Lasciare i caricabatterie sempre in corrente non è mai una buona abitudine, ecco per quale motivo.
Quanti caricabatterie avete in casa? Probabilmente più di quanti pensiate. Non solo quello del telefono: se sommiamo quelli per il computer portatile, le cuffie wireless, lo smartwatch, il rasoio elettrico, la bici elettrica e altri dispositivi, il numero cresce rapidamente. Molti di questi caricabatterie restano collegati alla presa di corrente anche quando non sono in uso.
Un esempio classico? Il caricabatterie dello smartphone lasciato sempre inserito nella presa accanto al comodino, anche quando il telefono è già staccato. Lo stesso accade per il caricabatterie del portatile o del tablet, che rimane collegato per giorni interi sulla scrivania. Lasciare un caricabatterie sempre attaccato è un comportamento scorretto sia dal punto di vista energetico che per la durata del dispositivo stesso. Non tutti i caricabatterie sono uguali: in base al tipo di dispositivo e al fabbisogno energetico, la loro struttura può essere più o meno complessa.
Tutti, però, svolgono la stessa funzione: trasformare la corrente alternata (AC) proveniente dalla rete elettrica in corrente continua (DC), che è quella richiesta dai dispositivi elettronici. In termini semplici:
- in un circuito a corrente continua, gli elettroni scorrono in un’unica direzione;
- in un circuito a corrente alternata, invece, oscillano avanti e indietro, invertendo direzione a intervalli regolari.
Questa distinzione risale all’epoca di Edison e Tesla, i pionieri dell’energia elettrica, che si contesero quale sistema sarebbe diventato lo standard. Oggi l’energia viene distribuita principalmente in corrente alternata, ma la maggior parte degli apparecchi domestici funziona in corrente continua. Di conseguenza, quasi tutti i caricabatterie e gli elettrodomestici sono dotati di un convertitore interno.
Questo processo di conversione avviene grazie a componenti specifici: trasformatori, filtri, regolatori di tensione e circuiti di protezione, tutti costantemente alimentati quando il caricabatterie è collegato.
Consumi nascosti: piccoli ma sommati fanno la differenza
Anche se in apparenza un caricabatterie inutilizzato sembra «spento», continua a consumare energia per mantenere attivi i circuiti interni. Il consumo è minimo, ma non nullo. Se si moltiplica questo piccolo consumo per tutti i dispositivi presenti in casa, e per le 24 ore di ogni giorno, il bilancio energetico annuale diventa significativo.
A questo si aggiunge il problema dei dispositivi in standby, come televisori, forni a microonde, stereo, router Wi-Fi e console, che consumano energia anche quando non sono in uso.
Lasciarli in corrente ne facilita l’usura
Lasciare i caricabatterie collegati alla rete per lunghi periodi può comprometterne anche la durata. Il continuo passaggio di corrente, infatti, ne accelera l’usura interna, specialmente in presenza di sbalzi di tensione, che sono abbastanza frequenti nella rete elettrica domestica.
Sebbene i modelli più recenti siano progettati con sistemi di protezione avanzati, quelli economici o non certificati sono particolarmente vulnerabili. Oltre a durare meno, possono rappresentare un rischio concreto per la sicurezza, fino a provocare surriscaldamenti o addirittura incendi.
Per ridurre gli sprechi e proteggere i dispositivi, il consiglio è semplice: staccare dalla presa i caricabatterie quando non sono in uso. È un gesto banale, ma che può fare la differenza nel lungo periodo, sia per la bolletta sia per la sicurezza domestica.
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