Il colosso energetico Eni ha riacquistato quasi 4 milioni di azioni proprie in una strategia di buy-back. Ecco numeri, motivazioni e possibili effetti per azionisti e mercato.
Eni torna protagonista in Piazza Affari con una mossa che non passa inosservata: tra il 2 e il 6 giugno 2025, la società ha riacquistato complessivamente 3.779.312 azioni proprie, pari allo 0,12% del capitale sociale, per un controvalore di oltre 50 milioni di euro e a un prezzo medio di 13,23 euro per azione.
L’operazione si inserisce nel più ampio programma di buy-back recentemente avviato dal gruppo, che punta a rafforzare la remunerazione degli azionisti e a sostenere il valore del titolo in Borsa.
Ma cosa significa concretamente questa strategia e quali sono le implicazioni per chi possiede azioni Eni?
Il buy-back di Eni: numeri e strategie
Il riacquisto di quasi 4 milioni di azioni in quattro giorni rappresenta solo l’ultima tappa di un programma di buy-back molto più ampio e ambizioso. Dal 20 maggio 2025, data di avvio del nuovo piano, Eni ha già riacquistato complessivamente 10.719.220 azioni proprie, pari allo 0,34% del capitale sociale, per un valore totale di 140 milioni di euro. Con questa operazione, la quota di azioni proprie detenute dalla società sale a 102.329.547, ovvero il 3,25% del capitale sociale.
Il programma, approvato dall’assemblea degli azionisti il 14 maggio 2025, prevede la possibilità di acquistare fino a 315 milioni di azioni (circa il 10% del capitale sociale) entro aprile 2026, con un esborso massimo di 1,5 miliardi di euro, incrementabile fino a 3,5 miliardi in caso di risultati operativi superiori alle attese. Le azioni riacquistate saranno annullate entro luglio 2026, senza riduzione del capitale sociale, garantendo così un effetto accrescitivo per chi rimane azionista.
Perché Eni punta sul buy-back?
Il buy-back è una strategia sempre più diffusa tra le grandi società quotate, soprattutto in periodi di volatilità o quando il management ritiene che il titolo sia sottovalutato. Nel caso di Eni, la decisione arriva in un momento complesso per il settore energetico, altamente sotto pressione per il calo dei prezzi delle materie prime e l’incertezza macroeconomica. Tuttavia, il gruppo guidato da Claudio Descalzi punta a rassicurare gli investitori sulla solidità dei flussi di cassa e sulla capacità di generare valore.
Secondo quanto dichiarato dalla società, infatti, il buy-back è pensato proprio per offrire agli azionisti una remunerazione aggiuntiva rispetto ai dividendi, legando la distribuzione di valore direttamente alla performance operativa. La flessibilità del programma riflette la fiducia di Eni nella propria strategia e nella resilienza dei flussi di cassa, con la prospettiva di destinare tra il 35% e il 40% del cash flow annuale proprio a dividendi e riacquisti di azioni.
Effetti per gli azionisti e prospettive sul titolo Eni
Il riacquisto di azioni proprie ha diversi effetti positivi per chi detiene titoli Eni. In primo luogo, riducendo il numero di azioni in circolazione, aumenta l’utile per azione (EPS) e, potenzialmente, il valore del titolo in Borsa. In più, l’annullamento delle azioni acquistate elimina il rischio di diluizione e rafforza la posizione degli azionisti di lungo periodo.
Non meno importante è il segnale lanciato al mercato: un buy-back di questa portata indica che il management ritiene il titolo sottovalutato e che l’azienda dispone di risorse sufficienti per sostenere investimenti, dividendi e riacquisti anche in un contesto sfidante come quello attuale. La reazione del mercato è stata moderatamente positiva con il titolo in lieve rialzo.
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