime di violenza domestica e di genere, accelerando i tempi di intervento e introducendo misure preventive più efficaci.

Pertanto, pur non essendo un reato autonomo, il gaslighting è riconosciuto come una forma di violenza psicologica che può essere perseguita attraverso le normative esistenti. È fondamentale che le vittime denuncino tali comportamenti per attivare le tutele previste dalla legge e ricevere il supporto necessario.

Gaslighting, come riconoscerlo? Strategie dell’abuser

Se il gaslighting è uno degli strumenti adoperati dagli abuser in una relazione per esercitare violenza psicologica è bene conoscerne gli schemi e strategie.

Come riportato nell’accurato saggio Maledetta Sfortuna dell’attivista Carlotta Vagnoli, il gaslighting vede l’innescamento di numerose strategie, come emerso dai dati del centro di analisi cognitivo-comportamentale Ipsico di Firenze: si possono individuare almeno tre principali strategie.

  • Svalutazione progressiva: con questa strategia il gaslighter adopera parole e commenti intrusivi che, se inizialmente possono essere considerati ironici, con il passare del tempo riescono a instillare veri dubbi nella vittima, arrivando addirittura ad isolarla, facendo in modo che lei stessa allontani persone (amici e parenti) che il gaslighter critica e individua come “ostacoli” alla relazione.
  • Condizionamento: questa strategia prevede la somministrazione controllata di piccoli premi ogni qual volta che la vittima soddisfa e si uniforma alle richieste dell’abuser. Questi premi possono essere cene romantiche, piccoli regali o lo stesso atto sessuale, utilizzato come “narcotico”.
  • Silenzio punitivo: il silenzio è adoperato come punizione estrema che consiste nel totale disconoscimento dell’altro, in seguito a una incongruenza o disobbedienza della vittima. Il gaslighter evita ogni forma di contatto e in questo periodo la vittima tenderà a colpevolizzarsi per aver causato una simile rottura.

Esempi di gaslighting: le frasi tipiche del manipolatore

Riconoscere le strategie non è facile, specialmente se si è già all’interno di un quadro abusivo emotivamente e psicologicamente. Alcune frasi possono però essere dei veri “campanelli di allarme” che possono consentire alle persone di riconoscere precocemente se ci si sta relazionando con un gaslighter o meno. Le frasi più utilizzate da questi abuser, secondo la dottoressa Ramani Durvasula, sono:

  • “Non essere così permaloso/a”
  • “Guarda che questa cosa non è mai successa, ti ricordi male”
  • “Le cose non sono andate in questo modo, ma in quest’altro”
  • “Sei sicuro/a di stare bene? Perché dici cose strane”
  • “Non devi sentirti così”

Tutte frasi che tentano di alterare la percezione dei ricordi o sensazioni della vittima. Come ricorda anche la Vagnoli, è quanto mai fondamentale rintracciare tali sintomi quanto prima, perché chi esce da una relazione psicologicamente abusante con un gaslighter non ha più reale consapevolezza delle proprie sensazioni e la riabilitazione dopo simili violenze è lunga e non deve assolutamente essere ignorata.

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