La Frаnсіа è una bоmbа а оrоlоgеrіа роlіtісаmеntе іnѕtаbіlе nеl сuоrе dеll’UЕ

Alessandro Nuzzo

6 Settembre 2025 - 12:42

Con un’instabilità politica ed economica, la crisi nel Paese transalpino potrebbe allargarsi in uno scenario globale.

La Frаnсіа è una bоmbа а оrоlоgеrіа роlіtісаmеntе іnѕtаbіlе nеl сuоrе dеll’UЕ

In Francia si sta attraversando un periodo di forte instabilità politica ed economica. La nazione transalpina si prepara a cambiare il quarto premier in appena 18 mesi. Lunedì 8 settembre è prevista la votazione della mozione di sfiducia in Parlamento nei confronti dell’attuale primo ministro François Bayrou. Quest’ultimo ha legato il suo piano di austerità da 44 miliardi di euro a un voto di fiducia, ma l’esito sembra già scritto.

L’Assemblea nazionale è infatti divisa in tre blocchi che di fatto si neutralizzano a vicenda, impedendo a chiunque di governare con una maggioranza solida. Da una parte ci sono i partiti centristi e pro-Macron che sostengono Bayrou: circa 210 deputati, troppo pochi per garantire stabilità. Dall’altra parte c’è il Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella, con 140 seggi e una linea di ferma ostilità nei confronti di Macron. Infine, i partiti di sinistra, con 180 deputati, si dividono tra chi spinge per un bilancio più sociale e chi vuole far cadere il Governo. Con numeri così fragili e una manovra di austerità molto contestata, lunedì con ogni probabilità l’attuale esecutivo francese cadrà davanti al voto di sfiducia. Così Macron sarà costretto a nominare il quinto primo ministro in un anno e mezzo. Lo stesso presidente ha escluso dimissioni e ribadisce di voler arrivare al termine naturale del mandato nel 2027, ma difficilmente riuscirà a cambiare le cose nel poco tempo che gli resta.

Bayrou ha legato la sua sopravvivenza politica a un piano di risparmi da 44 miliardi di euro nel 2026. Il premier lo ha definito una scelta inevitabile per una «questione di sopravvivenza dello Stato». I conti francesi infatti sono critici e rischiano di produrre un effetto domino sui mercati internazionali, dato il peso che la Francia esercita in Europa.

Debito pubblico record in Francia

Il debito pubblico è salito a 3.345 miliardi di euro alla fine del primo trimestre del 2025, pari al 113,9% del PIL, un vero record. Il deficit di bilancio ammonta al 5,8% del PIL, quasi il doppio del 3% consentito dalle regole UE. In trent’anni la Francia ha chiuso i conti in attivo una sola volta. Per colmare il disavanzo, il Governo ha presentato un piano giudicato economicamente efficace ma socialmente devastante. Tra le misure proposte figurano l’abolizione di alcuni giorni festivi, il congelamento delle pensioni e il tetto massimo delle prestazioni sociali ai livelli del 2025. Provvedimenti che hanno già sollevato il malcontento popolare: il 10 e il 18 settembre sono previste mobilitazioni di piazza, e quando i francesi protestano non è mai un buon segnale.

Questa crescente crisi minaccia conseguenze sui mercati internazionali. Il sistema bancario francese è sotto pressione. In appena cinque giorni i titoli di Société Générale hanno perso il 10%, mentre quelli di BNP Paribas sono calati dell’8%. Il debito pubblico francese rappresenta circa il 3% delle attività complessive del settore bancario e il 71% del capitale di base: perdite rilevanti su questi investimenti potrebbero mettere a rischio la stabilità dei maggiori istituti di credito.

Il pericolo di contagio è concreto: come la crisi greca si propagò in Irlanda, Portogallo, Italia e Spagna, un eventuale crollo della Francia potrebbe ripercuotersi anche su altri Paesi, compreso il Regno Unito.

Gli scenari restano delicati. Da una prospettiva populista, la via più rapida per la Francia per uscire dalla crisi fiscale sarebbe abbandonare l’eurozona e tornare al franco. Una scelta che porterebbe a una forte svalutazione, riducendo però il peso del debito e rilanciando le esportazioni. Tuttavia, avrebbe effetti devastanti sulla stabilità della seconda valuta più importante al mondo.

Anche se Bayrou dovesse resistere, la guerra politica continuerà almeno fino al 2027. E la Francia, che ha il debito pubblico più alto al mondo dopo Stati Uniti e Giappone ma un’economia molto più piccola, potrebbe trasformarsi nel detonatore della prossima crisi finanziaria globale.

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