Michele Pontecorvo Ricciardi, Presidente Fondazione Ferrarelle ETS e Presidente Regionale FAI Campania, ripercorre il suo impegno professionale e filantropico nell’azienda di famiglia.
Nato e cresciuto all’interno di una delle più storiche realtà imprenditoriali italiane, Michele Pontecorvo Ricciardi rappresenta la quarta generazione della famiglia alla guida di Ferrarelle, una delle principali aziende italiane nel settore delle acque minerali, con un fatturato che nel 2024 ha raggiunto i 241 milioni di euro e un volume record di oltre un miliardo di litri venduti.
Oggi è Presidente della Fondazione Ferrarelle ETS e Presidente Regionale FAI Campania, ruoli che interpreta con una visione capace di intrecciare la solidità delle radici familiari con una formazione umanistica e manageriale.
Il suo percorso personale, segnato da un costante equilibrio tra impresa, cultura e responsabilità sociale, lo ha portato a guidare la trasformazione di Ferrarelle in Società Benefit nel 2021 e a promuovere un modello di leadership fondato sull’ascolto, sulla sostenibilità e sulla valorizzazione del territorio.
In questa intervista Pontecorvo Ricciardi racconta come tradizione e innovazione possano convivere e generare valore per l’azienda e per la collettività.
leggi anche
Da una semplice intuizione a tech company dall’impatto globale. Intervista a Isabelle Andrieu

Tradizione familiare, formazione umanistica e leadership
“Nessuno di noi nasce leader: la leadership è qualcosa che si apprende con il tempo, l’ascolto e il confronto”. È con questa frase che Michele Pontecorvo Ricciardi inizia a raccontarci il suo percorso imprenditoriale, sottolineando come sia sempre stato orientato all’agire “inter pares” imparando da chi aveva più esperienza e lasciando spazio a chi dimostrava maggiori capacità.
In questo contesto, la formazione umanistica mi ha permesso di acquisire una sensibilità ulteriore e di abbracciare un più ampio concetto di “fare impresa”, dove la componente imprenditoriale si innesta con l’attenzione all’ambiente e al sociale.
Un approccio che si riflette anche nella cultura aziendale di Ferrarelle, che conta 428 dipendenti distribuiti su quattro siti strategici, e che punta a coniugare nel proprio management competenza ed empatia.
La trasformazione in Società Benefit e la sfida della sostenibilità
Sotto la guida di Michele Pontecorvo Ricciardi, Ferrarelle ha compiuto un passo decisivo, diventando Società Benefit integrando la sostenibilità nel proprio modello di sviluppo. Un pasaggio che egli stesso ha definito “naturale, quasi inevitabile”, coerente con una storia aziendale che da sempre unisce il valore economico, sociale e ambientale.
Gestire una fonte d’acqua – e l’ecosistema che le gravita attorno – non è semplicemente una responsabilità industriale: è, prima di tutto, un impegno etico. L’acqua è la nostra materia prima, sì, ma soprattutto è un bene comune, un’eredità naturale da preservare per le generazioni future.
Le sfide “non sono mancate”, dice, specialmente quelle legate al cambiamento culturale:
Portare ogni funzione aziendale a interiorizzare il nostro modello d’impresa come un equilibrio tra profitto e impatto positivo ha richiesto ascolto, formazione, coinvolgimento. Ma oggi possiamo dire che quella trasformazione è divenuta parte viva della nostra identità.
Uno strumento che ha accompagnato l’azienda verso questo cammino è il Bilancio di Sostenibilità, che Ferrarelle pubblica dal 2016: una “testimonianza trasparente” dei progressi e “un impegno alla coerenza”.
Tra i risultati raggiunti, Pontecorvo Ricciardi cita l’aumento nell’impiego di plastica riciclata – dal 26,6% al 29% – e l’utilizzo di oltre 5.000 tonnellate di R-PET, che avvicinano la società all’obiettivo del 30%. Numeri che esprimono una “cultura del riuso, della responsabilità e della sensibilizzazione”.
leggi anche
Che differenza c’è tra B Corp e Società Benefit

Impresa, territorio e cultura: un modello italiano
Parlando dell’Italia, un Paese ricco di patrimonio culturale e ambientale in cui però le imprese faticano a coniugare sviluppo economico e tutela del territorio, abbiamo chiesto a Michele Pontecorvo Ricciardi quali siano, secondo lui, le strategie per incentivare un’imprenditoria che sappia valorizzare e proteggere le risorse nazionali.
La sua risposta è stata, prima di tutto, un elogio alla nostra terra, “un laboratorio naturale di bellezza, storia e biodiversità”, che troppo spesso viene vissuto “come un vincolo, non come un’opportunità”. Per questo è necessario rovesciare la prospettiva:
Il territorio non è solo un fattore produttivo, è una parte fondante dell’identità dell’impresa. Proteggerlo, investirvi, valorizzarlo significa rafforzare le radici della propria stessa attività.
Tornando alle strategie, Pontecorvo Ricciardi dichiara di credere profondamente nelle alleanze tra il mondo imprenditoriale e quello culturale, tra il privato e il terzo settore. E porta l’esempio dell’esperienza con il FAI:
Il recupero e la valorizzazione del Parco delle Sorgenti di Riardo, dove sgorgano le nostre acque, non è solo un progetto ambientale, ma un atto di restituzione alla collettività. Un luogo restituito, curato, reso fruibile con rispetto.
Questa visione prende forma concreta attraverso l’azione della Fondazione Ferrarelle, il cui impegno filantropico si estende anche alla promozione della cultura e della ricerca scientifica, sostenendo iniziative come il Premio Malaparte e progetti contro la povertà educativa in collaborazione con realtà come Save the Children e Fondazione Telethon.
È un lavoro silenzioso, ma fondamentale, perché guarda al futuro del Paese a partire da chi oggi ha meno opportunità.
Il futuro della leadership tra empatia e responsabilità
Guardando al futuro, Michele Pontecorvo Ricciardi è convinto che il leader di domani dovrà essere prima di tutto un “buon ascoltatore”:
Viviamo in un tempo in cui la complessità non si governa con certezze granitiche, ma con la capacità di accogliere visioni diverse, di integrare competenze e sensibilità. Il manager di domani sarà tanto più efficace quanto più saprà unire competenza e empatia, visione e concretezza.
In questo senso, Ferrarelle sta investendo in un processo di managerializzazione che arricchisce le radici familiari, costruendo una “squadra eterogenea, aperta, alimentata da percorsi di formazione continua”.
Lo stesso Pontecorvo Ricciardi ammette che l’attrattività di un’impresa, oggi, passa anche dalla “qualità del contesto umano che offre”: per questo sono stati avviati programmi di supporto psicologico, iniziative per la conciliazione vita-lavoro e progetti per la parità di genere, certificata e riconosciuta come parte integrante della cultura aziendale.
Alla fine, credo che leadership significhi saper ispirare. E per ispirare davvero, serve uno sguardo lungo: capace di tenere insieme competitività, responsabilità e umanità. È questa la sfida più grande – e più affascinante – per chi guida un’impresa oggi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA