Il gruppo fondato da Aristide Merloni nel 1930 supera i 2,6 miliardi di euro di ricavi e punta a crescere ancora grazie a Riello. Tutti i numeri e le prospettive.
A Piazza Affari Ariston Group è uno di quei nomi che tutti conoscono, ma che pochi osservano davvero nei numeri. Eppure parliamo di una multinazionale italiana nata nelle Marche nel 1930, fondata da Aristide Merloni, che oggi fattura oltre 2 miliardi di euro e gioca un ruolo centrale nella transizione energetica.
Dalle prime produzioni a Fabriano alle caldaie, agli scaldacqua e alle pompe di calore vendute in tutto il mondo, Ariston ha costruito nel tempo un business solido e poco appariscente, ma capace di generare cassa anche negli anni più difficili.
Nel 2024 Ariston ha dimostrato di saper reggere un anno complesso per tutto il settore del riscaldamento europeo, tra normalizzazione della domanda post-bonus e rallentamento macroeconomico. Ora però lo scenario cambia: con l’acquisizione di Riello, storico marchio veneto della climatizzazione, Ariston si prepara a un salto dimensionale che potrebbe ridisegnare i contorni del gruppo guidato dalla famiglia Merloni e portare il fatturato su una nuova scala. Intanto a Piazza Affari il titolo guadagna quasi il 4%.
Quanto fattura Ariston Group oggi
Il fatturato di Ariston Group nel 2024 è stato pari a 2,63 miliardi di euro, in calo di circa il 13% rispetto ai 3,03 miliardi del 2023. Una flessione che non sorprende gli addetti ai lavori, considerando il forte ridimensionamento della domanda di soluzioni per il riscaldamento in Europa dopo gli anni eccezionali legati agli incentivi.
Il cuore del business resta il comfort termico, che vale oltre 2,46 miliardi di euro di fatturato, mentre le divisioni bruciatori e componenti contribuiscono in misura più contenuta. A livello geografico, l’Europa continua a rappresentare la fetta principale dei ricavi, con circa 1,86 miliardi, seguita da Asia-Pacifico e Medio Oriente (oltre 500 milioni) e dalle Americhe (circa 270 milioni).
Sul fronte della redditività, il 2024 è stato un anno di transizione. L’EBITDA adjusted si è attestato a 276 milioni di euro, con un margine del 10,5%, in calo rispetto al 13,7% del 2023. L’EBIT adjusted è sceso a 160 milioni di euro, pari a un margine del 6,1%. Numeri in contrazione, ma coerenti con un contesto di mercato difficile e con una strategia che ha privilegiato la protezione della cassa.
Ed è proprio sulla generazione di cassa che Ariston ha dato uno dei segnali più interessanti: il free cash flow ha raggiunto 152 milioni di euro, in crescita rispetto ai 112 milioni del 2023, grazie a una gestione molto efficace delle scorte e a un controllo rigoroso degli investimenti. La posizione finanziaria netta, pari a circa 603 milioni di euro di debito netto, è rimasta sostanzialmente stabile nonostante dividendi, buyback e acquisizioni.
Un 2025 di stabilizzazione prima della crescita
La guidance per il 2025 è prudente ma leggibile. Ariston prevede una crescita organica dei ricavi compresa tra lo 0% e il 3%, con un margine EBIT adjusted superiore al 7%, sostenuto dal programma di efficienze sui costi e da un mix di prodotti più favorevole. In altre parole, il gruppo non promette miracoli nel breve, ma punta a rimettere in carreggiata la redditività in attesa di una ripresa più strutturale della domanda.
La prospettiva di medio termine resta invece più ambiziosa: crescita organica mid-single digit dei ricavi, rafforzamento geografico e un ruolo sempre più centrale nella transizione energetica europea. È in questo quadro che si inserisce l’acquisizione di Riello.
L’acquisizione di Riello: un’operazione da 289 milioni
Ariston ha annunciato l’accordo per l’acquisizione del 100% di Riello Group e Riello America da Carrier Global, valorizzando lo storico gruppo veneto 289 milioni di euro di Enterprise Value. Un prezzo che equivale a circa 5 volte l’EBITDA adjusted atteso nel 2026, includendo le sinergie a regime, e che il mercato ha letto come ragionevole, se non addirittura conservativo.
Riello, fondata nel 1922 a Legnago, è uno dei nomi più iconici della climatizzazione italiana. Nel 2025 il gruppo prevede di realizzare circa 400 milioni di euro di ricavi netti e un EBITDA adjusted intorno ai 35 milioni. Ariston finanzierà l’operazione interamente con risorse proprie e, anche dopo il closing, il rapporto tra indebitamento ed EBITDA è atteso restare sotto 2,5 volte.
L’impatto sugli utili è uno dei punti chiave dell’operazione. Secondo quanto comunicato dal gruppo, l’acquisizione dovrebbe avere un effetto positivo sull’utile per azione rettificato già dal secondo anno post-closing, con un incremento a doppia cifra “high-teens” nel 2026, grazie alle sinergie industriali e commerciali.
Quanto potrebbe fatturare Ariston dopo Riello
Se si sommano i numeri attuali di Ariston e le stime di Riello, il perimetro combinato supera già quota 3 miliardi di euro di ricavi. Partendo dai 2,6 miliardi del 2024 e aggiungendo i circa 400 milioni di ricavi attesi di Riello nel 2025, Ariston potrebbe avvicinarsi rapidamente ai 3 miliardi di euro di fatturato, anche senza considerare una ripresa ciclica del mercato o ulteriori acquisizioni. A regime, con le sinergie industriali e commerciali e con un miglioramento del mix di prodotti, il contributo di Riello potrebbe rafforzare non solo i ricavi, ma anche la redditività complessiva.
L’operazione ha anche una forte valenza strategica. Rafforza la presenza di Ariston nei bruciatori e nelle soluzioni avanzate di combustione, amplia la base clienti e consolida il posizionamento del gruppo come uno dei principali player europei nel comfort termico, in un settore destinato a un progressivo consolidamento.
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