Si può fare causa al Governo per il lockdown? La risposta dell’avvocato Mori

Leonardo Pasquali

27/05/2020

27/12/2022 - 14:52

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Fare causa al Governo per l’imposizione del lockdown: secondo l’avvocato Marco Mori si tratta di un’azione giuridicamente fondata ma che difficilmente verrebbe accolta dalla magistratura.

L’imposizione del lockdown può essere una ragione per far causa al Governo secondo Marco Mori, che ha affrontato il tema durante la puntata numero 16 di Memento Mori in onda sul canale YouTube di Money.it.

In tanti si saranno chiesti in queste settimane se si possa intavolare una causa nei confronti dell’esecutivo che, come spiegato da Mori, avrebbe effettivamente compiuto un fatto illecito mettendo in campo misure restrittive.

Tuttavia, la buona riuscita di un processo del genere è minata da alcuni meccanismi legati alla sovranità legislativa e a quella monetaria, nonché condizionata dalla natura del sistema giudiziario.

“Causa al Governo per il lockdown? Magistrati si tirerebbero indietro”

Il lockdown in Italia ha scongiurato scenari catastrofici ma ha anche contribuito a creare in queste settimane di emergenza per il coronavirus diversi cortocircuiti sopratutto sui confini tra il potere dello Stato e le libertà personali di ognuno. A questo proposito l’avvocato Marco Mori nella sedicesima puntata di Memento Mori ha analizzato la possibilità di far causa al Governo per aver imposto il lockdown e per aver messo in campo numerose misure restrittive.

Un normale cittadino potrebbe pensare di chiedere un risarcimento o un indennizzo per esser stato costretto a rimanere in casa nei mesi di marzo e aprile ma per Mori uno degli ostacoli è rappresentato dalla magistratura stessa. Queste le sue parole:

“È difficile trovare un magistrato che voglia creare un precedente del genere, visto che provocherebbe gravi conseguenze di natura economica per lo Stato. La magistratura fa un passo indietro se si tratta di causare problemi di liquidità”.

Non solo, l’aspetto psicologico potrebbe giocare un ruolo importante in un contesto di questo tipo. Ogni giudice ha vissuto diversamente l’epidemia: c’è chi ha avuto paura e chi è riuscito a viverla con più serenità. I tribunali sono rimasti chiusi e le udienze sono state rinviate, nonostante attività più a rischio siano già ripartite. Per questo l’approccio alla causa potrebbe variare e sfociare in un sostegno all’esecutivo sulla bontà delle restrizioni.

Fare causa al Governo per il lockdown: ragionamento fondato?

Dal punto di vista prettamente giuridico fare causa al Governo per il lockdown, come evidenziato dall’avvocato Marco Mori, è un’azione assolutamente fondata. Lo Stato ha infatti introdotto vincoli, ha inciso sulle libertà personali e si è dotato di questo potere autodelegandosi grazie ai DPCM, che in realtà sono unicamente atti amministrativi.

Un doppio strappo, secondo Mori, sia perché non si è sfruttato lo strumento del decreto legge, e quindi non è stato ascoltato il parere del Parlamento, sia perché l’unico modo per intervenire su questo tipo di diritti era “normare le sospensioni delle varie libertà direttamente nel decreto, poi soggetto alla conversione”. Azioni che potrebbero essere valutate da un qualsiasi magistrato come fatto illecito, sottolinea il legale.

L’ipotetica difesa del Governo potrebbe legarsi allo stato di necessità. Ecco cos’ha detto Mori:

“A questo punto il codice civile dice che con lo stato di necessità c’è l’obbligo di indennizzo. L’alternativa è far riferimento all’Art. 38 della Costituzione: tu mi hai impedito di lavorare e automaticamente devi darmi i soldi per mangiare. La magistratura dirà che lo Stato non ha i soldi, ovvero l’ennesima conferma di come senza sovranità monetaria non ci sia sovranità legislativa”.

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