Emanuela Setti Carraro, chi era la seconda moglie del Generale Dalla Chiesa

Giorgia Bonamoneta

17 Gennaio 2023 - 19:10

condividi

Chi era Emanuela Setti Carraro, la seconda moglie del Generale Dalla Chiesa? Ecco la sua carriera, il suo impegno per la società e i motivi che l’hanno spinta a Palermo dove è stata uccisa.

Emanuela Setti Carraro, chi era la seconda moglie del Generale Dalla Chiesa

Tra le morti di mafia c’è anche il volto e il nome di Emanuela Setti Carraro, uccisa il 3 settembre 1982 nella strage di via Carini. Emanuela era un’infermiera che prestava servizio presso gli ospedali di Milano, luogo nel quale introdusse l’attività di ippoterapia.

Emanuela Setti Carraro era la seconda moglie del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e questa unione, risalente al 10 luglio 1982, la portò alla guida dell’auto inseguita e colpita dalle raffiche di colpi della mafia.

Pochi giorni prima del matrimonio Dalla Chiesa aveva scritto una lettera alla futura moglie confidandole che avrebbe accettato un “no”, capendo il timore di sposare non soltanto un uomo, ma il suo lavoro pericoloso di lotta alle mafie. A portare Carlo Alberto Dalla Chiesa ed Emanuela Setti Carraro a Palermo fu però riconoscere l’importante ruolo che avevano per il bene comune.

Ecco chi era Emanuela Setti Carraro, seconda moglie del Generale Dalla Chiesa e qual è la sua storia.

Chi era Emanuela Setti Carraro: biografia e carriera

Emanuela Setti Carraro nacque a Borgosesia il 9 ottobre 1950. Sua madre era ispettrice del corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa italiana durante la Seconda guerra mondiale, mentre suo padre era stato ufficiale volontario sul fronte greco-albanese.

Emanuela ha prima frequentato il liceo classico, poi quattro anni di lettere alla statale, che abbandona per proseguire e ottenere il diploma di infermiera volontaria della Croce Rossa italiana. Si specializzerà in seguito in ferrista da sala operatoria e operò come volontaria presso gli ospedali civili e militari, con particolare attenzione per i pazienti disabili.

Non si ferma qui il suo impegno verso il prossimo e riesce ad unire la sua passione per i cavalli con le terapie per persone disabili, lavorando insieme alla dottoressa belga Daniele Nicolas Citterio per introdurre l’ippoteria (TMC) come pratica di terapia.

L’incontro con il Generale Dalla Chiesa e la responsabilità verso lo Stato

Emanuela e il Generale Dalla Chiesa si conobbero a Genova durante la sfilata degli alpini. Raggiunta la madre sul palco Emanuela consegnò all’ultimo garofano rosso che aveva al generale e da quel momento iniziarono a frequentarsi. Giunta la decisione di convogliare a nozze, la famiglia si disse “contraria”. Credevano che quel matrimonio fosse sbilanciato per età o forse perché sarebbe stata la seconda moglie del Generale. Emanuela però, come la descrive il fratello, era caparbia e determinata. Alla contrarietà della famiglia affermò: “E io lo sposo lo stesso”.

Era proprio questa determinazione e una chiara visione del proprio ruolo nella società che la univano al Generale Dalla Chiesa. Paolo Setti Carraro, fratello di Emanuela, la ricorda come coerente, dolce e coraggiosa e per questo riuscì a seguire Carlo Alberto a Palermo.

Il 5 luglio 1982, solo 5 giorni prima del matrimonio, Carlo Alberto scrisse a Emanuela che avrebbe capito un suo rifiuto all’altare per la pericolosità del compito che gli era stato richiesto a Palermo, ma Emanuela Setti Carraro rispose con queste parole:

Carlo mio…
tu rappresenti lo Stato, io quando sarà tua moglie lo rappresenterò con te. Dovremo sentire sulle spalle, oltre questa grossa responsabilità, anche la forza di quelli che sono morti per questo Stato e di quelli che giornalmente operano onestamente per il bene dello stesso.

La morte di Emanuela: la strage di via Carini

Emanuela Setti Carraro fu la prima a essere colpita dalla raffica di colpi. La sera di venerdì 3 settembre 1982 era alla guida della Autobianchi A112, mentre il generale le sedeva di fianco.

Alle 21:15 venne attuato l’agguato a via Carini, a Palermo e dalla ricostruzione è stato possibile scoprire un tentativo da parte del generale di proteggere la donna, che però sarebbe stata la prima ad essere colpita dal sicario. La morte di Emanuela Setti Carraro suscitò diverse riflessioni perché, anche se non era stata la prima donna vittima della mafia, si stava ormai abbandonando la regola dell’onore del “non si toccano donne e bambini”.

Si pensa infatti che Emanuela custodisse delle informazioni utili in caso Carlo Alberto Dalla Chiesa fosse stato assassinato. L’ipotesi la vede a conoscenza di informazioni importanti, come la combinazione della cassaforte di villa Paino - risultata stranamente vuota - e del suo contenuto.

Argomenti

# Mafia

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO