Insolvenza e liquidazione per la catena di hamburger di Milano che più ha fatto parlare di sé: chiude Burgez, ecco perché.
Dal boom alla crisi: anche per Burgez Milano, famosa catena di smash burger della città italiana, i debiti sono troppi e l’attività non può più continuare.
L’insolvenza per questo marchio, che ha incuriosito molti anche per le sue campagne pubblicitarie discutibili e irriverenti, arriva in un contesto di profonda debolezza per le vendite del settore, anche nella patria dei fast food come gli USA.
Il Tribunale fallimentare di Milano ha predisposto l’apertura della liquidazione giudiziale per Burgez Srl, società fondata nel 2015 da un’ideaa dell’ imprenditore e scrittore Simone Ciaruffoli. La procedura, nello specifico, non è un vero e proprio fallimento ma consente di mettere in vendita i beni dell’impresa così da avere soldi per pagare i creditori.
I debiti scaduti di Burgez hanno ormai superato la soglia dei 30.000 euro e, come si legge nella dichiarazione del tribunale, si è venuta a creare “una situazione di insolvenza dell’impresa, desumibile dalle stesse dichiarazioni confessorie contenute nel ricorso”.
La decisione di procedere in questo modo ha come obiettivo risolvere la crisi in modo ordinato e provare a ripartire. Intanto, quella di Burgez appare come una favola fatta di successi, espansione e celebrità ma senza un lieto fine.
Burgez, dal successo alla liquidazione
Nel 2012 l’intraprendente imprenditore Simone Ciaruffoli riceve in regalo da un clochard di Amburgo a New York la ricetta dell’hamburger migliore di tutti: da lì si accende l’idea di fondare un marchio e di aprire il primo punto vendita di Burgez a Milano, in va Savona, nel 2015 anno dell’Expo.
L’invenzione è un successo: con un menù gustoso e di maggiore qualità rispetto alle iconiche catene di fast food Made in USA, Ciaruffoli espande in Italia il suo smash hamburger, avviando 20 punti vendita in tutto il territorio nazionale. Dopo il periodo del Covid, la società registra un fatturato di 10 milioni di euro, risultato anche di partneship avviate con alcune aziende di delivery.
Non solo la bontà dei panini fa parlare di Burgez, ma anche le sue campagne pubblicitarie, spesso provocatorie e accusate di irriverenza e poco rispetto per i lavoratori. Per esempio, nel 2018 viene pubblicato questo annuncio:
“Stiamo cercando una cameriera per Burgez in via Savona. Se ci chiedete perché la maggior parte delle cassiere sono ragazze filippine vi rispondiamo perché le italiane il sabato hanno il moroso, il mercoledì hanno la palestra, la domenica la stanchezza, ecc. Italiane, svegliatevi! Il lavoro c’è, siete voi che non ci siete. Per chi avesse voglia davvero di lavorare scrivete a...”.
O ancora, nel giorno della Festa delle Donne del 2019, sul profilo Instagram della società appare un post con l’immagine di una t-shirt con stampe che richiamano atti sessuali, commentate con “Istruzioni per il vero doggy style, fate contente i vostri uomini. La doggy style t-shirt in omaggio per voi in tutti gli store dalle 18 in poi. Omaggio solo per donne”.
Non a caso il panino di Burgez viene ribattezzato come “il più scorretto del mondo”. Qualcosa, però, non ha funzionato e dall’irriverenza si è passati all’insolvenza.
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