Data Science vale oltre $23 miliardi nel 2020. Facciamo il punto con Weborama

Anna Maria Ciardullo

17 Marzo 2020 - 17:08

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Una panoramica sui trend e sull’andamento della Data Science, che si sta dimostrando cruciale per costruire strategie di business predittive e anti spreco in tutti i settori. L’intervista a Roberto Carnazza, M.D. Weborama Italia

Data Science vale oltre $23 miliardi nel 2020. Facciamo il punto con Weborama

Secondo i più recenti studi, Big Data e Data Service cresceranno del 6,3% nel 2020, raggiungendo i 23,2 miliardi di dollari a livello globale. Eppure, le potenzialità e l’importanza del grande numero di dati che, pur essendo a disposizione delle aziende, è ancora spesso ignorato o inutilizzato, tradiscono un margine di enorme crescita. Nel 2019, il mercato dei Big Data Analytics in Italia è cresciuto del 23% rispetto all’anno precedente ed è più che raddoppiato rispetto al 2015, toccando quota 1,7 miliardi di euro.

Weborama - company francese attiva in diversi ambiti del marketing digitale e offline - è specializzata proprio in Data Science. Dotata di una Data Management Platform e un tool di gestione delle campagne di ultima generazione, vanta un database che supera il miliardo di profili a livello globale, 50 milioni solo sul mercato italiano.

Con la recente introduzione di un motore di semantica basato sull’Intelligenza Artificiale, l’azienda è in grado di analizzare e interpretare il linguaggio utilizzato dagli utenti del web in modo da comprendere e classificare i contenuti. A tutto questo si aggiunge un team di Data Analyst, Data Scientist e Data Engineers esperti, guidato in Italia dal Managing Director, Roberto Carnazza, che Money.it ha intervistato per fare il punto sul settore.

Tracciamo una panoramica del mercato dei Big Data, sappiamo che è in costante crescita, quali sono le previsioni per l’anno in corso?

Il mercato dei dati cresce e questo trend è inevitabilmente destinato a continuare. Se guardiamo oltreoceano e, nello specifico, all’ultimo studio di Winterberry Group “Data & Marketing Association Business Report”, l’80% dei CMO negli Stati Uniti aumenterà gli investimenti in analisi predittive. Una percentuale decisamente alta, che conferma quanto questo approccio abbia poi effettivamente ottimizzato il ROI delle campagne pubblicitarie. Ma non solo, la ricerca ha previsto che i segmenti relativi ai Big Data e ai Data Service cresceranno del 6,3% nel 2020, raggiungendo i 23,2 miliardi di dollari proprio grazie ad un maggiore utilizzo delle Customer Data Platform.

Qual è il ruolo delle Customer Data Platform all’interno di tale quadro di riferimento?

Sinceramente ritengo che le Customer Data Platform o CDP rappresentino un po’ un compromesso tra le “vecchie” Data Management Platform o DMP e le piattaforme di CRM, ibridando due approcci che presi singolarmente sono percepiti come non completamente soddisfacenti rispetto alle esigenze dei clienti. Va anche detto che, in molti casi, le CDP sono dei sotto-insiemi delle DMP, ma la necessità di rendere anonimi i dati in esse contenuti ha fatto sì che una buona parte del mercato non ne percepisse il reale valore.
È una questione per lo più formale, ma il fatto che la proposizione di valore delle CDP parta dal concetto di “dato di prima parte” rende le stesse CDP approcciabili in modo più semplice da player che magari si sono trovati in difficoltà nel riuscire a relazionare i dati proprietari a cui erano abituati con i dati di terze parti la cui origine, invece, li rendeva un po’ scettici. Per questo motivo, credo che le CDP daranno una bella spinta all’utilizzo dei dati e saranno il cuore pulsante di una crescita che porterà con sé soluzioni sempre più tecnologicamente avanzate e approcci guidati dalla Data Science. Noi di Weborama, per esempio, utilizziamo diversi strumenti tra cui l’Intelligenza Artificiale Semantica per alimentare la nostra piattaforma.

Le potenzialità dei dati sono sfruttate al meglio o ci sono ancora aree sottovalutate? Forse mancano le tecnologie adeguate?

Sicuramente il mercato dei Big Data ha ancora degli ampi margini di miglioramento, sia in termini quantitativi sia qualitativi. Non credo sia tanto una questione di mancanza di tecnologie adeguate che, anzi, hanno probabilmente precorso i tempi rispetto alla domanda, dando vita a un mercato caratterizzato da un’offerta sovradimensionata rispetto alla richiesta. Quello che manca, come spesso capita nel caso di mercati “emergenti”, sono cultura, competenza e un approccio strutturato lato domanda. Il caso del Programmatic Advertising è un esempio abbastanza paradigmatico di questo fenomeno. In particolare, molti vendor hanno intravisto nei dati una linea di business addizionale o alternativa, approcciando i clienti con una proposta improntata all’hard sell, senza che magari i clienti stessi ne sentissero veramente l’esigenza.
Quello che serve adesso è una vera presa di coscienza da parte dei clienti di quelle che sono le reali (e maggiori) potenzialità degli stessi dati, attività che comporta alcuni investimenti in risorse e tecnologie specifici: servono analisti, matematici, statistici e informatici, che siano in grado di elaborare modelli previsionali, propensity score, motori semantici e recommendation engine basati sui dati e che ottimizzino i processi di acquisizione, up-sell e churn prevention. Anche da un punto di vista tecnologico, prevarranno e prospereranno le piattaforme che renderanno più semplice, immediato e funzionale l’accesso e la gestione del dato su cui saranno basati questi modelli.

Quali sono i servizi e le tecnologie su cui punta Weborama?

Weborama si sta focalizzando sempre di più nell’offrire servizi consulenziali innovativi, con capacità operative che decisamente la differenziano dagli altri player di mercato. In altre parole, cerchiamo di essere estremamente concreti nel portare valore aggiunto ai clienti, ovvero vendite incrementali, un maggior tasso di fidelizzazione e un’ottimizzazione dei costi. Tutto ciò, è possibile grazie all’operato dei nostri Data Scientist, che sono in grado di sviluppare modelli ad hoc basati sui dati attraverso i quali individuano – ad esempio – i consumatori con una maggior probabilità di diventare clienti o quelli che potrebbero essere indirizzati all’acquisto di prodotti diversi da quelli già presenti nel carrello.
Questo tipo di approccio è fondamentale per tutti i clienti e Weborama è in grado di fornire non solo il know-how, ma anche e soprattutto gli asset necessari per metterlo in pratica: un database di diverse decine di milioni di profili italiani, tecnologie proprietarie per il tracciamento degli eventi, la gestione dei dati (DMP) e, infine, tutto lo stack umano e tecnologico necessario per attivare dati e modelli, ovvero capacità di attivazione di campagne.

Che impatto ha avuto il GDPR su aziende come Weborama?

Il GDPR di per sé non ha avuto un grandissimo impatto, anche perché sotto molti aspetti noi eravamo già conformi prima ancora che entrasse in vigore. In realtà, quello che potrebbe impattare di più – non solo su di noi, ma su tutta la filiera – è la cosiddetta e-Privacy, la cui revisione minaccia di sconvolgere una grossa parte del mercato.

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